Il gioello di Khama di Amleto Palermi è stato uno dei film che mi ha maggiormente sorpreso tra quelli presenti del vasto programma del Cinema Ritrovato 2018. È un film di difficile categorizzazione, che unisce generi e motivi molto diversi tra loro.
Steeners (Aurèle Sydney) è un ricco uomo d’affari che si trova in una situazione difficile: durante un viaggio in India, per fare piacere ad una sua amica (Eugenia Masetti?*), ruba il gioiello da un idolo di una setta locale. Questi lo scoprono e giurano che entro un anno recupereranno il gioiello e puniranno il profanatore col fuoco. Mancano pochi giorni alla fine dell’anno e Steeners si fa sostituire da un povero pittore (sempre Sidney), uguale a lui in tutto e per tutto, in cambio di una ricca somma in denaro. La setta scambia l’artista per il suo sosia e tenta in tutti i modi di ucciderlo. Lui viene però aiutato dalla sua compagna (Dolly Morgan ?*). Tra inseguimenti e colpi di scena il lieto fine non tarda ad arrivare.
Il film è piuttosto strambo ma ben riuscito; come detto è caratterizzato da uno strano miscuglio di generi e tematiche: il doppelgänger, la setta, la profanazione, l’avventura, lo spionaggio e così via. Eppure per uno strano caso del destino questi elementi che potrebbero rendere eccessivo il film creano una storia bilanciata che seppur con numerosi buchi narrativi e assurdità risulta decisamente godibile. Tra queste ultime ne citiamo alcune: i membri della setta cercano ad un certo punto di uccidere il pittore privandolo dell’acqua. In una scena, per fiaccare ancora di più la resistenza del ragazzo, gli aguzzini iniziano a versare e bere acqua davanti a lui separati solo da una vetrata con una staccionata di legno (vedi foto). Una persona normale l’avrebbe semplicemente rotta per andare a prendersi l’acqua, ma il nostro eroe soffre senza agire. Inoltre, visto che devono uccidere Steeners con il fuoco, i cattivi hanno appiccato un incendio così il protagonista tenta di scappare. Per provare a farlo desistere un membro della setta gli agita contro un bastone infuocato riscuotendo un discreto successo prima di cadere nel vuoto e morire (personalmente preferirei avere una leggera ustione salvandomi che temporeggiare con un incendio alle spalle!). Un elemento piuttosto strano, rispetto alla morigeratezza solita dei film muti italiani, è il fatto che Steeners abbia numerose amanti di cui possiede alcune agendine con tutte le informazioni per non dimenticarsi nulla di loro (vedi sotto). Di questa bella cosa ne approfitterà anche il pittore che, nonostante sia in teoria fidanzato, non disdegna la compagnia di una bella ragazza una volta indossati i panni del ricco proprietario. Malgrado tutto Il gioiello di Khama è un buon film italiano di avventura, capace di emozionare con elementi esotici e tanta azione.
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*sfortunatamente non sono certo della corretta corrispondenza delle attrici femminili con i personaggi non essendo esplicitate durante il film o su altri lidi.
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Credo che la più grande opportunità di internet sia poter condividere in tempo reale informazioni: così, subito dopo la pubblicazione di questo articolo, sono stato contattato dal gentilissimo Denis Lotti, docente presso l’Università di Padova e di cui avete letto su queste pagine, riguardo l’identificazione di un frammento che gli fu presentato dal Gosfilmofond di Russia quando vi si recò in occasione dello splendido documentario Sperduti nel buio. Il film in questione era Dramma di una stirpe che rientrava insieme al Gioiello di Khama e l’incubo nei “Racconti straordinari della Cines” (1918-19) diretti e scritti da Amleto Palermi e con Sydney protagonista. Vi invito a leggere l’articolo di Denis Lotti per avere maggiori informazioni. Notavamo anche il riciclo anche della location: nelle immagini presenti nel blog di Denis Lotti potete vedere la famosa finestra tonda riutilizzata per una scena di Dramma di una stirpe.