Stella Dallas – Henry King (1925)

Stella_DallasCosa sareste disposti a fare per il bene dei vostri figli? Questa era una domanda che ci eravamo posti anche vedendo lo splendido Shen nu (it. La Dea – 1934) e che ci riponiamo oggi in occasione della presentazione di Stella Dallas in apertura de La Biennale Cinema 2022 di Venezia. Qui la storia è un po’ diversa ma ugualmente molto toccante e commovente perché le vicende genitoriali colpiscono inevitabilmente le nostre corde. Quasi tutti abbiamo avuto dei genitori, molti di noi lo sono e lo saranno e inevitabilmente finiranno per vivere o pensare determinate situazioni.  Non pensiate però che il film cerchi di cogliere lacrime facili perché riesce anche a strappare momenti di tenerezza e divertimento. La sua uscita fu un vero e proprio azzardo da parte di Samuel Goldwyn e della sua neonata Samuel Goldwyn Productions, fondata dopo aver venduto la più celebre Goldwyn Pictures che sarebbe poi stata nota con il nome MGM (Metro-Goldwyn-Mayer). La storia, scritta da Olive Higgins Prouty, non era infatti semplice: parlare di divorzio, famiglie distrutte, divisione tra classi sociali e farlo nel modo che vedremo non era certo facile. Eppure il produttore aveva subodorato qualcosa, forse anche perché la vicenda gli ricordava molto i suoi problemi familiari. Beh la scommessa di Goldwyn fu vinta e Stella Dallas divenne il più grande successo della compagnia.

Stephen Dallas (Ronald Colman) sta per sposare la sua amata Helen Morrison (Alice Joyce) quando si ritrova improvvisamente senza un soldo. Il padre, indagato per truffa, si è infatti suicidato lasciandolo senza nulla. Il giovane, perduto l’amore, non si perde comunque d’animo e inizia a lavorare in una piccola fabbrica di lana di periferia. Incontra Stella (Belle Bennett) che sposa poco dopo pur avendo modi e costumi molto diversi dai suoi. La cosa diventa sempre più evidente con il passare del tempo. I due hanno una figlia, Laurel (Lois Moran), ma quando a Stephen viene proposta una promozione a New York la coppia si spacca: Stella vuole restare dove si trova con la figlia, mentre Stephen parte. Un giorno l’uomo incontra casualmente Helen che è diventata vedova e inizia a frequentarla. Nel frattempo Stella ha rogne perché la cittadina pensa che lei abbia una relazione extraconiugale con Ed Munn (Jean Hersholt), il gestore del maneggio locale e noto ubriacone. Stella ha un rapporto estremamente stretto con la figlia ma si rende conto, poco a poco, di essere un peso per lei e la sua possibilità di realizzazione sociale. Decide dunque di fare l’estremo sacrificio ed allontanarla da lei con ogni mezzo e farla andare a vivere con il padre e la nuova sposa, avendo accordato il divorzio. Il giorno del matrimonio, Stella riesce ad assistere alla cerimonia da una finestra per poi scomparire nuovamente dalla sua vita…

La cosa particolare del film è che il finale, al contrario di tanti classici hollywoodiani, non lascia alcuna speranza per la madre che si vede essere chiaramente in condizioni disperate e non sanabili. L’unica gioia della donna è dunque quella di vedere la figlia sposata con un uomo degno di lei, interpretato da Douglas Fairbanks Jr., il resto conta poco. Il personaggio di Stella Dallas è vittima non solo della società ma anche di sé stessa. Stella soffre nel vedersi fuori contesto, non tanto per lei quanto per la figlia, ma al contempo non vuole neanche tentare un cambiamento perché è troppo attaccata alle sue origini per farlo. Lei è di fatto un membro di un ceto minore che non è mai riuscita ad adattarsi al cambio di status risultando una “arricchita” che mantiene però gli e i costumi di quando viveva in una bettola con il padre e i due fratelli. Ma è giusto cambiare per amore? Il problema qui non è tanto cambiare ma il fatto che non ci possa essere minimamente un dialogo tra le classi sociali e che la cosa sia talmente evidente e insuperabile da dover far compiere un sacrificio alla povera Stella.

Molto bello anche il rapporto madre-figlia in cui le due si ritrovano a proteggersi a vicenda dall’esterno anche a costo di grandi sofferenze. L’ultimo grande sacrificio di Stella è quello di sposare Ed Munn che sia lei che Laurel ormai detestano, in modo tale da costringerla di fatto ad andare finalmente dal padre e accettare Helen come nuova madre putativa.

Nel corso del film ci sono alcune scene davvero molto carine e ben girate: la prima, mentre Laurel racconta alla mamma del suo amore per Richard li vede poi lanciarsi da un trampolino e poi sotto l’acqua. Una seconda vede il momento in cui la figlia si rende conto di quanto la mamma sia diversa dal contesto che frequenta: in un residenza estiva tutti i suoi amici la prendono in giro per il suo modo di fare e vestire costringendo la ragazza a fingere di aver perso l’orologio pur di scappare dalla vergogna di rivelare che quella donna è proprio sua madre.

Che dire? Stella Dallas è un film che, al di là di qualche piccola sbavatura, fa ragionare e porta a riflessioni interessanti. Che fosse particolarmente vicino alla sensibilità del pubblico lo dimostra il fatto che già nel 1937 King Vidor ne diresse un remake mentre un altro, chiamato semplicemente Stella, è stato girato nel 1990. Dalla Biennale è tutto per il cinema muto ma speriamo che i prossimi anni possano essere più ricchi di film muti!

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