La Bambola Vivente – Luigi Maggi (1924)

Maria-RoasioIl progetto fantascienza è uno di quelli più ambiziosi che ha accompagnato i primi anni del sito e ogni tanto riesco a recuperare qualche film che non ero riuscito a vedere perché non reperibile. Un numero di produzioni così ampie non sempre permette di visionare cose decenti o guardabili ma a volte ci sono delle piccole sorprese. Sarà il caso di La bambola vivente? Cominciamo dal titolo, davvero evocativo e che mi riporta alla mente La bambola di carne (ger. die Puppe) di Lubitsch con Ossi Oswalda o La bambola del diavolo (en. The Devil-Doll), uno dei miei film preferiti di Browning. Avrà qualcosa in comune con questi due titoli? Ve lo anticipo, non si tratta affatto di un film horror ma di un mappazzone che unisce commedia, mistero e fantascienza. Andiamo alla trama:

Il Professor Ticknor (Dillo Lombardi) crea una bambola vivente che ha le fattezze della figlia Maria (Maria Roasio) e non vede l’ora di farla vedere agli altri scienziati. La notte prima del grande evento essa viene però rubata da una banda capitanata dal suo assistente e Maria decide di prendere il posto della creazione per non dare un dolore al padre. La presentazione, nonostante le ritrosie di alcuni scienziati, è un successo e la bambola viene venduta a Sir Morrison (Umberto Scalpellini), un riccone decisamente poco avvenente a cui il professore ha promesso la mano della figlia. Visto che quest’ultima pare scomparsa, inizia ad indagare sul caso Smidt Levis (Augusto Poggioli), un noto investigatore. Questi scopre presto cosa è accaduto ma per incastrare la banda, con la complicità di Maria, ordisce un piano cervellotico…

Il finale, inutile dirvelo, è positivo con tanto di rottura del matrimonio tra Maria e il brutto Sir Morrison e sostituzione di quest’ultimo con Smitd. Il film presenta numerose bizzarrie e qualche nota razzista. Come detto ci sono elementi presi da generi molto diversi come i film polizieschi, la commedia e la fantascienza con anche elementi di critica sociale, vi sono ad esempio degli orfanelli, e la presenza di un personaggio nero che è in realtà il principale elemento comico del film. Oltre a questo ecco una piccola scimmietta amica di Maria che ne combina di ogni colore. Lei e il nero sono gli unici due ad avere delle specie di didascalie parlanti in cui quello che ci fa la figura peggiore, con frasi stereotipiche, è ovviamente il nero. Riguardo la vicenda dell’orfanello nel finale vero e proprio Maria andrà via di casa con Smidt e il Professore adotta uno di loro che ha fatto pena al suo autista. Non mancano poi immagini di Roma e di alcuni suoi luoghi simbolo come i belvedere o piazza di Spagna che sono sempre, per un autoctono, un momento magico.

Un elemento portante è dato dai riferimenti piuttosto espliciti alla sfera sessuale. Maria, creduta una bambola, viene letteralmente molestata da Sir Morrison e si lascia scappare un’espressione particolare. Poco dopo lei mette in atto un piano audace svestendosi, nascosta da un separè, davanti allo spettatore per poi, scopriremo dopo, travestirsi da uomo. Lì per lì, però, sembrava che il suo piano audace fosse un altro… Abbiamo poi il personaggio nero di cui abbiamo parlato , come vedete nella terza gif, è l’espediente usato da Smidt per smascherare Maria che si finge bambola: prima infatti lui prova a baciarla per vedere se reagisce, non avendo reazioni prova a farla baciare dal ragazzo e lei si rifiuta perché “Essere baciata da voi, pazienza, ma essere baciata da un brutto nero no!”.

Tra le varie stravaganze vi è anche il finale, che tra un’azzuffata e l’altra porta alla cattura della banda ma non, almeno per quanto vediamo, al recupero della bambola. Insomma notiamo anche dei discreti buchi di trama. Eppure sapete che vi dico? Mi sono divertito un sacco perché niente era come me l’aspettavo e tutto era troppo fuori posto per non lasciare impresso qualcosa nello spettatore. Se volete potete approfittare del fatto che il CSC l’ha messo in visione pubblica per provare da dedicarvi a un prodotto diverso dal solito che pur con il suo sessismo, razzismo e ogni tipologia di scorrettezza rompe i canoni e riesce a divertire. Non era esattamente quello che mi aspettavo da Luigi Maggi ma sono comunque molto soddisfatto.

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