Del cinema muto Neozelandese sappiamo veramente tanto poco e oggi abbiamo l’occasione di parlarne con un regista davvero straordinario di cui solo di recente abbiamo riscoperto le opere maggiori. Colin McKenzie, fin da piccolo, dimostra una propensione per la sperimentazione con l’uso di tecniche innovative per riprese in movimento (ad esempio legando una camera alla bicicletta). Salomè è il suo progetto più ambizioso e maledetto. Pensato ed iniziato prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, esso subisce uno stop a causa dell’arruolamento e della morte in guerra del fratello di Colin che, nel film, faceva la parte di un soldato romano amante di Salomè. Proprio nel film era scoppiata la storia d’amore tra il fratello di Colin e l’attrice protagonista, May Belle. Dopo la morte del fratello la giovane si sposerà poi con Colin che riprenderà le riprese solo diversi anni dopo mettendo a frutto tutti i risparmi che era riuscito a guadagnare.
La Salomè di Colin McKenzie è una versione piuttosto romanzata della nota vicenda: Giovanni Battista spinge la popolazione locale a ribellarsi alle angherie di Erode provocando una sorta di guerra civile. Giovanni Battista viene imprigionato ma, nonostante questo, continua dalla prigione a predicare al popolo. Tra le persone che più sono affascinate dal predicatore vi è Salomè (May Belle), che sfrutta la sua relazione con un soldato romano (Brooke McKenzie) per potersi avvicinare a Giovanni. Questi però la rifiuta e lei decide di vendicarsi. Durante una festa alla corte di Erode, Salomè esegue la sua celebre danza che compiace talmente tanto il re da arrivare a strappargli la promessa di avverare qualsiasi suo desiderio. La giovane chiede di avere su un piatto la testa di Giovanni Battista. Disgustato dalla scena, Erode stesso arriverà a richiedere ai suoi soldati la morte di Salomè mentre fuori i soldati romani spengono nel sangue la rivolta popolare.
Il film è stato ritrovato in maniera fortuita da Peter Jackson ed è subito parso qualcosa di straordinario. Il montaggio non era stato effettuato perché Colin aveva nascosto le pizze perché inseguito dai creditori che volevano metterci le mani per recuperare quanto avevano speso. Dopo uno splendido lavoro di restauro, il film è stato presentato nel 1995 provocando grande stupore e ammirazione nel pubblico. Troviamo splendide scene di massa, inquadrature ardite e una cura certosina in ogni aspetto. Il personaggio di Salomè è sicuramente il più riuscito: sensuale, provocante e capace di suscitare l’odio dello spettatore! Purtroppo ancora oggi si sente parlare ancora molto poco del film ed è davvero un peccato vista la caratura dello stesso. Sapete che non amo i film in costume, eppure questo mi ha tenuto incollato allo schermo per la sua intensità e, al contempo, l’assenza di esagerazioni stilistiche tipiche del genere. Raggiungere un equilibrio del genere da parte di un regista sostanzialmente amatoriale è qualcosa di incredibile ed è al contempo il raggiungimento di un sogno che si è potuto realizzare solo a sessant’anni dalla conclusione del girato!
Se siete arrivati fino a qui ho una brutta notizia per voi. Quello che avete appena letto è tutta finzione ed è una splendida invenzione di Peter Jackson e Costa Botes, autori del mockumentary Forgotten Silver (1995). La storia che avete appena letto è infatti stata spacciata per vera ai poveri neozelandesi e proiettata sulla tv nazionale. Ci fu una sorta di sollevazione popolare quando si venne poi a sapere che si trattava di uno scherzo! Il “documentario” è in realtà estremamente ironico e assurdo ma al contempo realistico questo grazie all’intervento di personaggi noti del mondo dello spettacolo come Weinstein o Sam Neill che riescono, tramite le loro parole, a rendere credibile la storia di un regista e del suo film immaginario. Alcuni musei arrivarono a scrivere a Peter Jackson e soci per potersi accaparrare le magnifiche presunte creazioni di Colin Mckenzie. L’idea di inventare un pioniere del cinema neozelandese capace di sperimentare e anticipare le grandi scoperte tecnologiche è davvero divertente: Salomè sarebbe stata ideato e iniziato prima di Birth of Nation; McKenzie avrebbe fatto le prime riprese in movimento, diretto i primi sonori e sperimentato con i colori. Se vi ho incuriosito recuperatevi questo splendido documentario perché ne vale davvero la pena. Buon primo aprile a tutti!