Sangue e Arena (Blood and Sand) – Fred Niblo (1922)

Sangue e Arena è un titolo che, ancora prima di mostrare il suo cast e la sua storia, sembra fatto per diventare mitico e imperituro. L’idea che viene in mente senza neanche aver visto il film è quello di combattimento all’ultimo sangue all’interno di un’arena (Gladiatori? Corrida?) con uomini virtuosi e valorosi. Le prime scene chiariscono il resto: siamo al solito e tanto amato film di ambientazione spagnola con la corrida, ancora più nel dettaglio troviamo il solito binomio tra donna fatale e spietata contro quella angelica e devota. Protagonista assoluto è Rodolfo Valentino, probabilmente l’attore italiano di maggior successo di sempre della storia del nostro paese. Tutto bello? Andiamo a scoprirlo partendo dalla trama.

Juan Gallardo (Rudolph Valentino) ha come sogno quello di diventare un torero importante. Nonostante sia povero la fortuna sembra finalmente girare dalla sua parte: diventa celebre e sposa Carmen (Lila Lee), la donna che ama. Ma un’altra donna turberà presto questa quiete grazie alla sua diabolica bellezza. Si tratta di Doña Sol (Nita Naldi), che spinta semplicemente dalla voglia di possedere l’ennesimo amante riuscirà a far innamorare Juan che trascurerà sempre più Carmen. Ma la vita del giovane è appesa un filo e solidamente intrecciata con quella di un brigante, Plumitas (Walter Long). Entrambi vivono infatti una vita al limite e, per fatalità, perderanno la vita lo stesso giorno: il malvivente mentre sta vedendo il giovane nell’arena, e Juan mentre cerca di affrontare l’ennesimo toro. Sul letto di morte il torero si renderà conto che quello per Doña Sol non era vero amore e morirà tra le braccia dell’amata Carmen.

C’è poco da fare, ho visto solo due film al momento con il buon Rudolph Valentino ma proprio non riesco a digerire la sua recitazione granitica e poco espressiva pur rendendo bene in alcuni frangenti la sua disperazione almeno a livello posturale. Ovviamente nulla da dire sul suo aspetto: Rodolfo è certamente un uomo che sa rendersi affascinante ed è forse anche la sua intellegibilità a farlo apparire intrigante e fascinoso (nonostante il monociglio sfoggiato in questo film). A livello recitativo in Sangue e Arena siamo a livelli leggermente superiori rispetto a Camille, girato l’anno prima, ma a mio avviso non sono stati fatti grandi passi in avanti. Son comunque curioso di recuperare prima o poi, parlandone ovviamente qui, i celebri The Sheik e Four Horsemen of the Apocalypse. Certo lasciano pensare le parole di Mary Pickford che indicava proprio in Blood and Sandla miglior cosa che (Valentino) avesse fatto e uno dei più bei film di Niblo”. Molto più espressive, a mio avviso, la Carmen di Lila Lee e la perfida Doña Sol/Nita Naldi anche se esiste il solito limite che mi riguarda e ben conoscete: proprio non digerisco i film di ambientazione “spagnoleggiante” di questo tipo in cui rientrano profezie, donne letali e dramma finale telefonato. Vero che, fin dall’antichità, ogni genere ha le sue regole che devono essere rispettate, ma la totale mancanza di originalità qui va di pari passo, sempre a mio avviso, ad una mancanza di elementi originali o degni di nota a livello registico. A proposito di antichità fa davvero sorridere il riferimento cleopatriano all’anello con il serpente per rendere subito palese la cattiveria dell’antagonista, un anello maledetto che il buon Gallardo si toglierà proprio in punto di morte tra le braccia della sua amata Carmen. Vedendo il film non ho potuto comunque fare a meno di pensare alla celebre storia, raccontata anche ne Il bandito e il campione da De Gregori, di Girardengo e Sante Pollastri con quest’ultimo catturato proprio mentre cercava di guardare le gesta del mitico ciclista. Qui la vicenda è più cruda perché Plumitas e Gallardo sono legati nella vita e nella morte dal loro essere due persone provenienti dallo stesso posto ed essere continuamente a contatto con la morte. Il loro destino, come da tradizione e come ribadito più volte da quel bizzarro personaggio del filosofo che sostituisce le solite carte o trovate divinatorie simili, è insomma segnato fin dall’inizio.

Che dire? Sangue e Arena è un grande classico della cinematografia che ha saputo ispirare tante generazioni in un mix di amore, passione, tradimenti e ardore. Del resto non sono mancati i remake: esiste in verità un Sangre y Arena del 1916 girato proprio dallo stesso Vicente Blasco Ibáñez che aveva scritto la storia originale; una parodia con Stan Laurel/Rhubarb Vaselino dal titolo Mud and Sand (it. Fango e arena – 1922); andando ai sonori ci sono la versione del 1941 con Tyrone Power, Linda Darnell e Rita Hayworth ma anche un remake spagnolo del 1989.

Rispondi