Il Capitano di Singapore (The Road to Mandalay) – Tod Browning (1926)

Da grande estimatore di Tod Browning non potevo esimermi dal vedere questa pellicola che purtroppo, devo dire, mi ha abbastanza deluso. La nostra sfortuna è quella di possedere un unico esemplare, per altro mutilo e in pessime condizioni, ritrovato in Francia negli anni 80. Sinceramente non sono a conoscenza di lavori di restauro, di cui ci sarebbe urgente bisogno. A quanto ne so è molto raro trovare informazioni, specialmente in Italia, riguardanti questo film, cercherò quindi di dare un quadro generale esprimendo qualche considerazione.

Siamo a Singapore, terra di riposo per i marinai, dove regna un trio di malfattori composto da Singapore Joe (Lon Chaney) caratterizzato da un occhio sfregiato, Charlie Wing detto l’Inglese (Sojin), maestro nell’uso dei coltelli e L’Ammiraglio (Owen Moore), mascalzone che non disdegna alcool e risse. Quest’ultimo si innamora della bella Rosemary (Lois Moran), venditrice di gioielli che vive sotto la protezione di suo zio, Padre James (Henry B. Walthall) e di un piccolo servo (una nostra vecchia conoscenza: John George). La ragazza, in realtà, è figlia di Singapore Joe, che vorrebbe interrompere la sua carriera criminale per rivelarsi e vivere finalmente assieme alla figlia. Scoperta la relazione tra Rosemary e L’Ammiraglio, volendo evitare che la figlia sposi un delinquente suo pari, Joe cercherà di ostacolare il loro matrimonio…

La vicenda si regge totalmente sulle spalle di Lon Chaney, nel difficile compito di interpretare un criminale senza scrupoli che si scopre padre preoccupato. Alcune scene finali mettono in evidenza questa “schizofrenia” del personaggio, sconvolto da un dramma interiore tanto forte da portarlo a gesti estremi. La storia, però, forse a causa della mutilazione subita dalla pellicola, non riesce a incidere: i personaggi sono poco caratterizzati e non c’è un vero e proprio sviluppo. Tutto sembra essere scontato, anche per un film del 1926. The Road to Mandalay è mix di machismo, risse, fascino esotico (tra bar e tanti luoghi comuni) con una spruzzatina di drammaticità. Per quanto ho potuto vedere, forse è uno dei lavori meno riusciti di Tod Browning che per l’occasione aveva curato anche la scenografia assieme a Herman Mankiewicz. Spero comunque possa uscire presto un’edizione restaurata (nel caso fosse già uscita vi prego di segnalarmelo). Le immagini che ho riportato sono ovviamente fotografie di scena e non screenshot.

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