Il Fantasma dell’Opera (The Phantom of the Opera) – Rupert Julian (1925)

Dal romanzo francese “Le fantôme de l’Opéra” di Gaston Leroux, lo sappiamo, sono state tratte numerose trasposizioni cinematografiche, più o meno riuscite. La prima fu quella di Ernst Matray nel 1916 con il suo Das Phantom der Oper o Das Gespenst im Opernhaus (se non erro uno degli altri gioielli perduti del muto). Nel 1925 viene chiamato Rupert Julian a dirigere la prima versione americana. Il regista si era fatto un nome rimpiazzando appena un anno prima un suo collega di nostra conoscenza, Erich von Stroheim, nel film “Donne viennesi” (Merry-Go-Round). Per girare “Il Fantasma dell’opera”, Julian potè contare su attori molto celebri all’epoca come Mary Philbin e Lon Chaney, che interpreta magistralmente il fantasma e contribuisce, grazie ai suoi trucchi, a rendere visibile l’orrenda deformità del personaggio. Tra gli attori non accreditati, mi fa piacere segnalarli, ritroviamo, tra i tanti, il nostro Cesare Gravina (come uno dei manager che vende il teatro ad inizio film) e Bernard Siegel (nel ruolo di un lavoratore del teatro che ha visto il fantasma con i propri occhi).

Nei sotterranei del Teatro dell’Opera di Parigi, si aggira un misterioso Fantasma (Lon Chaney) che per amore della cantante Christine Daae (Mary Philbin), compie numerosi sabotaggi al fine di farla sfondare. La ragazza è però innamorata di Raoul (Norman Kerry) con il quale vorrebbe sposarsi. Il Fantasma, parlando ogni giorno a Christine di nascosto, riesce a convincerla a rinunciare al proprio amore in cambio della celebrità. Una sera, dopo una tragica interpretazione in cui viene uccisa la prima cantante Carlotta, Christine viene portata dal Fantasma nella sua dimora, dove lei scoprirà la sua deformità e pazzia. Grazie all’aiuto dell’enigmatico Ledoux (Arthur Edmund Carewe, che ricordiamo anche in The Cat and the Canary), Raoul e Christine cercheranno di liberarsi della minaccia del Fantasma…

Lon Chaney ci regala una delle sue migliori interpretazioni, almeno a livello evocativo, contribuendo anche, pur se non accreditato, alla regia. Mostrando una dedizione al suo ruolo che raramente si può riscontrare oggi, Chaney si adopera per mettere a punto il trucco del suo personaggio, tanto da utilizzare espedienti che gli procureranno diverse ferite: come ad esempio i fili invisibili che gli sollevavano le narici nei primi piani. Per creare il suo mostro l’attore si era ispirato alle celebri illustrazioni di André Castaigne. La prima versione del film, ovvero quella diretta da Julian, non ebbe un grandissimo successo, venne quindi chiesto a Laemmle prima e Sedwick poi di rigirare alcune scene. Il risultato finale è più o meno quello che possiamo vedere adesso, infatti circolano tutt’oggi numerose versioni di durata e contenuti leggermente diversi. Con l’avvento del sonoro venne creata anche una trasposizione parlata, senza però la partecipazione di Chaney, il quale per contratto non poteva essere ridoppiato. Il film fu comunque un grande successo, che ripagò ampiamente gli sforzi fatti dai produttori. Ancora oggi il Fantasma di Chaney rimane stabilmente nel pensiero collettivo.

Il film riesce ad essere ancora attuale grazie a molte scene fortemente evocative, alcune delle quali mi sembrano tra le migliori in assoluto del cinema muto. Come dimenticare, ad esempio, Chaney/Morte in rosso durante il ballo in maschera? Grazie all’uso di Technicolor bicromatico, si crea un effetto inebriante e terribile, una scena che potrebbe avere il suo effetto in qualunque epoca. Altre parti indimenticabili sono quelle della rivelazione del vero volto del Fantasma o quella di Chaney nascosto tra le statue che spia i piani dei due innamorati. L’unica grande pecca di questa trasposizione, a mio avviso, è l’eccessiva concentrazione sulla storia d’amore che finisce per mettere in secondo piano l’approfondimento psicologico del Fantasma che rimane del tutto indefinito. Di certo la lettura del romanzo, a cui gli sceneggiatori Elliot J. Clawson e Raymond L. Schrock si sono attenuti abbastanza fedelmente, può aiutare sotto questo punto di vista. Le edizioni di questo capolavoro abbondano sia in Italia che all’estero, di tutti i prezzi e qualità, vi invito quindi a dare un’occhiata a questa pellicola che sicuramente vi regalerà tante sorprese.

5 pensieri su “Il Fantasma dell’Opera (The Phantom of the Opera) – Rupert Julian (1925)

  1. Si racconta in giro che sia quasi pronta una nuova versione in blu-ray. Questa del fantasma dell’Opera, secondo me, è una di quelle storie “immortali”, che il cinema riprende spesso, ma questa versione è la più immortale di tutte.

    Vedo che vai avanti molto bene, ritorno spesso per leggere i post. Grazie per il “like”.

    • Spero esca questa edizione blu-ray, sono molto curioso anche se il mio limite e non avere alcun supporto in grado di leggerlo. La versione di Chaney è sicuramente la più “immortale”, ma ammetto di avere sempre nel cuore la versione del ’43 con Rains, forse perché il mio primo amore sono proprio gli Horror anni ’30/’40 (tempo fa avevo uno spazio titolato, ormai perduto, chiamato “Quando gli Horror facevano davvero paura”)

      p.s. Seguo sempre con piacere il tuo blog che sicuramente, rispetto al mio, è di un livello d’informazione “superiore”. Per me è una fonte di informazioni, novità e curiosità importantissima.

  2. Grazie per i complimenti, sei molto gentile, “l’obiettivo” del blog è giusto quello: promuovere l’interesse.

    Per il supporto, puoi comprare un lettore esterno per il computer ad un prezzo abbastanza accessibile.

    • Grazie del consiglio, appena ne avrò l’occasione lo prenderò.
      Ho notato che i prezzi dei bluray si stanno abbassando sempre più rispetto all’inizio e questo potrebbe essere un ulteriore incentivo all’acquisto.

  3. Molto interessante, trovo che questo film sia uno dei più suggestivi del muto che abbia mai visto. Tra il melò, l’onirico,l’horror, bellissimo. Sembra tutto un lungo incubo, poi coi viraggi si accentua ancora di più.
    Ho da poco preso uno dei blu-ray usciti, e praticamente la migliore versione che contiene è ovviamente quella del 1929.
    Solo una cosa non ho ben capito, forse mi puoi aiutare: poiché mi pare di aver inteso che la versione sonora del 1929 è andata persa (tranne un rullo), mi domandavo se questa del 1929 venne realizzata sia muta che sonora, e quindi sono uguali, oppure soltanto sonora (e quindi la versione muta è stata ricostruita dopo aggiugnendo le didascalie).

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