L’Atlantide – Jacques Feyder (1921)

Atlantide: un nome conosciuto da tutti, un’isola fantastica che sarebbe scomparsa in un sol giorno, divorata dal mare. Si tratta di un titolo molto impegnativo che ci riporta alla mente scenari incredibili, per lo più subacquei. E già solo per questo il nostro Atlantide stupisce, perché la vicenda, tratta da un romanzo di Pierre Benoît (1919), è ambientata invece nel deserto, nell’Algeria controllata dai francesi. Il successo del libro fu grande e immediato, tanto che nel 1920 venne pubblicata la prima traduzione italiana, e nel 1921 la vicenda era già diventata un film con regia di Jacques Feyder, belga naturalizzato francese, che per l’occasione curò anche la sceneggiatura sotto lo sguardo attento dello stesso Benoît. Il nostro Feyder non si accontenta di girare la vicenda in Francia, utilizzando allestimenti artefatti per il paesaggio, ma decide che tutto verrà fatto in Algeria. Sì, però vuole essere assolutamente fedele al libro e decide di evitare i posti convenzionali e girare le esterne direttamente a Toggurt, a circa seicento chilometri da Algeri. La zona non era esattamente sicura, tanto che la troupe dovette muoversi accompagnata da una scorta armata. Potete immaginare i costi di una tale operazione, si parla di due milioni di franchi dell’epoca, una cifra enorme per un titolo che doveva essere, a livello ideale, un nuovo Cabiria o un nuovo Quo Vadis?. Però…per avere una cifra del genere Feyder non riuscì a girare in totale libertà e, come accade tutt’ora, fu obbligato dalla produzione a scendere a compromessi, tra cui quello di scegliere come attrice protagonista la danzatrice e attrice Stacia Napierkowska, non propriamente amata dalla critica e spesso al centro di pellicole considerate scandalose. Ma andiamo alla trama:

Il capitano Morhange (Jean Angelo) e il suo luogotenente Sain-Avit (Georges Melchior), durante un viaggio nel deserto per conto della Legione Straniera, si imbattono in alcune misteriose iscrizioni in greco. Sorpresi dal trovarle in una zona tanto remota, decidono di seguirle. Durante la ricerca, i due vengono catturati da una misteriosa popolazione e portati all’interno di un oscuro palazzo. Ben presto, vengono a sapere di trovarsi nella vera Atlantide, che non si inabissata del tutto, e quando il mare si è ritirato dal deserto, essa è rimasta come fortezza nel deserto. Su Atlantide regna la lussuriosa Regina Antinea (Stacia Napierkowska), che passa l’esistenza ad attrarre i poveri sventurati che si avvicinano a quelle aree. Quando Morhnage e Sain-Avit giungono al palazzo, subito fanno la loro conoscenza con la terribile regina. Ma mentre Sain-Avit si innamora follemente di lei, Morhange, forte dei suoi sentimenti puri, non viene minimamente scalfito, provocando le ire di Antinea. Lascio a voi scoprire il finale…

Ho trovato il film molto avvincente nonostante la sua lunga durata. Superata la prima parte, in cui le didascalie sono forse eccessive, seppur imprescindibili per calarsi nell’ambientazione, la storia è riuscita davvero a prendermi. Così, anche quando il racconto veniva interrotto momentaneamente per creare maggiore suspence, ecco che entrare in scena lo splendido paesaggio che non può assolutamente lasciare indifferenti. Vista l’epoca posso dire che questi scenari non avrebbero nulla da inviare a Lawrance d’Arabia (tenute presenti ovviamente le distanze a livello cronologico delle due opere). Se scenari e scenografie (curate da Manuel Orazi), sono universalmente acclamati, i critici hanno spesso criticato la recitazione. In particolare, come accennavo prima, la più criticata è stata Stacia Napierkowska, che a mio avviso più che altro utilizza qui uno stile di recitazione piuttosto simile a quello delle dive italiane, uno stile ovviamente poco apprezzabile da uno spettatore moderno, ma che a mio avviso si sposa piuttosto bene con il ruolo che l’attrice doveva svolgere. Tra gli attori che non ho menzionato nella trama vorrei citare Marie-Louise Iribe, nel ruolo di Tanit-Zerga, serva di Antinea che contribuisce a rendere con i propri racconti questo film una sorta di Mille e una Notte. Ho trovato anche una discreta attenzione al lato psicologico ma anche ambientale. Il deserto è ben caratterizzato, porta sete, stanchezza, malattie e morte. Viene poi dedicato ampio spazio all’amore, un sentimento che se portato agli estremi può portare alla morte fisica o psichica di chi viene prima usato e poi abbandonato dalla perfida Antinea. Alla fine del film, caratterizzato da una certa circolarità, mi è scappato un piccolo applauso per questa opera che a distanza di tanto tempo ha saputo mantenere tutta la sua grandezza e ricchezza di atmosfere e significati. Non si sfugge al proprio destino, qualunque esso sia. L’Atlantide è caratterizzato da un retrogusto onirico che contribuisce a rendere il film ancora più affascinante. Ottimi anche i giochi di luci oltre che l’utilizzo interessante dei filtri colorati che variano in base all’ambiente in cui la scena si svolge.

Ah e la fantascienza? La fantascienza ha talmente tante sfaccettature che è difficile ravvisarla in un primo momento all’interno di alcune opere. Questi è uno dei casi limite, anche se è chiaro il tentativo di dare una spiegazione scientifica alla scomparsa di Atlantide.

La versione da me visionata è quella della dcult, che ho trovato piuttosto gradevole. Non mi risulta ci siano molte altre versioni di questo film, quindi consiglio a chi è interessato di optare per questa edizione, che ha il vantaggio di essere economica. Per terminare vorrei condividere la mia difficoltà nello scegliere una locandina, sono tutte davvero belle e vi consiglio di andarvele a vedere!

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