The Man From Kangaroo – Wilfred Lucas (1920)

Vi ricordate gli ormai sorpassati Chuck Norris Facts? Ecco sarebbero valevolissimi per il protagonista di questo film australiano all’americana. Il protagonista, Snowy Baker, interpreta una sorta di sé stesso romanzato capace di fare tutto benissimo. Riporto del resto le sue doti parafrasando wikipedia inglese: A 13 anni divenne campione di nuovo del Nuovo Galles del Sud per i 100 e 200 metri; a 16 giocò nella nazionale australiana di rugby contro la Gran Bretagna; a 18 divenne campione australiano dei mesi medi e dei pesi massimi. Fu anche promettente giocatore di polo, water polo, cricket e tuffi in cui arrivò settimo ai giochi olimpici di Londra del 1908. Negli stessi giochi arrivò quarto alla 4×200 di stile libero e vinse la medaglia d’argento dei pesi medi nella boxe perdendo la finale contro Johnny Douglas. Il film è per metà questo: il protagonista è un uomo rettissimo e buonissimo; fa a pugni e vince sempre; fa tuffi incredibili (ci sono 5/10 minuti di film solo di suoi tuffi); è bravissimo ad andare a cavallo; fa stunt da paura; corre velocissimo…

Insomma più che un film d’azione The Man From Kangaroo (che forse non a caso nella versione rimontata americana si chiamava The Better Man) è praticamente uno spottone al suo protagonista! Non sono ovviamente rari i film di questo tipo ed è evidente che la presenza di Baker era probabilmente il richiamo principale, però in ogni caso è una cosa che da un certo punto di vista fa sorridere, dall’altro ha creando momenti eterni di noia durante la visione. Questo sentimento sembra essere stato condiviso dagli spettatori dell’epoca visto che, nella sezione dedicata al film delle Giornate, il Sun all’epoca disse “il film è davvero ben recitato, ed è ricco di interesse fino al momento in cui Baker monta a cavallo; poi continua a cavalcare fino alla nausea, propinandoci violenza superflua in gran quantità”. Sulla violenza devo dire che non mi esprimo perché mi sembra anche piuttosto limitata visto il genere, ma sul fatto che lui continui a fare cose fino alla nausea mi ritrovo concorde.

Certo, iniziare così non è proprio il massimo ma andiamo finalmente alla trama e poi passiamo alle considerazioni finali perché, bisogna dirlo, alla fine il film non è poi così pessimo come sembrerebbe da questo preludio. Siamo nella Kangaroo Valley nel Nuovo Galles del Sud e John Harland (Reg L. “Snowy” Baker), pur essendo ancora un novizio, sta svolgendo le funzioni di parroco. Lui non è però esattamente un uomo di chiesa standard: ex pugile ed estremamente atletico interpreta la sua funzione un po’ a modo suo. E poi? A complicare le cose c’è l’amore per Muriel Hammond (Brownie Vernon) la “Signora di Kangoroo”, ricca ereditiera che pur avendo tanto denaro, contro ogni stereotipo, è in realtà una ragazza semplice ed assennata. Un cattivo però c’è ed è il tutore di lei, Martin Giles (Charles Villiers) che porta avanti loschi traffici e spera di poter sposare Muriel con l’inganno per intascare tutto il suo denaro. La vicenda si sposterà presto in una nuova località, il Kalmaroo, che ricorda decisamente il vecchio e selvaggio West. Qui Muriel e John si rincontreranno e arriveranno alla resa dei conti con Gil e con un nuovo nemico: “Red Jack” Braggan (Wilfred Lucas) capace delle più terribili nefandezze. Inutile dire che i due giovani l’avranno vinta e, avendo John abbandonato la strada della fede perché incapace di tenere a bada la sua voglia di sangue, si sposeranno.

Quando non siamo obbligati a vedere le mitiche gesta atletiche di Baker, il film procede spedito ed è anche grazioso. In particolare sono molto carine le scene dei flirt tra i due innamorati e, ancora più nello specifico, quella al chiaro di luna sul muretto che delimita le proprietà dei due. Ci sono però evidenti limiti anche per quanto riguarda la costruzione della vicenda e nello specifico non mi ha convinto il cambio di location e di genere (il western) nel finale. La creazione di un nuovo nemico e lo spostamento dei protagonisti in un nuovo contesto non sono tanto giustificabili. Oltre a questo è in generale poco credibile il personaggio di Harland come prete ed è evidente che prima o poi lascerà il suo incarico per sposare la sua amata. Le note positive? Gli stunt sono ben curati, i protagonisti recitano bene e non mancano inserti documentaristici/naturalistici tipici delle produzioni periferiche che tanto amiamo su queste pagine.

Il film è facilmente reperibile sul web, quindi se siete curiosi dei soliti “mappazzoni” delle aree filmiche di confine potete recuperarlo e farvi qualche risata mista a buon intrattenimento.

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