Trilogia di Maciste – Carlo Campogalliani (1920)

viaggiomacisteVisto il grande successo conosciuto da Maciste non potevano mancare tentativi di serialità che vengono adottati in maniera sperimentale nella ricerca del successo. Prima venne fatto un tentativo di serialità “canonica” con il trittico Maciste atleta, Maciste medium e Maciste poliziotto (1918), dove vi sono storie diverse ma unità di personaggi. Con la Trilogia di Maciste si passa alla serialità più forte, dove vi è una storia unitaria che unisce in un filo le tre parti che compongono la serie e il finale di ogni episodio sfrutta la suspence per spingere lo spettatore ad andare a vedere l’episodio successivo. Regista nonché uno degli attori principali è Carlo Campogalliani qui nel ruolo della sua spalla. Come da tradizione del genere, gli episodi che compongono la trilogia (Maciste contro la morte, il viaggio di Maciste e il testamento di Maciste) sono ricchi di scontri, inseguimenti, catture e rapimenti ma introducono qualche elemento di novità nel personaggio.

Maria Laetitia (Letizia Quaranta), Principessa di Livonia, ha lasciato momentaneamente il suo regno assieme al suo precettore Professor Dupuis (P. Berton) e la contessa Henriette Litsoky (Ria Bruna). Dopo poco il Re inizia ad avere dei problemi di salute e il Primo Ministro (Emilio Vardannes) ne approfitta dunque per tentare di farla sparire, con l’aiuto di un complice (Felice Minotti), e prendere possesso del regno. Fortuna vuole che, durante un tentativo di rapimento, siano nei paraggi Maciste (Bartolomeo Pagano) e il suo amico Tito Fabrizi (Carlo Campogalliani) direttore del Corriere Italico. Nasce dunque una simpatia tra quest’ultimo e la principessa e tra Maciste e il conte. Intanto a Livonia il Principe Luitpoldo (Vittorio Rossi Pianelli), ministro guerra e cugino Re, si accorge che qualcosa non va e fa tornare in tutta fretta la cugina. Maciste decide di seguire in incognito la giovane ed evita che le venga fatto del male anche grazie all’aiuto della sua nuova piccola spalla, il fuochista bambino nero detto… “cioccolatino” (Pierre Lapetit). Arrivato sano e salvo a destinazione Maciste chiama dunque anche Tito che però non riesce in alcun modo a mettersi in contatto con l’amata. Dopo mille peripezie la principessa riesce a fare in modo che il fratello e il consiglio dei ministri destituisca il primo ministro e a fermare in tempo la fucilazione di Maciste che, per farla fuggire assieme a Tito, si era sacrificato.

Questa in breve e condensata la trama dei tre episodi della trilogia di Maciste. Quello che stupisce è evidentemente la storia amorosa, a lieto fine, di Maciste che era rimasto bruciato dal precedente Maciste innamorato. Qui però Maciste, pur essendo legato alla contessa, mantiene la sua passione per il buon mangiare, condivisa dal “selvaggio” piccolo cioccolatino (topos tipico era quello del nero che venendo dalla povera Africa doveva mangiare senza avere un fondo) e per la sua amata pipa, che qui viene addirittura rotta ad un certo punto mandando il povero Maciste su tutte le furie. Una volta riavutala, sul finale quando sta per essere fucilato, il gigante avrà solo quel prezioso bene da dare in eredità al suo amico Tito. A proposito di Tito bisogna dire che per certi versi sembra voler rubare il posto al povero Maciste che le prende ovunque e sta più legato e in pericolo di vita che sano. Si rompe un braccio, si spacca la testa, sta per essere fucilato… insomma una vera sfilza di sfortune. Inoltre è talmente buono da preferire la morte alla salvezza degli amici a cui vuole tanto bene. Sul finale, però, saranno appunto Tito, che ferma l’orologio del campanile in attesa che arrivi la principessa con il mandato di liberazione, e Maria Laetitia a rubare la scena di eroe a Maciste!

La Trilogia di Maciste è un po’ una summa di quanto abbiamo visto in questi mesi con l’eroe che strapazza di qua e di là i suoi nemici, forse però con qualche battuta in meno del solito. Ardito e, non per niente, poi amato da Mussolini, il personaggio arriva addirittura a ridere della morte quando sta per andare verso la fucilazione! Interessante, nel primo episodio, il fatto che si parli di una visita al mitico Museo Egizio di Torino che però non è presente nella copia preservata che, per tutta la trilogia, non è completa in diversi frangenti. Sarebbe stato veramente bello, a livello storico, vedere come il museo è mutato nel tempo specie a seguito del restauro terminato in questi ultimi anni.

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