La figlia del balletto (Balletens Datter) – Holger-Madsen (1913)

Ballettens Datter (38)Ballettens Datter non è quello che sembra. Mi spiego meglio, nell’incedere della trama e degli avvenimenti tutto lascia pensare a un dramma eppure vi è una leggerezza di fondo, sia recitativa che di atmosfera in generale, che non fanno mai dubitare del fatto che si tratti in realtà di una commedia e che il finale non possa che essere positivo. La vicenda è piuttosto lineare: il conte de Croisset (Svend Aggerholm) si innamora della ballerina Odette Blant (Rita Sacchetto) che lo sposa abbandonando il palcoscenico. Un giorno Delage (Torben Meyer), direttore del teatro dove la ragazza era solita ballare, ha un’emergenza perché la prima ballerina dello spettacolo ha avuto un incidente e non è in grado di eseguire la sua performance. Delage chiede allora a Odette il favore di prendere il suo posto. La serata è un successo ma, tra il pubblico, c’è anche il marito il quale si convince per altro che la moglie e il direttore del teatro siano amanti. Sdegnato, il conte sfida Delage a duello ma è qui che si vira decisamente verso la commedia. Le regole del duello vogliono che sia lo sfidato a scegliere le armi per la disfida, e così Delage si appella allo zio farmacista (Christian Schrøder) che gli fornisce due pastiglie in grado di provocare una profonda sonnolenza a chi la ingerisce. Assieme ad essa anche un antidoto, in modo tale da essere certo che de Croisset prenda una compressa efficace. Il giorno del duello il conte prende la compressa e cade in un sonno profondo: una volta risvegliatosi scopre che la moglie non lo ha mai tradito e può dunque vivere felice e contento il resto della sua vita con lei.

Protagonista del film è Rita Sacchetto, definita nella discussione post film come una pantomimista ma che possiamo generalmente indicare come ballerina e attrice. La Sacchetto aveva girato il mondo con le sue performance, era una delle ballerine più famose dell’epoca ed aveva fatto spettacoli con la Pavlova e tante altre grandi interpreti dell’epoca. La sua carriera cinematografica fu praticamente tutta danese, e forse la scelta di utilizzarla come protagonista rientra anche in una volontà di rendere appetibile al mercato estero i film locali. All’epoca del film aveva già 33/34 anni, ma continuò a girare film fino al 1917 generalmente diretta proprio da Holger-Madsen. Riguardo quest’ultimo abbiamo già recensito due film in passato, pertanto non mi soffermerò molto. Nelle immagini potete comunque vedere una delle sue caratteristiche principali, cioè una grande cura nella composizione dell’immagine, che si può notare in particolare proprio nella scena d’apertura: la camera è posta dietro una porta vetrata; appaiono due domestici che si avvicinano, in maniera quasi simmetrica aprendola. Solo a questo punto entrano gli invitati che si fermano esattamente a metà stanza. L’attenzione per le finestre o gli specchi ritorna più volte all’interno del film. In una delle immagini secondo me più belle, troviamo il conte che, credendo che la moglie lo abbia tradito, le urla contro. Vediamo il conte di spalle e Odette con lo sguardo basso dispiaciuta. Ma ecco il colpo di genio, alzando lo sguardo possiamo vedere de Croisset riflesso nello specchio. In una scena precedente, invece, mentre Odette ha appena terminato lo spettacolo e si sta riposando nel suo camerino, vediamo comparire il conte che, attraverso la solita porta con vetrata, guarda all’interno della stanza prima di entrare. Davvero deliziosa anche la scena del Pierrot e la farfalla (che vedete anche nell’immagine in alto a destra) ma anche quella in cui il conte acquista compulsivamente delle cartoline di Odette in tabaccheria.

A fronte di questi tocchi di classe e una gradevole leggerezza di fondo non ho amato molto il film nel suo complesso forse perché ha dei problemi nello svolgimento della trama specie nella prima frazione. A fronte di 55 minuti di durata abbiamo i primi venti dedicati all’innamoramento e altrettanti di scenette in cui è chiaro che Odette vorrebbe riprendere a ballare ma non può perché ormai si è sposata e ha fatto questa promessa al marito. Le vicende si sviluppano quindi di fatto in appena 15 minuti senza che i minuti precedenti avessero poi di fatto delineato in maniera poi tanto approfondita i personaggi. Fortunatamente la durata ridotta e alcune scene particolari e ben costruite permettono una fruizione rapida e indolore. Per maggiori informazioni vi rimando alla pagina delle Giornate del cinema muto.

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