Il Quadro di Osvaldo Mars e Il tredicesimo commensale: il 1921 di Brignone

quadro_Osvaldo_MarsIl 1921 è un anno prolificissimo per il cinema italiano così come per quello di Guido Brignone che produce quell’anno cinque film di cui tre gialli: Il Quadro di Osvaldo Mars, Il tredicesimo commensale e Stecchini giapponesi. I primi due sono stati proiettati durante il Cinema Ritrovato 2021 nel loro restauro fatto nei primi degli anni ‘90. Andiamoli a vedere nel dettaglio.

Caratteristica fondamentale di queste opere è il racconto ricostruito tramite flashback che è giustificato dalla componente investigativa. Ogni personaggio racconta la sua storia andando ricordando cosa accaduto e aggiunge di volta in volta un dettaglio. Ne il Quadro di Osvaldo Mars troviamo il classico tema del doppio portato avanti all’interno di un contesto un po’ bizzarro. Da una parte abbiamo una donna “malvagia” (Mercedes Brignone) che ha lasciato marito (François-Paul Donadio) e figlio per andare con il pittore Osvaldo Mars (Domenico Serra) per poi morire poco dopo. Lei sarà ispirazione per una Salomé che sembra destinata a ottenere grandi riconoscimenti. Peccato che la donna sia uguale in tutto e per tutto alla contessa Anna Maria di San Giusto (Mercedes Brignone) che, temendo il quadro possa nuocere il suo buon nome, si reca di nascosto dal pittore che viene poi ritrovato morto. A vederla entrare nello studio si ritrova causalmente il marito della sosia che crede di aver trovato la moglie. Non vedendola uscire chiede al figlioletto di vedere cosa sta accadendo nella sala ma quando questo guarda dalla finestra entra in stato di shock. Si scoprirà successivamente che la contessa aveva in realtà solo distrutto il quadro e che il piccolo aveva assistito al suicidio del pittore. Non ci sono quindi colpevoli e tutti possono riprendere felicemente la loro vita partendo per una bella crociera…

Brignone è molto abile a costruire dei depistaggi ai danni dello spettatore facendo credere di volta in volta che un personaggio diverso possa essere stato il colpevole di un omicidio che in realtà non è mai accaduto. Non a caso il detective nel finale dice ridendo una cosa del tipo “non ho mai conosciuto così tante brave persone durante un caso”. Il tema del doppio è qui usato per creare confusione nello spettatore e nei personaggi che credono di avere davanti una persona che in realtà non è. A farne le spese inizialmente è la contessa ma, in generale, la distruzione seminata dalla sua sosia aleggia per tutto il film. Il restauro è davvero molto curato ed è un peccato che non ci siano praticamente immagini reperibili.

osvaldomars

da ilcinemaritrovato.it

Lola_Visconti_brignoneMolto più complesso il caso del tredicesimo commensale di cui abbiamo solo una ventina di minuti di materiale, tutti del finale, e che non rendono chiaro il titolo del film. Per altro da catalogo del cinema ritrovato sembra di vedere una cosa completamente diversa da quanto proiettato. Lì troviamo scritto: “si tratterebbe di un pranzo al quale sono stati invitati, in vista dello scioglimento d’un mistero, tutti i possibili sospetti”. In realtà nel film scopriamo che una donna, indicata nel catalogo come Natacha (Lola Visconti-Brignone) sta perdendo la ragione senza che sia chiaro inizialmente il motivo. Scopriamo che, sotto gli occhi di un ladruncolo che stava per entrare nella sua villa, aveva ucciso un uomo che era però il fidanzato della protagonista. Per avere il suo denaro il delinquente la ricatta e le intima il matrimonio. Solo nel finale la protagonista scoprirà cosa ha fatto Natacha e dopo averla affrontata quest’ultima impazzirà completamente e, sotto gli occhi del marito/malvivente che stava fuggendo con una domestica, si getta da un ponte perdendo la vita.

Anche qui ritroviamo intrighi e misteri resi più crudi dalla presenza di personaggi decisamente negativi e da omicidi veri e propri. Da notare che Natacha altri non è che la moglie di Brignone, tanto per rimanere in famiglia, così come ne il quadro di Osvaldo Mars la protagonista era la figlia Mercedes. Tanti film e tutti “in famiglia” come nelle migliori delle tradizioni.

La carriera di Brignone sarà lunga e fruttuosa al botteghino ma gli sarà sempre rinfacciato il fatto di adeguarsi troppo ai gusti del pubblico senza avere raffinatezza. Eppure, come notato da Andrea Meneghelli durante la presentazione, di raffinatezze ce ne sono all’interno del film ed è davvero un peccato non poterle condividere. Nel raccontare la vicenda e renderla il più incerta possibile troviamo intuizioni narrative interessanti e inquadrature sempre molto curate e attente al dettaglio. Spero di poter condividere qualche cosa di più in un futuro non troppo lontano.

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