L’Eredità di Ingmar (Ingmarsarvet) – Gustaf Molander (1925)

Cinque anni dopo Karin Ingmarsdotter di Victor Sjöström, Gustaf Molander riprende mano alla saga Jerusalem di Selma Lagerlöf con Ingmrsarvet, traducibile come L’eredità di Ingmar. Sono passati tanti anni per mantenere il cast inalterato, così per ovvi motivi oltre al regista cambiano anche gli attori e non certo in peggio visto che subentrano nomi come Lars Hanson e Conrad Veidt. Si, proprio quel Conrad Veidt. La storia riprende da dove l’avevamo lasciata pur con un breve riassunto di quanto successo nel capitolo precedente. Ma andiamo alla trama:

Sono passati diversi anni dalle vicende narrate nell’ultimo film: Karin (Märta Halldén), ha avuto dei figli da Halfvor (Mathias Taube), ma in seguito ad una grave malattia, ha perso l’uso delle gambe. Halfvor manda comunque avanti la fattoria degli Ingmarsson con fervore ed acutezza. Il piccolo Ingmar Ingmarsson (Lars Hanson) è ormai cresciuto e sta per intraprendere la carriera di insegnante. Egli nutre per altro un profondo affetto per la figlia del maestro, Gertrud Storm (Mona Mårtenson), che ricambia il suo amore. Ma la famiglia Ingmarsson è profondamente legata alla terra e questo legame non può essere spezzato. Durante una terribile tempesta, il ragazzo vede l’immagine di suo padre che lo spinge a riprendere in mano la terra pena la dannazione eterna. Nello stesso momento nella chiesa della città, un inquietante Predicatore (Conrad Veidt) fa la sua comparsa, spingendo i fedeli a lasciare i loro possedimenti per andare in Terra santa. Tra i fedeli che accettano ci sono anche Karin, che viene guarita miracolosamente, e Halfvor. I due decidono quindi di mettere in vendita la fattoria degli Ingmarsson. Per riprendere la fattoria, Ingmar, spinto anche dall’amico di famiglia Stark-Anders (Ivan Hedqvist), accetta le condizioni del Giudice Persdotter e sposa la figlia Barbro (Jenny Hasselqvist) in cambio del denaro per vincere l’asta. Gertrud si chiude nella disperazione, finché ad un tratto comprende che questo è un segno divino: anche lei seguirà il predicatore verso la Terra santa.

L’unico sconfitto della vicenda è Ingmar, un uomo incapace di liberarsi dei beni materiali, costretto a vivere della terra come bloccato da una maledizione di famiglia. Avviene una sorta di evoluzione nel tema ricorrente, perché la semplice fede non basta più, essa deve infatti essere rafforzata da un viaggio verso Gerusalemme. Insomma, cambia il regista, ma non cambia di molto il tema portante del racconto. Purtroppo una cosa cambia, forse in peggio, ovvero l’utilizzo delle tecniche. Per esempio nella scena della tempesta vediamo apparire in una pessima doppia esposizione prima la rappresentazione della caccia selvaggia di Odino, tanto per restare nell’ambito di commistione tra cristianesimo e le vecchie credenze nordiche, poi il vecchio Ingmar che maledice il figlio. Basterebbe ripensare un attimo Körkarlen per storcere la bocca. Non manca comunque un’attenzione ai paesaggi tipica dei capitoli precedenti e ancora una volta sotto il punto di vista recitativo non si possono fare che commenti positivi. La presenza di Conrad Veidt è davvero sorprendente; il suo personaggio sembra essere uscito da un film espressionista tedesco, tanto che quasi stride con l’ambientazione bucolica del racconto. Ma forse è proprio questo contrasto a rafforzare il personaggio e rendere credibile l’esodo di massa della popolazione locale. Purtroppo questo è l’ultimo capitolo di cui potrò fare la recensione, perché nonostante il seguito Till Österland (1926) ci sia pervenuto (almeno in parte) e penso sia conservato nella Cineteca di Svezia, non mi risulta al momento reperibile in alcun modo. Dal titolo, che rimanda all’Oriente (è traducibile infatti con “verso Oriente”) possiamo dedurre che i membri del villaggio e, chissà, forse anche Ingmar, giungeranno a Gerusalemme dopo tante sofferenze. Il libro da cui la storia è tratta potrebbe aiutarci ma sinceramente, vista la tematica, mi verrebbe molto difficile leggere quanto resta. Il cast dell’ultimo capitolo risulta, dalle informazioni in mio possesso, pressoché identico a Ingmarsarvet con Lars Hanson ma senza la presenza di Conrad Veidt (da quanto ho visto è assente la figura del predicatore, quantomeno indicato con questo nome). Spero di colmare presto questa lacuna e terminare questo lungo viaggio. Ovviamente anche per Ingmarsarvet non esistono edizione home video.

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