In questo ultimo periodo, complice presumibilmente una condivisione su Facebook, ho subito una vera e propria invasione di visitatori greci interessati, in particolare, agli Apache di Atene (Οι Απάχηδες των Αθηνών – 1930). Sono andato quindi alla ricerca di altri film muti greci che non avevo visto e/o recensito e sono caduto sul promettente Ο μάγος της Αθήνας. Se cercate su internet troverete più o meno questa descrizione: “girato nel 1922 con il titolo originale La zingara di Atene (Η τσιγγάνα της Αθήνας), questo film non venne mai completato. Il girato venne ripreso successivamente con qualche aggiunta e proiettato nel 1931” e ancora “il film racconta la storia di un violinista-mago al cui fascino le donne non possono resistere”. Insomma detta così sembra o un film fichissimo oppure uno di quei film talmente assurdi da essere divertenti. Bene, Ο μάγος της Αθήνας è solo un film noioso e, sorpresa delle sorprese, il mago-violinista non c’è o comunque “appare” solo a dieci minuti dalla fine.
Siamo ad Atene dove la giovane Lili/Dolly (Frida Poupelina) subisce l’attenzione di tutti i giovani del posto compresi alcuni americani. Lei, però, rifiuta tutte le avances fino a che un evento non sconvolge la sua vita. Per rubarle alcuni gioielli dei malviventi, spacciandosi per nobili, rapiscono Lili e la gettono poi in un burrone. Qui viene soccorsa da Mirka/Mirqua (Ahilleas Madras), sorta di beduino che vive in una tenda con il suo harem. I due si innamorano e diventano amanti. Un giorno, mentre si stanno recando in un villaggio, incontrano Paulo/Paolo (Vasilis Afentakis), un imprenditore, che ha un malore. Lili ha un nuovo colpo di fulmine e abbandona Mirka per andare con lui e sposarlo. Ma quest’ultimo non è intenzionato ad abbandonare l’amata: prima la incanta con il suo violino e parte con lei in tour con uno spettacolo. Sfortunatamente Paulo la ritrova e la riporta a casa. I due tentano quindi un nuovo ricongiungimento che, per qualche motivo, diviene impossibile a causa dell’allontanamento forzato di Mirka via nave per volere di Paulo. Disperata Lili si getta dunque da una rupe morendo davanti agli occhi di Mirka che ci getta dall’imbarcazione per provare inutilmente a salvarla.
Ho cercato in poche righe di dare un senso a una trama inserita in modo frammentario e priva di qualsiasi sviluppo e profondità. Tutta la prima parte della storia è in realtà una sorta di cartolina di Atene con ricostruzioni di uno pseudo balletto antico e momenti di quotidianità con velleità comiche (come l’avvento del presunto partito degli Apache o il tentativo di rimorchio di una ragazza da parte di un ubriacone). Ahilleas Madras, pioniere del cinema greco, è qui nei panni di regista, sceneggiatore e attore grazie alla sua interpretazione dello strano mago/violinista/beduino Mirka. Tutto nel film è strano e bizzarro, non si sa bene se per scelta “sperimentale”, per limiti di Madras o se a causa dei numerosi tagli dovuti sia al progetto non portato a termine che alla mancanza di parte del girato. Tra le cose che più mi hanno lasciato perplesso c’è lo strano ballo del “cigno morente” di Lili e in generale la figura di questa ragazza perennemente in balia delle decisioni altrui. Molto belle le immagini colorate a mano anche se a volte i colori, come per i capelli di Lili, sono un po’ eccessivi. La versione restaurata contiene frammenti misti da diverse versioni con didascalie in greco e francesi e una con didascalie in greco e inglese. I nomi variano dunque tra uno e l’altro creando a volte delle problematiche nel capire cosa stia succedendo.
Concludendo: se si riesce a sopravvivere alla prima parte “documentaristica” il film nella sua bizzarria è anche passabile, ma nel complesso non lo consiglierei neanche al mio peggior nemico…