Il Faust secondo me – appunti di un profano

043-faust-theredlistLo so che è brutto cominciare con noiose premesse che fanno passare la voglia a chiunque di leggere, ma sono costretto a farle. Per quanto mi piaccia il cinema, il cinema muto è qualcosa a cui devo essere istruito fino in fondo, che devo ancora digerire completamente. Ed è proprio con questo spirito che mi hanno trascinato a vedere “Faust” di Murnau con musica dal vivo e didascalie in tedesco e, ahimè, non parlo tedesco (ma allora cosa hai capito? Avevo stampato la traduzione).

L’inizio è forse la parte più ipnotica del film. Immagini evocative del diavolo che con le ali nere avvolge dall’alto la città colpendola con la peste ti fanno ricredere su molti dei film moderni che credevi impressionanti. E il seguito non è da meno: Faust nel suo studio cerca in tutti i modi di trovare una soluzione, una cura alla peste. La frustrazione dell’insuccesso lo portano a non credere più a nulla, a nessuna possibile giustizia divina e quindi al desiderio di dare tutto pur di ottenere la conoscenza.

Il patto con il Diavolo è un’altra delle scene che ti tengono incollato allo schermo, nonostante parliamo di un film del ’26. La suspense è tenuta in piedi dalla costante riapparizione di Mefistofele mentre Faust si rende conto di quello che ha evocato e cerca in tutti i modi di scappare.

Dopo alcune vicende meno importanti (e dopo che ovviamente Faust accetta il patto) si arriva alla parte centrale del film che forse è quella meno fruibile per chi non è abituato al genere. Inizia la storia d’amore con una giovane ragazza del paese e, come spesso accade nei film d’annata, lei sembra la Santa Vergine e lui un folgorato con il rossetto nero. Eppure questa scene sono completamente da riapprezzare andando avanti con il film. I due amanti infatti vengono scoperti dalla famiglia di lei. La madre muore dal dispiacere e il fratello rinnega la sorella. Tutto ciò porta lei alla pazzia.

Quest’ultima parte, completamente tragica, fa capire di che calibro erano alcuni attori dell’epoca. L’attrice che interpreta la ragazza (Camilla Horn) riesce a passare da una immacolata sempliciotta di campagna ad avere uno sguardo carico di disperazione che da solo riempie completamente la scena.

Nel complesso il film si distacca molto da quello che erano sia il romanzo di Goethe che la tragedia di Marlowe e il lieto fine un po’ stona con il resto della storia.

Gli effetti speciali e gli escamotage trovati dal regista sono tanto semplici quanto efficaci e rendono perfettamente godibili anche le scene in cui si introduce qualche elemento surreale.

In conclusione il film (della durata contenuta di un’ora e mezza) è perfetto per chi si approccia per la prima volta la muto, temendo di incappare in noiosità infinite e storie piatte. L’attenzione resta quasi sempre alta e molte scene sono veramente suggestive.

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