Gli Stigmatizzati (Die Gezeichneten) – Carl Theodor Dreyer (1922)

GezeichnetenPrimo giorno di Cinema Ritrovato 2022 tra croce e delizia! Da cosa cominciare dunque? Proprio dalla croce, ovvero Die gezeichneten di Carl Theodor Dreyer, un film decisamente…impegnativo. Si parte da un inizio ripieno di didascalie esplicative lunghissime con poche scene girate o nulle per poi impelagarsi in una vicenda estremamente dettagliata che mi ha dato subito l’impressione di essere frutto dell’unione di una o più storie. In effetti è proprio così: quando Dreyer decise di adattare Elsker hverandre di Aage Madelung, prese due vicende separate unendole in maniera a mio avviso non propriamente ottimale. Da una parte abbiamo infatti la storia di un giovane che decide di seguire la causa dei rivoluzionari e dell’altra le vicende delle persecuzioni degli ebrei in Russia. Punto di incontro tra le due vicende è la giovane Hanne-Liebe (Polina Piekowska) che ama Sascha (Thorleif Reiss) il quale si è iscritto all’armata segreta dei rivoluzionari. All’interno di essa si trova però il doppiogiochista Rylowitsch (Johannes Meyer) che tradisce i rivoluzionari e fa imprigionare il povero Sascha. Ma proprio Rylowitsch è stato riconosciuto da un altro personaggio legato strettamente ad Hanne-Liebe e da cui lei si è rifugiata quando sceglie di scappare di casa. Si tratta del fratello Jacow (Wladimir Gaidorow), che è stato ripudiato dal padre perché ha abbandonato la fede ebraica per quella cattolica mentre studiava legge. Come detto Jacow riconosce Rylowitsch perché lo aveva visto in passato in tribunale per alcuni reati e assieme a lui c’è anche una donna misteriosa, Pepita, che dopo la cattura dei rivoluzionari decide insieme al governatore di provocare un pogrom per deviare la rabbia dei cittadini verso gli ebrei. Sarà sempre Rylowitsch a mascherarsi da monaco e fomentare la popolazione locale contro gli ebrei. Dal terribile pogrom sopravviveranno solo Hanne-Liebe e Sascha, che, liberato a seguito della vittoria dei rivoluzionari, era subito corso a salvare la sua amata.

Il film ha una trama estremamente complessa e difficile da riassumere in poche righe e questa complessità e resa con una quantità infinita di didascalie che spezzano terribilmente le vicende. Di tutta la vicenda la parte veramente emozionante nella sua spietatezza è proprio data dal pogrom in cui si vede il crescendo della rabbia e della follia degli uomini della cittadina russa che esplode brutalmente contro i poveri ebrei che vengono uccisi tra abusi e torture. Dreyer era dichiaratamente contro l’antisemitismo e ne gli stigmatizzati rappresenta per la prima e unica volta nella sua produzione questa sua idea. Qui il regista segue uno stile chiaramente vicino al naturalismo e poté avvalersi di attori provenienti direttamente dai pogrom perpetuati in Polonia ma anche dei Russi fuggiti dopo la rivoluzione bolscevica del 1917. La narrazione è estremamente frammentata e poco scorrevole ma non mancano elementi interessanti o bizzarri interessanti. Dreyer, pur in una staticità che sembra essere una dichiarazione di intenti verso il realismo, utilizza molto primi piani o piani ravvicinati per evidenziare gli stati d’animo dei diversi personaggi. Gli attori, escluso forse Vladimir Gajdarov e Johannes Meyer, non sono particolarmente degni di nota e la tendenza sembra quella di far dare spazio a personaggi che possano essere il più possibile realistici che non reagiscono mai sopra le righe.

Non mancano scene interessanti come una scena onirica realizzata con la classica esposizione multipla della pellicola, una moneta perduta e riconquistata, una danza bizzarra e totalmente estemporanea che termina con la morte improvvisa di un uomo e, infine, la terribile uccisione di un ebreo durante il pogrom con un colpo di accetta in testa. La morte e i suoi presagi, come avrete capito anche solo dalla selezione di gif qui sotto, è un elemento portante del film.

Passo alle conclusioni.  Die gezeichneten non è un film semplice da vedere e digerire, specie in una prima giornata di festival. Non l’ho amato affatto ed è forse stata una delle visioni più complicate da quando seguo la rassegna. Detto questo non mancano comunque elementi di interesse che è lecito per altro aspettarsi quando ci si trova davanti a un film di un regista come Dreyer. Trovare questo strano doppio elogio all’armata rivoluzionaria e agli ebrei non è certamente usuale così come atipica la critica nei confronti dei Russi. Paradigmatica una didascalia “Sappiamo per esperienza cosa succede quando i Russi manifestano”.

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