Per la sezione Emigrazione del Cinema Ritrovato ecco Il Jockey della morte di Alfred Lind. La sua presenza in questa parte è del tutto provocatorio perché testimonia una caratteristica di alcuni grandi personaggi del cinema europeo di stabilirsi in Italia per fare cinema. Questo è il caso dello stesso Lind, che qui lavora per la Vay Film, società di Milano dove tra l’altro è stato girato tutto il lungometraggio.
Conte Raoul de Castelroc viene avvelenato dal suo Sovrintendente che vuole prendere possesso delle sue proprietà. Per diventare ereditiere consegna a dei circensi la figlia del nobile in cambio di denaro e la promessa di non tornare più in Italia. Quindici anni dopo giunge al castello il giovane Visconte Henri de Castelroc, nipote del Conte ucciso che chiede spiegazioni. Il sovrintendente cerca di liberarsi dell’uomo ma senza successo. I guai per il sovrintendente non sono finiti perché il ragazzo scopre la verità sulla sorte dello zio. Assieme al fidato domestico si mette alla ricerca della cugina, che ora lavora in un circo come funambola, per compiere la sua vendetta. Per avvicinarla si fa scritturare eseguendo un pericolo numero a cavallo, utilizzando come veste scenica un inquietante costume da scheletro. Dopo una serie di rocambolesche fughe, i due cugini si liberano del malvagio Sovrintendente e posso finalmente sposarsi e godersi la loro eredità.
Il Jockey della morte è un film che vi strapperà sicuramente qualche risata, voluta o meno che fosse all’epoca dell’uscita. Le diverse trovate per fuggire dagli inseguitori appaiono a tratti tanto assurde da suscitare ilarità. La storia non è nulla di che ed è evidente che è solo un pretesto per mettere in scena una storia romantico-avventurosa ricca di colpi di scena e mosse spettacolari. La parte più notevole resta il costume da scheletro del protagonista, che ancora oggi in determinate scene, fa la sua discreta figura.