Gli avvoltoi del mare (Havsgamar) – Victor Sjöström (1916)

Gli avvoltoi del mare è il terzo film di Victor Sjöström giunto fino a noi. Tra Havsgamar e Ingeborg Holm (1913) ci sono circa una ventina di titoli sfornati uno dietro l’altro in appena tre anni. Questo ci fa capire la quantità di materiale prodotto dal regista andato sfortunatamente perduto. Le vicende narrate in Gli avvoltoi del mare, si basano sul romanzo La rosa di Tistelön (Rosen på Tistelön -1842) di Emilie Flygare-Carlén opportunamente riviste da Fritz Magnussen. Si tratta di un racconto che segue molto le inclinazioni del regista svedese sia per i temi trattati che per lo svolgimento prevalentemente in esterno.

Hornung (Rasmus Rasmussen) intraprende assieme al figlio maggiore Birger (John Ekman) azioni di contrabbando. Una sera mentre sono all’opera vengono sorpresi dal doganiere Ejvind Arlond (Richard Lund). Pur di non essere catturati, Hornung e Birger uccidono il Tenente ignorando che il figlio più piccolo, Anton (Nils Elforrs) aveva visto tutto. Dopo questa esperienza traumatica Anton impazzirà. Passano quindici anni e il misfatto non è stato ancora scoperto. A turbare i sonni di Hornung e Birger è la notizia che Arvid Arnold (Richard Lund), figlio dell’uomo assassinato, è stato promosso doganiere. Non bastasse Arvid si innamora di Gabriele (Greta Almroth) figlia di Hornung, il quale si oppone fermamente alla loro unione. Passano i mesi senza che nulla cambi. Un giorno, però, mentre Hornung e Birger sono intenti nei loro loschi affari vengono notati dal doganiere. Accortisi di essere seguiti, riescono a dissimulare la loro attività. Sanno però di avere poco tempo. Così una notte partono e bruciano tutte le prove del contrabbando. Proprio in quel momento Anton decide di fare giustizia e invia allo Sceriffo (Thure Holm) le prove del coinvolgimento del padre e del fratello nella morte di Ejvind Arlond. La situazione arriva rapidamente verso l’epilogo. Doganiere e sceriffo colgono Hornung e Birger sul fatto, i due si barricano nella casa. Per costringerli a uscire le forze dell’ordine tappano la canna fumaria. Birger fugge, ma per Hornung è ormai troppo tardi.

Il film venne girato quasi tutto in esterna tra Lidingö e Landsort, località che forniscono un paesaggio marino davvero stupendo. Ancora una volta è la natura ad essere la protagonista del racconto più che le vicende umane. Troviamo poi nel film tante tematiche già affrontate da Sjöström nei precedenti film: la follia e il rinsavimento improvviso di Ingeborg Holm; l’amore difficile de Il Giardiniere seppur qui si concluda con un amaro lieto fine. Vi è però una strana particolarità in questo racconto: i due personaggi negativi, Hornung e Birger, sembrano quasi i protagonisti della vicenda e lo saranno fino alla fine del racconto. Le vicende della famiglia Arlond così come quelle del suo amore per Gabriele sembrano più che altro un contorno, a cui si presta attenzione solo perché le vite dei due giovani sono, per motivi differenti, strettamente collegate a quelle di Hornung e Birger. Appare scontato, quindi, che la vicenda si tronchi proprio con la morte dell’anziano padre di famiglia. Due le scene principali del racconto: il primo riguarda lo splendido inseguimento in acqua a bordo delle piccole imbarcazioni quando il doganiere scopre l’attività di contrabbando di Hornung e Birger. La seconda si svolge all’interno della piccola abitazione dissimulata nella vegetazione di un isolotto locale, dove i malfattori nascondono i frutti del loro lavoro: Hornung e Birger sono ormai stati scoperti e si sono trincerati nella dimora continuando a bruciare le prove della loro attività clandestina. Per cercare di stanarli il doganiere e lo sceriffo tappano la canna fumaria: la casa si riempie immediatamente di fumo; Birger fugge, mentre per il padre non c’è niente da fare, cade a terra soffocato. Il doganiere e lo sceriffo liberano la canna fumaria e quando il fumo si dirada scoprono il dramma. Un taglio proprio sul finale ci impedisce di comprendere la reazione dei personaggi e specialmente della figlia Gabriele, che era venuta sul posto assieme all’amato Arvid.

Nonostante Havsgamar non sia forse uno dei migliori lavori di Sjöström, lascia comunque delle sensazioni positive nello spettatore, le stesse che troviamo nei film della serie dedicata a Jerusalem di Selma Lagerlöf. Quando il ritmo della narrazione rallenta lo spettatore può sempre perdersi negli splendidi paesaggi che dominano le riprese e sognare di immedesimarsi nella magia della natura svedese.

Rispondi