C’era un uomo (Terje Vigen) – Victor Sjöström (1917)

Nel 1862 lo scrittore Henrik Ibsen scriveva il poema Terje Vigen, ispirandosi alle avventure dei barcaioli norvegesi. Circa cinquant’anni dopo Victor Sjöström dirigeva la trasposizione cinematografica, a cui partecipò anche come attore protagonista e come sceneggiatore assieme all’amico Gustaf Molander.

La vicenda inizia nei primi dell’800 e si svolge per lo più nella città di Grimstad nel sud della Norvegia. Terje Vigen (Victor Sjöström) vive felicemente con la moglie (Bergliot Husberg) e la figlioletta. Tutto precipita quando gli Inglesi bloccano la via del mare durante le Guerre Napoleonica. Nel 1809 Terje Vigen parte e cerca di forzare il blocco inglese per portare a casa del cibo dalla Danimarca. Sulla via del ritorno viene però catturato da una nave-prigione. Qui chiede pietà al comandante (August Falck) che gliela nega. Lunghi anni passano nella prigione ormeggiata, e Terje Vigen viene liberato solo sul finire delle Guerre Napoleoniche nel 1814. Ma la libertà non gli darà alcuna felicità: tornato a casa scopre che i suoi cari sono morti di stenti in sua assenza. Distrutto si rifugia in una dimora solitaria furente di rabbia e desideroso di vendetta verso il comandante che lo aveva condannato. Il fato risponde ai suoi richiami e in un giorno di tempesta Terje Vigen si ritrova a dover aiutare una nave comandata proprio da colui che era stato causa dei suoi mali. Il perfido comandante è però in compagnia della moglie (Edith Erastoff) e della figlia così, quando la vendetta sta per essere compiuta, Terje Vigen si impietosisce e mette da parte il suo desiderio di rivalsa.

Ancora una volta Sjöström si dedica ad una storia forte, in grado di suscitare grandi emozioni nello spettatore. Il mare calmo o agitato si alternano a seconda della drammaticità degli eventi narrati, così come le inquadrature assumono una maggiore dinamicità nei momenti critici grazie ad un’alternanza serrata riprese effettuate da punti differenti. Anche se ci stiamo dirigendo verso quello che Sadoul chiamava il declino del cinema svedese, Terje Vigen è ancora una perla della produzione locale, merito ancora una volta di Sjöström che dimostra di saper ideare sempre il giusto stratagemma per rendere il suo film di alto livello. Come tradizione, gli attori sono ben selezionati e il livello recitativo è piuttosto alto. Personalmente non amo molto quando le didascalie sono costituite da semplici citazioni dal poema/romanzo di riferimento. In generale credo che questo espediente abbia da un lato il pregio di mantenere intatto il senso della storia mostrando l’essenza dall’opera originale, dall’altra però tende a rendere le didascalie poco leggibili e a tratti qualche aspetto rimane oscuro (ho visto l’edizione inglese). A livello prettamente culturale mi ha stupito la scelta di raccontare in un film svedese la storia di un autore norvegese, ambientata tra la Norvegia stessa e la Danimarca, e che quindi con la Svezia non ha davvero nulla a che fare. Concludendo Terje Vigen è un film ben fatto dal punto di vista tecnico e ben strutturato a livello narrativo. L’unico “difetto” riscontrabile è la scelta di utilizzare didascalie tratte direttamente dal poema di Ibsen. Per quanto riguarda le edizioni home video abbiamo un’edizione italiana edita dalla Ermitage Cinema oppure, all’estero, la versione edita dalla Svenska Filmindustri International o, ancora, quella edita da Kino International che include anche Ingeborg Holm.

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