Prima di iniziare questa recensione vorrei fare un passo indietro, per spiegare come sono venuto a conoscenza del film. Ogni film ha la sua storia e le scoperte personali possono avvenire per caso, specie per film particolari come questo. La persona che devo ringraziare per questo è Michele Ketmaier, che ha messo la sua musica al servizio del cinema muto. Ha fondato assieme ad alcuni amici un gruppo Jazz dal nome evocativo, Radiodays, con cui ha iniziato la sua avventura. Tra i film eseguiti dal vivo troviamo anche La Perle, che rientra in un progetto denominato NE29 – nord Europa 1929 eseguito dal vivo al cineforum di Bolzano il 4 aprile 2014. I due film presentati furono La Perle e Regen. Di Regen parleremo un’altra volta, vi dico solo che è un “documentario” che cattura Amsterdam in una giornata di pioggia. Del resto i Radiodays hanno mostrato un interesse concreto nei confronti dei quadri cittadini, musicando anche Berlino sinfonia di una città (1927). La cosa che mi ha colpito è la capacità del gruppo di coinvolgere lo spettatore trasmettendo in maniera genuina le loro emozioni, regalando a chi guarda il film un nuovo punto di vista a tratti illuminante. La Perle è un caso paradigmatico perché quella dei Radiodays è probabilmente la prima versione che si stacca dalla solita interpretazione “pessimistica” per svoltare invece verso una più “ottimistica” e vivace che cambia completamente l’approccio al film. Va anche detto che questo è probabilmente uno dei rari casi in cui questa dicotomia non solo è possibile ma assolutamente necessaria per vedere le vicende sotto nuova luce, e di conseguenza traendone conclusioni differenti. Ancora più straordinaria è la loro capacità di farlo mettere mai la musica al di sopra del film, compito tutt’altro che semplice.
Dopo questo doveroso cappello introduttivo passiamo finalmente alla recensione vera e propria. La Perle è un film surrealista del belga Henri d’Hursel, qui sotto lo pseudonimo di Henri d’Arche. Grande amante del cinema muto, d’Hursel dirigerà solo questo film nella sua vita. Allo stesso modo anche l’autore del soggetto nonché protagonista del film, Georges Hugnet, non scriverà altro per la settima arte, dedicandosi solo alla poesia e al teatro. Ci si aspetterebbe allora un film acerbo e invece non è affatto così: La Perle dimostra infatti una grande maturità, tanto che la Cinémathèque royale de Belgique ha definito questo lavoro “la brillantezza dell’inesperienza”. La storia ruota tutta attorno ad una collana di perle, unico elemento reale e costante della vicenda (ma ne siamo proprio sicuri?). Gli altri avvenimenti sono del tutto surreali e il racconto assume i tratti di un’esperienza onirica. Riconoscere il reale dal fantastico diventa quasi impossibile e proprio per questo l’interpretazione assume un carattere molto personale. Vi consiglio allora di fare una cosa: guardate il primo video sottostante e spegnete l’audio. Guardate le immagini e lasciatevi guidare nella vostra interpretazione. Poi rivedetelo con l’audio, curato dai Radiodays, e cercate di capire se la vostra impressione è la stessa di chi ha musicato il film. Se siete ancora non vi basta guardatevi anche il secondo video, che presenta un accompagnamento musicale più tradizionale. Siete pronti? Fatemi sapere cosa ne pensate!
Se volete incentivare i Radiodays potete acquistare il dvd, che dovrebbe essere stato rilasciato qualche tempo fa dal Cineforum di Bolzano, contenente La Perle, Combat de boxe di Louis Feuillade (1915) e Visions de Lourdes di Charles Dekeukeleire (1932).
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