La ragazza di pezza di Oz (The Patchwork Girl of Oz) – J. Farrell MacDonald (1914)

Patchword_Oz6A dieci anni dall’uscita del primo libro della serie del mago di Oz, uscì quello che per il suo creatore L. Frank Baum sarebbe dovuto essere l’ultimo libro della serie: The Emerald City of Oz (1910). Alla fine del romanzo, Oz diventava irraggiungibile per tutti coloro che venivano dall’esterno, interrompendo così il legame con il mondo reale. Inutile dire che Baum venne subissato di letterine dei fan che lo convinsero a “provare a comunicare con la terra di Oz usando un telegrafo senza fili”. La cosa dovette funzionare e così nel 1913 vide la luce The Patchwork Girl of Oz.  Baum aveva creato da poco una cosa di produzione dal nome The Oz Film Manufacturing Company e così nel 1914 rilasciò sul mercato americano una versione cinematografica pubblicizzando il libro e al contempo sfruttando il successo dello stesso per rientrare nelle spese.

Il piccolo Ojo (Violet MacMillan) vive in una foresta sperduta con lo Zio Nunkie (Frank Moore). Stanco di una vita di stenti, i due si dirigono verso la casa del Dr. Pimpt, detto il Mago Obliquo (Raymond Russell), di sua moglie Margolotte (Haras Dranet) e della figlia Jasseva (Bobbie Gould). Qui il mago sta finendo di preparare una polvere vitale per dare vita a una bambola di pezza (Pierre Couderc). Visto che dovrà fare da cameriera, la sua creatrice non le dona il cervello, ma Ojo decide che forse ne avrà bisogno e glielo dona di nascosto. Quando la bambola prende vita, il mago si sbaglia e per lo spavento pietrifica la moglie, lo zio Nunkie e Danx (Richard Rosson), il fidanzato della figlia. Per poter curare questo stato i nostri eroi dovranno trovare: peli di coda di Brillo, l’esofoglio e acqua di pozzo oscuro. Il mago parte per trovare quest’ultima lasciando a Ojo, la bambola e Jasseva (che si è portata dietro il fidanzato in forma miniaturizzata) il compito di trovare gli altri ingredienti. Per primo trovano il Brillo (Fred Woodward), che portano con loro perché non riescono a strappargli i peli della coda. Poi nel tentativo di prendere l’esofoglio, che è illegale raccogliere, vengono arrestati. La sola bambola di pezza riesce a fuggire e raggiunge il Mago Obliquo che superando mille pericoli e popolazioni strampalate (Tottenotti, Cornati e altri) riesce finalmente a trovare l’acqua. Il giorno del giudizio, sotto gli occhi di una giuria composta da Dorothy, il leone (Hal Roach), lo spaventapasseri (Bert Glennon) e l’uomo di latta (Lon Musgrave), i nostri protagonisti verrano scagionati dalla Regina Ozma (Jessie May Walsh) e verrà permesso al Mago Obliquo di fare l’incantesimo per far tornare in vita i loro amici pietrificati.

Ho scritto la trama nel dettaglio perché, come chi ha letto il libro vedrà subito, ci sono veramente tante differenze rispetto al romanzo, in alcuni casi anche senza una ragione logica visto che lo sceneggiatore è lo stesso Baum e alcune cose potevano essere traposte senza alcun problema. Andiamo a vedere i principali cambiamenti rispetto al romanzo:

– L’introduzione di Jesseva e Danx, figli del Mago e della sottotrama legata a tal Jinjur che si innamora della statua miniaturizzata di Danx rubandola ripetutamente a Jesseva.
– Il gatto di vetro, difficile da fare, viene sostituito in parte da un equino dispettoso non identificato (di nuovo?)
– Per fare le ricerche degli ingredienti parte anche il mago (va al pozzo) e il secondo gruppo viene ingrandito e composto anche da Jesseva e, almeno inizialmente, da un decina di Munchkin dispettosi.
– Le guardie cittadine arrestano tutta la combriccola, esclusa la bambola, per il furto e vengono portati in una vera prigione e non nella prigione rieducativa del libro.
– I Tottenotti e i Cornati non sono in guerra e i primi vogliono tagliare la gamba a chiunque ne abbia una di troppo (avendone una sola)
– Manca l’aiuto fornito ai personaggi da parte di Dorothy, lo Spaventapasseri e l’Uomo di Latta.
– Nel finale manca la risoluzione ex machina della regina e la perdita dei poteri per il Mago Obliquo.

Tornando al film, questo è decisamente migliore di The Wonderful Wizard of Oz di Tuner (1910), ma ha comunque alcune problematicità per essere fruito al meglio da un pubblico contemporaneo. La bambola di pezza è decisamente troppo esagitata, non sta ferma un frame e sebbene venga descritta nel libro come un personaggio che si stupisce e diverte con tutto, il modo in cui hanno reso questa cosa è un po’ troppo esasperata nel film. In generale, forse sempre per mantenere l’idea di cinema-intrattenimento, ci sono troppi balletti e scenette “divertenti” per i miei gusti. Le parti più carine sono forse quelle che utilizzano il passo a due, come ad esempio quando la bambola viene “composta” magicamente (vedi sopra). A livello iconografico essendo una produzione gestita direttamente dall’autore vi è una continuità con le illustrazioni originali di John R. Neill. Davvero molto carino è il modo con cui hanno reso il Brillo (The Woozy in lingua originale), che viene raffigurato come un gattone cubico proprio come raffigurato sul libro (vedi sotto).

Concludendo The Patchwork Girl of Oz ci mostra come un autore avendo pieno controllo della sua creatura possa sviluppare l’iconografia del suo mondo partendo dai libri fino ad arrivare al cinema. Allo stesso tempo vediamo come non per forza questa libertà riesca a dare i frutti sperati, visto che il prodotto finale è per noi poco fruibile e visto il fallimento precoce della Oz Film Manufacturing Company non dovette riscontrare del tutto il favore del pubblico dell’epoca.

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