Ho accettato volentieri l’invito di Yann a scrivere una recensione del Faust di F. W. Murnau: premetto che non scenderò nei dettagli della storia perché è passato più di mese dalla visione e di conseguenza i ricordi non sono freschissimi ma – essendo un neofita del mondo del cinema muto – credo che le mie impressioni possano essere utili sia per chi è più esperto di me (confermando magari il giudizio dato al film), sia per coloro che si accostano per la prima volta al genere muto. Per quanto uno persona possa essere positivamente disposta ad ampliare i suoi orizzonti culturali quest’ultimo, diciamo la verità, un po’ “spaventa”: ci si aspetta – enfatizzando un po’ lo scetticismo – un film dalla durata epocale, con una trama spesso sconosciuta e girato con una tecnica che è totalmente diversa rispetto a quella a cui siamo abituati da decenni (effetti speciali visivi e – ça va sans dire – sonori sempre più sofisticati). Tuttavia credo che possa ritenersi fortunato chi, come me, abbia cominciato a conoscere il cinema muto con un film come il Faust di Murnau che mi ha sinceramente colpito sotto molti aspetti; anzitutto ha demolito gran parte dei pregiudizi: la durata di un’ora e mezza non è assolutamente opprimente e gli eventi del film sono molto più coinvolgenti di quanto m’aspettasi, data l’assenza del sonoro l’intensità espressiva degli attori ha – ovviamente – un ruolo cruciale e devo dire che i tre attori principali (Gösta Ekman/Faust, Emil Jannings/Mephisto e Camilla Horn/Gretchen) sono davvero molto capaci, specialmente nel caso di Jannings con le sue espressioni astute, beffarde e maligne. Anche quelli che a pieno diritto si possono definire effetti speciali mi hanno sorpreso: momenti come l’evocazione di Mephisto da parte di Faust o lo sfida iniziale tra Dio e Satana non tradiscono affatto gli 88 anni suonati del film e stupiscono davvero lo spettatore. La proiezione del film, a Roma presso il cinema Trevi, è stata accompagnata da musica dal vivo che ha arricchito la visione e la godibilità di molte scene; insomma a mio giudizio è stata una prima esperienza senz’altro positiva che sento di consigliare a chiunque sia sufficientemente curioso di conoscere l’ ”antenato” del cinema contemporaneo.