Fra Diavolo – Roberto Roberti, Mario Gargiulio (1925)

fradiavoloCon Fra Diavolo andiamo finalmente ad esplorare il cinema di Roberto Roberti, qui in coregia con Mario Gargiulo, di cui avevamo avuto un assaggio in Napoli che canta non troppo tempo fa. Non si è trattato semplicemente di presentare un film, ma con Fra Diavolo la Cineteca di Bologna ha voluto dare anche un segnale di presa di posizione politica molto forte. L’unica copia rimasta del film, infatti, seppur mancante di qualche sezione opportunamente riassunta, è stata ritrovata nella Cinemateca Brasileira di San Paolo, la quale sta vivendo un momento difficile e rischia la chiusura per volere di Bolsonaro. La scelta di presentare questo film per la Cineteca di Bologna e restaurarlo presso l’Immagine Ritrovata ha quindi permesso di tenere alta l’attenzione su una situazione politica difficile che dovrebbe toccarci da vicino, nonostante i tanti chilometri che ci distanziano dal Brasile, in quanto la cultura è un bene comune e condiviso.

Fra Diavolo (Gustavo Serena), il cui vero nome è Michele Pezza, è un personaggio realmente esistito che tra Settecento e Ottocento lottò strenuamente contro l’esercito francese che aveva occupato il Regno di Napoli. La storia raccontata nel film è ovviamente romanzata:

Dopo la conquista della sua città da parte della milizia transalpina, Michele diventa un brigante e inizia la sua attività partigiana contro i francesi. La svolta avviene quando Fra Diavolo rapisce il Marchese Enrico di San Germano (Carlo Benetti) e ne prende l’identità vista la grande somiglianza tra i due. Inizierò quindi a guardare da vicino i tentativi del perfido Don Gaspare Arcinati (Giovanni Enrico Vidali) per catturarlo partecipando addirittura alle sortite da lui organizzate mentre cavalca celato dalla sua identità segreta. A queste vicende si mescolano quelle di Grazia (Tina Xeo), che da bambina era stata salvata e affidata a un oste da Fra Diavolo ma che, come la celebre Cosette di Les Miserables, viene in realtà maltrattata dal suo padre adottivo. La giovane, innamorata di Monacello (Arnold Kent), è però importunata da Arcinati che tenta più volte di abusare di lei. Proprio durante uno di questi ultimi tentativi Fra Diavolo svelerà la sua vera identità per poi ucciderlo. Nel finale l’esercito francese assalterà il forte di Michele Pezza costringendolo infine alla fuga con Monacello e Grazia. La fuga verrà resa possibile grazie al sacrificio proprio del Marchese di San Germano che, ravvedutosi e passato alla causa nazionalista, accetterà di farsi esplodere portando nella tomba i soldati francesi. L’ultima scena vede il matrimonio tra i due innamorati e l’incontro tra Fra Diavolo e il Re delle due Sicilie che, come nel celebre incontro di Teano, sancisce il passaggio dei territori conquistati al Re e l’adesione dell’eroe alla causa regia.

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immagine ANSA di L. Burlando

Questo film rappresenta un momento interessante del cinema italiano con tanta azione, paesaggi suggestivi e un interesse per la politica che troviamo di rado. Quanto scorre davanti ai nostri occhi sembra però per certi versi qualcosa di già visto e non stupisce più di tanto. Alcune situazioni mi hanno dato echi del grande Magni con la trilogia papalina, in particolare l’ultimo e, a mio avviso, meno riuscito dei tre, In nome del popolo sovrano (1990). Qui, in effetti, troviamo l’elemento religioso con l’intercessione di un sacerdote che fa da tramite tra Pezza e la regina dando alla sua missione un riconoscimento ufficiale. Se da un lato questo film può essere interessante da un punto di vista della produzione nostrana, sono certo di aver visto cose molto simili nel cinema francese coevo e non solo. Le parti in cui Gustavo Serena saltella rocambolescamente da una parte all’altra, infatti, non possono che portare alla mente il cinema di Douglas Fairbanks e in particolare I Tre Moschettieri e Robin Hood. Il film, per quel che possiamo vedere, è generalmente ben costruito e ha nei paesaggi e costumi uno dei suoi punti di forza. Fra Diavolo è un personaggio interessante, ironico e multiforme, incapace di vedere gli altri compiere ingiustizie. Il personaggio ebbe un notevole successo nel cinema delle origini, e non solo, comparendo in ben 4 film differenti di cui uno del 1924 con regia di Zeppieri.

Concludendo il film possiede al contempo tanti elementi positivi mescolati però in una sorta di pastiche non del tutto riuscito. Se dovesse capitarvi consiglio comunque la visione perché si tratta di un tentativo interessante della cinematografia italiana in un periodo, quello degli anni ’20, in cui aveva perso di interesse agli occhi del pubblico internazionale.

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