Ancora Bluebirds Photoplays con The Little White Savage, di Paul Powell. Questo film è il secondo della serie con Carmel Myers, questa volta nel ruolo di una giovane selvaggia. La sua presenza garantisce briosità al racconto e una comicità molto piacevole. Sì, come avrete capito mi piace molto come attrice, specie per i suoi lavori all’interno di questa casa di produzione.
Il reverendo Kerry Byrne (Harry Hilliard) e Larkey (William Dyer), gestori di un circo, raccontano ad un cronista di come hanno catturato la loro attrazione principale, la piccola selvaggia bianca (Carmel Myers). Dopo che la loro nave è affondata, Kerry, Larkey e due altri marinai (Richard Cummings e John Cook) si ritrovano su un’isola sconosciuta dell’Atlantico meridionale dove gli abitanti locali parlano un inglese forbito perché discendenti di una colonia fondata nel sei/settecento. Pur parlando inglese, gli abitanti vivono come tribù primitive. Tra gli indigeni spicca la piccola selvaggia che si innamora subito di Kerry. Ma Larkey ha dei piani precisi per lei e la rapisce per farne un fenomeno da baraccone. Parte dunque con i due marinai e la selvaggia lasciando Kerry solo nell’isola. Il racconto riprendere tempo dopo e la parte della fuga del reverendo non viene narrata per scelta di quest’ultimo. Quando il circo di Larkey giunge nella città dove Kerry è reverendo, uno dei due marinai (John Cook), ora sotto le sue dipendenze, prende l’iniziativa e porta la selvaggia da lui. Nela casa del reverendo scoppia uno scandalo vista la presenza della ragazza e al termine di un lungo diverbio Kerry perde la sua mansione ma si riappacifica con Larkey che gli propone di diventare suo socio come circense. Il cronista chiede se la storia è tutta vera e candidamente i due narratori ammettono di no.
Commedia romantica davvero singolare e divertente. Due gli attori rappresentativi: la Myers ma anche John Cook nel ruolo di un marinaio ubriaco. I giapponesi impazzirono per lui “il suo stile recitativo spensierato vivacizza in modo particolare la seconda metà del film” (Kinema Jumpo, 11 Aprile 1920). Ed è così anche a distanza di quasi cento anni. Ancora una volta c’è una grande attenzione ai paesaggi, specie naturali. Da notare come la piccola selvaggia si comporti come un animale fedele, quasi un cane dispettoso, probabilmente per l’idea diffusa all’epoca (e purtroppo talvolta anche oggi) che la cultura occidentale o comunque considerata sviluppata rendesse gli uomini superiori a quelli delle popolazioni in via di sviluppo. Non a caso si utilizza il termine “selvaggio”. Nel complesso The Little White Savage è una commedia ben riuscita che a mio avviso non riflette la stasi che viveva la compagnia in quel periodo, poco prima della chiusura (cosa che invece sostenuta nel catalogo del Cinema Ritrovato). Purtroppo per questo film mancano sia immagini che locandine, quindi mi limito a inserire un’immagine della Myers.