Bánya titka – Ödön Uher ifj (1918)

banyatitka2Nel 1910 usciva il bestseller di Max Pemberton dal titolo White Walls. Il suo successo fu talmente ampio che nel 1918 gli ungheresi decisero di ispirarsi al romanzo per farne un film in due parti con regia Ödön Uher ifj. La storia è piuttosto intricata e in alcuni tratti piuttosto inverosimile, ma nel complesso è godibile ancora oggi.

La giovane Contessa Éva Erlach (Mea Melitta alias Dömötör Kató) ha preso possesso di una miniera come eredità. In realtà essa è sotto il controllo del Conte Rudolf (Károly Lajthay) che non vuole cederle il comando e inizia a maltrattare i minatori allo scopo di farli rivoltare contro di lei. Nella miniera vive uno strano personaggio, Jura (Emil Fenyö) a cui gli operai chiedono aiuto quando hanno dei dubbi. Jura è stato cresciuto dalla strega Anna (Mari K. Demjén) e non ha mai visto la luce del sole. Esce dalla sua prigione solo per avvisare Éva di quanto sta succedendo. Per farlo si veste con l’effige di un conte locale e per questo viene fatto arrestare dal Conte Rudolf come impostore. La situazione degenera e Éva rischia di essere linciata dal popolo, ma viene salvata in tempo da Jura che evade e la porta con sé. Jura nel frattempo viene ricatturato e portato in un manicomio. Éva, tornata in città, viene a sapere che Jura è realmente di nobili natali: per sfuggire a un attentato, infatti, suo padre lo aveva affidato a un frate assieme a dei documenti che testimonierebbero le sue vere origini. La giovane manda il suo fido amico Lord Robertson (Ottó Torday) dal frate che però non trova più le carte nascoste. Esse sono state infatti sottratte da Pietro Rizzi (Aladár Fenyö) per volere del Conte Rudolf. Da vero italiano stereotipato Rizzi è però un voltafaccia e vende i documenti a Robertson in cambio di denaro e poi fugge per evitare l’ira del padrone. Rudolf sfida Robertson a duello nell’estremo tentativo di recuperare i documenti ma perde la vita. Jura è finalmente riconosciuto come nobile e può sposare Éva e tornare alla miniera come padrone.

La storia riprende un filone molto in voga fino all’inizio del secolo scorso, ovvero gli intrighi relativi a discendenze e lignaggi perduti. Anche Tarzan di cui abbiamo parlato ieri, in fondo, parla anche di questo: egli non è altro che figlio di alcuni nobili che per un motivo o per un altro si ritrova privato del suo rango fino al riconoscimento. Jura è però un personaggio molto più interessante di Tarzan perché ha un lato mistico e misterioso che lo rendono decisamente attraente agli occhi dello spettatore. Egli, pur nelle situazioni più intricate, sembra avere tutto sotto controllo grazie alla sua fiducia incondizionata nelle sue capacità dategli dal grande amore che prova per Éva. Particolarità interessante del film, che in questo si differenzia rispetto alla solita simbologia, è che il mondo del bene sembra essere quello dell’oscurità della miniera, da cui Jura si allontana solo perché costretto dagli eventi. Ogni volta che si ritrova nel mondo della luce, il protagonista si ritrova invischiato in vicende che mettono in pericolo la sua vita o quella altrui. Non può che essere logica conclusione il ritorno in miniera, seppur come padrone, e possiamo essere certi che non disdegnerà di passare molto tempo sottoterra insieme ai suoi operai. Unica stranezza nella trama è che il duello è tra un personaggio secondario e l’antagonista invece di coinvolgere, come da tradizione, il protagonista, che di fatto beneficia del lavoro altrui.

Il film è stato presentato al Cinema Ritrovato in due parti perché si trattava di fatto di una sorta di serial locale. Come potete vedere dalle immagini che ho riportato, il film è stato restaurato ripristinando la imbibizione originale che impreziosisce alcune scene del film come quella dell’incendio (vedi sopra). Il film venne rilasciato un anno dopo lo scoppio della rivoluzione russa e non è quindi un caso che si sia voluto parlare di una rivolta di operai. L’opinione pubblica era certamente colpita da quanto stava succedendo e la paura generale era che gli echi rivoluzionari si potessero estendere anche in altri stati europei. Il film sembra dare una risposta rassicurante: si può riportare l’ordine facilmente e vivere serenamente e armoniosamente con l’ordine costituito vigente.

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