Lo abbiamo scoperto qualche anno fa il cinema muto coreano e la sua straordinaria capacità di sopravvivere al tempo grazie alla presenza dei byeonsa e della loro tradizione di accompagnare i film con la loro cantilena ritmata. Immaginate ora di avere un film senza però l’audio e dover cercare di ricostruire, a fronte di immagini stupende, quanto sta succedendo. L’inizio è davvero molto interessante con delle specie di piani sequenza fatti con macchina da presa in movimento che seguono diversi lavoratori e personaggi le cui vite si incrociano. Questo incrocio viene poi ripreso nel cercare di raccontare la storia di alcuni personaggi che solo tramite siti esterni come koreanfilm ho potuto ricostruire.
Young-Bok (Won-yong Lee) ha lavorato duro e si è sposato per poi vedere la moglie andare via con un altro uomo. Decide dunque di andare via dalla sua città natale lasciando il vecchio padre, la madre e la sua sorellina Young-ok (Il-seon Shin) per farsi un nome a Seoul. Lì si innamora di Kye-soon (Yeon-sil Kim), una ragazza che passa la sua vita curando il padre malato e la sorella più piccola. Morta la mamma Young-ok decide di raggiungere il fratello a Seoul ma invece di incontrarlo viene sostanzialmente catturata dal malvagio Kye-chul/Gye-cheol (Yeon Park) che, ironia della sorte, prende con sé anche Kye-soon. Sentita la notizia, il giovane corre a casa dell’amata dove trova inaspettatamente la sorella che gli racconta delle violenze subite. Decide allora di andare a vendicarsi su Kye-chul facendogliela pagare per le sue malefatte…
Il film non è completo, manca tutta la prima parte, cosa che rende ancora più difficoltoso capire la trama, ed è stato rieditato sotto la guida del regista Kim Tae-yong nei primi anni 2000 con l’idea di farlo accompagnare dalla voce di un byeonsa contemporaneo. La versione da me vista non presenta l’accompagnamento, come detto precedentemente, e lascia parlare solo le immagini che sono veramente molto evocative e pulite. Quello che emerge è un forte dinamismo generale dato dalla scelta ossessiva di fare carrellate a seguire dei personaggi per poi virare e inquadrarne altri senza fare nessuno stacco. Altre volte sono oggetti che danno al regista l’occasione per fare un salto locale o temporale come nel pezzo di carta a terra che vedete nella gif. I personaggi “parlano” molto all’interno de film e riescono ad esprimere quello che le parole e le didascalie non possono dire perché assenti. La sofferenza e il disagio di Young-ok, poco più che una bambina, sono tangibili ed emotivamente pesanti, così come il desiderio di rivalsa finale esplicitata da un Young-Bok quasi in stato di berserk avvicinarsi ineluttabilmente a Kye-chul scansando i suoi scagnozzi. La scena della scazzottata finale è molto ben riuscita!
Cheongchun-eui sipjaro è il più antico film muto coreano rimastoci e si è conservato in splendide condizioni e ha saputo regalare grandi emozioni.