Quando il Cinema Ritrovato 2015 dedicò una sezione ad Albert Samam Chikly, ricordo la mia grande delusione quando persi proprio i frammenti tratti dai due film di fiction sopravvissuti. Mi ero visto tutti i suoi film “dal vero”, a volte rischiando anche di addormentarmi, e mi ero perso quello che più mi interessava della rassegna. A distanza di quattro anni sono finalmente riuscito a recuperarli e oggi posso parlare finalmente di Zohra (1922) e Aïn El-Ghazel (1924).
Entrambi i film hanno una caratteristica in comune, oltre alla regia, la presenza di Haydée Chikly sia come attrice che come sceneggiatrice. Haydée, appena sedicenne all’epoca della sua prima esperienza, fu la prima donna africana a sceneggiare un film e, oltre ad avere questo primato, lo fa in maniera estremamente intelligente, creando storie, per quanto ci è dato sapere, piuttosto ben riuscite. Andiamo ad analizzarle nello specifico:
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– Zohra o L’Odyssée d’une jeune française en Tunisie (it. Zohra o l’odissea di una giovane francese in Tunisia) – Albert Samama Chikly (1922)
Di Zohra (in arabo “stella della felicità”) ci restano purtroppo solo una decina di minuti della parte centrale. Da quello che possiamo vedere si tratta quasi di un film etnografico, dove la protagonista (Haydée Chickly) ha perso i genitori durante un naufragio e si ritrova a vivere in una comunità di beduini che la accolgono come una figlia dandole il nome di Zohra. Gran parte delle scene è quindi incentrata a mostrare la vita e le usanze dei beduini tunisini di inizio secolo scorso più che sviluppare una vera e propria storia. Da quanto sappiamo, anche da foto di scena rimaste, la giovane veniva poi rapita da alcuni banditi mentre cercava di raggiungere le autorità europee e, dopo una fuga rocambolesca, riuscirà a raggiungere un aereo francese in panne atterrato casualmente in quella zona. I due partiranno assieme alla volta della Francia dove ritroverà i suoi genitori.
La storia, come si vede, era piuttosto articolata e fantasiosa e devo dire che mi ha colpito molto pensare che fosse stata scritta da una ragazza così giovane. Sicuramente, grazie al padre, avrà avuto accesso alla visione di tanti film o letto tanti libri, ma questo non toglie la meraviglia. Anche il suo modo di recitare l’ho trovato maturo e mai eccessivo.
Riguardo alle riprese, per quanto ci è possibile vedere, colpiscono per la loro capacità di catturare l’anima della tradizione locale. Una cosa che mi ha stupito, anche qui, sono i tentativi, a volte goffi, di dare una mobilità alle riprese o comunque di sperimentare come mostrano le immagini di scena delle riprese aeree che ripropongo dalla monografia a lui dedicata¹.
¹G. Mansour, Samama Chickly: Un tunisien à la rencontre du XXème siècle, Simpact editions, 2000 (da cui è tratta anche la foto qui sopra).
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– Aïn El-Ghazel o La Fille de Carthage (it. Occhio di Gazzella o la figlia di Cartagine) – Albert Samama Chikly (1924)
Questa seconda storia è forse più tradizionale ma ugualmente interessante: la giovane Aïn El-Ghazel (Haydée Chickly) figlia del Caid Bou-Hanifa (Si-Hadj Hadi Jebali), viene promessa in sposa al figlio dello sceicco (Si-Belgassem ben Taieb). Lei è però innamorata del maestro Taleb (Si-Ahmed Dziri). Questa è la vicenda che vediamo nel frammento sopravvissuto, il seguito è molto shakespeariano: i due fuggono ma vengono raggiunti e alla morte di Taleb la nostra eroina si suicida per il dolore.
Il film venne girato a La Marsa, nel castello del Bey di Tunisia, e a Sidi Bou Saïd. Nel titolo vi è un riferimento a Cartagine, perché le due località si trovano proprio dove sorgeva la vecchia città che tanto fece penare i nostri antenati. Grande attenzione è data al paesaggio (a cui ho dato la precedenza nella scelta delle immagini) oltre che, ancora una volta, all’etnografia in particolare con riferimento ai vestiti della protagonista e ad usanze particolari come quella di recarsi da una divinatrice per conoscere il proprio futuro o acol soffermarsi qualche minuto a riprendere l’isegnamento del corano ai bambini. Le immagini di scena ci mostrano come il prosieguo fornisse ulteriori splendidi paesaggi che purtroppo sono andati perduti in video.
Se volete sapere un po’ di più del progetto dedicata ad Albert Samama Chickly vi rimando al mio articolo per Cinefilia Ritrovata dell’epoca che concludevo così: “Alla fine della rassegna a lui dedicata possiamo fare un quadro di Albert Samama Chikly e definirlo come un artista eclettico appassionato dal suo mondo e dalla sua cultura. Egli è testimone di un mondo che sta cambiando attraverso un lento passaggio dal passato alla modernità. Il suo interesse si spinge anche verso l’eterna sperimentazione per superare i limiti tecnici dei primi anni del cinema e stupire il suo pubblico. La sua curiosità lo spinge a diventare reporter e come tale segue fuori dal suo paese le vicende più importanti di quel periodo, come alcuni avvenimenti della Prima Guerra Mondiale o il Terremoto di Messina“.
Insomma attraverso la sua macchina da presa riuscì a catturare un mondo in evoluzione, comprendendo anche la sua Tunisia che stava attraversando un periodo di lenti cambiamenti che avrebbero poi portato all’indipendenza dalla Francia nel 1956.