Il Castello di Vogelod (Schloß Vogelöd) – Friedrich Wilhelm Murnau (1921)

hauntedcastleNel 1921, appena un anno prima di Nosferatu, Murnau dirige Schloß Vogelöd, film incentrato sul tema del passato e del pentimento. Sebbene la storia, tratta dall’omonimo romanzo di Rudolf Stratz e sceneggiata da Carl Mayer (che ha sceneggiato anche “Tartufo” e “l’Ultima Risata” di Murnau) e Berthold Viertel (che collaborò anche per la sceneggiatura di “City Girl“), sia piuttosto semplice, Murnau riesce a dare un suo tocco personale al film che acquista così un certo spessore: il regista ha dato vita a scene estremamente curate, alcune delle quali da antologia, che possono essere apprezzate nella loro pienezza grazie allo splendido restauro pubblicato dalla Eureka alcuni anni fa.

La nobiltà locale si è riunita nel castello di von Vogelod (Arnold Korff) e sua moglie (Lulu Kyser-Korff) per una battuta di caccia. Lo scoppio di un temporale, rende però impossibile agli uomini l’uscita. Nel giro di poco tempo sopraggiungono anche il Conte Johann Oetsch (Lothar Mehnert), che tutti considerano l’assassino del fratello, e la Baronessa Safferstätt (Olga Tschechowa), vedova del fratello del Conte Oetsch, poi risposatasi con il Barone Safferstätt (Paul Bildt). La donna indica il Conte Oetsch come responsabile della morte dell’ex marito e si chiude in se stessa e nei fantasmi del passato che la spingono a far chiamare l’enigmatico Padre Faramund (Victor Bluetner) per confessarsi. Da qui in poi si ripercorreranno gli avvenimenti del passato che porteranno alla scoperta di una verità tenuta nascosta per troppo tempo…

Tra colpi di scena e belle trovate, il film scorre abbastanza agevolmente. Murnau riesce nell’impresa di non annoiare pur avendo una sceneggiatura non troppo salda dietro di sè. Capitolo interpreti: i personaggi principali risultano ben delineati, tra tutti quello di Padre Faramund, al contrario quelli secondari sono decisamente piatti e tendono a confondersi tra di loro risultando poco memorabili. Ottimi i giochi di luci e ombre, l’uso dei trucchi che rendono l’atmosfera minacciosa e spettrale. Da sottolineare l’attenzione alla mimica facciale e alla gestualità degli attori, con particolare menzione per Olga Tschechowa. Nel complesso un film piacevole da prendere nella sua edizione restaurata edita dalla Eureka per la collana “Masters of Cinema Edition“.

Approfondimenti: per maggiori informazioni sull’edizione restaurata vi rimando alla recensione in inglese del sito Digital Fix.

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