I Re in esilio (Confessions of a Queen) – Victor Sjöström (1925)

Da un romanzo di Alphonse Daudet, Les Rois en exil (1879) nasce Confessions of a Queen, terzo film americano di Sjöström. La sceneggiatura venne affidata a Agnes Christine Johnston, di cui il regista svedese non fu molto felice, come del resto del risultato complessivo del film: “Speravo molto nel film Confessions of a Queen, perché il libro era molto interessante, ma lo scenario travisò tutto. Quanto si conosce poco della vita! Anche Thalberg e tutti gli altri, quando il film fu finito, credevano si fosse realizzata un’altra grande opera. Invece non ebbe nessuna risonanza“(1). Il film non è tutto da buttare. Anche se abbiamo solo una parte del film (una voce fuori campo racconta cosa accade nelle sezioni mancanti, purtroppo finale incluso), la storia è piacevole e mi ha riportato alla mente per certe situazioni The Merry Widow di Von Stroheim che fu rilasciato lo stesso anno dalla stessa MGM. Vediamo perché:

Nel regno di Illyria sta per essere incoronato un nuovo Re, Christian II (Lewis Stone), al seguito del matrimonio con Frederika (Alice Terry), principessa di un paese vicino. Il loro matrimonio non è però felice. Il Re è un nullafacente che vista la reticenza della moglie preferisce divertirsi con la lasciva Sephora (Helena D’Algy) piuttosto che occuparsi di lei o del proprio popolo, mentre la Regina è continuamente oggetto di attenzioni da parte del Principe Alexei (John Bowers). La nascita di un erede non cambia la situazione tra i due. Un giorno viene ordito un colpo di stato ai danni del Re: gli viene intimato di firmare una rinuncia al regno, pena la morte. Incitato dalla Regina, Christian II rifiuta le condizioni e dopo una rocambolesca fuga si rifugia a Parigi. Qui Christian cambia e il rapporto che il potere aveva diviso si rafforza nella sfortuna. Purtroppo più cresce l’amore, più il Re diventa geloso della moglie e sospetta un tradimento con Alexei, che intanto lavora per riportare il fratello al trono. Scatta un litigio tra i due coniugi e Christian si rifugia in un bar dove si ubriaca. Frederika è più delusa che mai e il Re le suggerisce di mettere Alexei sul trono. Scatta allora un piano, a insaputa della regina, per uccidere il vecchio Re e togliergli il trono legittimamente. Christian lo capisce ma non fa nulla per sottrarsi al suo destino. Fredrerika scopre il tentativo di attentato e corre al salvataggio del marito. Arriverà in tempo, o l’inganno è stato scoperto troppo tardi?

La storia del principe o Re di un paese esotico, giocherellone e scansafatiche, ma innamorato della propria moglie non è propriamente una novità, e tra i tanti ricorda alla mente la Vedova allegra di Von Stroheim, a mio avviso di molto superiore a Confessions of a Queen. Le analogie sono anche tra l’amore conteso tra i due fratelli, entrambi straordinariamente muniti di baffetti (nell’ideologia muta sinonimo del cattivo di turno). Non è escluso che la scelta di pubblicare a distanza di pochi mesi due film relativamente simili non fosse una scelta voluta dalla MGM. Intendiamoci Confessions of a Queen non è un brutto film, né particolarmente noioso, semplicemente non lascia niente, è un film sufficiente, piacevole per passare del tempo e nulla più. Alla luce di questo sorprende leggere il nome di Victor Sjöström alla regia, perché questo non è assolutamente un prodotto che ci si potrebbe aspettare da lui. Dagli estratti rimastici, l’impressione è di trovarci di fronte a un film americano, il più americano dei film del regista svedese, chissà che il finale non contenesse un assaggio delle sue vere capacità. L’impressione è di trovarci di fronte a un film che pieno di potenzialità mal sviluppate. Insomma, Confessions of a Queen è stato per me una vera delusione confermando quanto detto dallo stesso regista nella citazione di inizio articolo: “credevano si fosse realizzata un’altra grande opera. Invece non ebbe nessuna risonanza“.

(1) Idestam-Almquist B., Dramma e rinascita del cinema svedese, Roma 1954.

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