Tra i film presentati nella sezione cento anni fa uno dei più interessanti è stato Barysnja I Chuligan. La particolarità del film è la presenza come attore protagonista, nonché come co-regista assieme a Evgenij Slavinskij, del celebre poeta Vladimir Majakovskij. Tutti conosceranno, infatti, quanto fosse poliedrico l’artista russo, ma se alcuni ricorderanno le sue opere teatrali, pochissimi sapranno dirvi qualcosa della sua avventura cinematografica. Purtroppo per noi L’interesse per la pellicola non è però dovuto dalla trama visto che non brilla per fantasia:
Una giovane insegnante (Aleksandra Rebikova) giunge in una cittadina russa. Qui viene notata dal bulletto locale (Majakovskij), che inizia ad importunarla dichiarando ripetutamente il suo amore per lei. Le sue pressioni diventano talmente insistenti che la giovane inizia a sentirsi in pericolo. Un giorno, durante la lezione, un altro studente cerca di palpeggiare la maestra; il bullo interviene in sua difesa in maniera violenta e per questo viene espulso. Ma la vicenda non è finita qui: il ragazzo promette infatti vendetta e decide di incontrare il suo rivale in un combattimento all’ultimo sangue. Anni di angherie hanno però accresciuto l’odio di tutti per il bulletto, così, approfittando, di una sua distrazione durante la sfida, i suoi compagni di classe lo assalgono in massa e lo accoltellano ripetutamente. In punto di morte riceverà la visita della maestra che con un bacio gli darà la forza per pentirsi dei suoi peccati e spirare con la croce in mano.
Il film non presenta didascalie e in alcuni tratti risulta difficile comprendere cosa sta succedendo; questo ha reso probabilmente difficile la distribuzione del film già all’epoca. La particolarità di Barysnja I Chuligan è però nei costumi: il bullo ha infatti un vestito che ricorda molto quello di Emilio Ghione e del suo Za-la-mort. Appare incredibile vedere come il successo dell’apache nostrano fosse giunto fino in Russia tanto da ispirare Majakovskij! L’influenza italiana è anche nel soggetto visto che è tratto da un racconto di De Amicis, la maestrina degli operai. Come insegnante mi ha interessato anche vedere le classi ibride, di giovani e adulti, in cui i maestri dovevano insegnare all’epoca, ma anche la diversità dell’approccio scolastico che sembra essere basato sulla dettatura e controllo di quanto scritto da parte di studenti scelti di volta in volta. Un altro aspetto interessante è lo stile recitativo di Majakovskij, molto teatrale e per certi versi italiano nella sua gestualità, contro quello della giovane che invece è estremamente composto e scevro di eccessi. Tra le scene più carine sono quelle in cui il bullo, totalmente ossessionato dalla giovane, inizia a vederla ovunque (vedi sotto).
In appendice è stato proiettato anche un breve estratto di Zakavanna ja fil’moj (Закованная фильмой), scritto da Majakovkij ma diretto da Nikandr Turkin, in cui troviamo il poeta assieme alla sua compagna Lilija Brick. Protagonista è una ragazza che esce da un poster e inizia una relazione con il giovane protagonista. Purtroppo poco è possibile capire sulla narrazione dagli appena quattro minuti del frammento, ma l’idea è molto carina e potenzialmente originale, ma prima di tutto un’occasione per vedere lavorare assieme una coppia di grandi artisti.