Il Costruttore della cattedrale (Stavitel chrámu) – Karel Degl & Antonín Novotný (1919)

stavitel-chramuNel 1919 la neonata Cecoslovacchia aveva bisogno di rafforzare quelli che erano i simboli della sua identità nazionale. Anche nel cinema, così, vide la luce un film che parlava della creazione di uno dei monumenti più rappresentativi di Praga: la Cattedrale neo-gotica di san Vito. Quest’ultima ebbe una storia costruttiva lunga e travagliata che iniziò nel 1644 e terminò nel 1929 con la collaborazione, fra gli altri, anche di Alfons Mucha, che si spese grandemente per lo sviluppo identitario del suo paese. Il primo architetto della cattedrale fu Matthias di Arras e, alla sua morte, prese il suo posto Peter Parler. Quest’ultimo, dopo aver inizialmente proseguito i progetti del suo predecessore, iniziò una serie di modifiche personali molto interessanti dando vita a delle incredibili volte a nervatura intrecciate e di costoloni volanti che si sarebbero poi diffuse fino in Germania. Proprio a questo personaggio quasi mitico che visse sotto il regno di Carlo IV di Lussemburgo è dedicato questo film romanzato.

Petr (Rudolf Deyl) è un giovane architetto straniero che propone al Re Carlo IV (Jakub Seifert) dei nuovi progetti per la costruzione di una cattedrale. Il suo successo semina però l’invidia dei tre principali mastri costruttori locali (Jaroslav Hurt, Florentin Steinsberg e Karel Vána) i quali cercano di destabilizzare il ragazzo instillandogli il dubbio che la volta possa non reggere il suo peso. Petr cerca di non pensare alla cosa grazie all’amore della bella Alena (Eva Vrchlická) e l’affetto del padre di lei (Karel Kolár), ma questo presto non basta più. Ossessionato dal terrore che la sua costruzione possa collassare, Petr stringe un patto con il diavolo (Jaroslav Hurt) e perde il senno. Quando i suoi costruttori si ribellano perché temono che una volta tolte le impalcature la cattedrale possa crollare, lui si barrica dentro e le incendia. Riesce a fuggire in maniera rocambolesca ma muore cadendo in un dirupo. Se la sua vita si è spenta in giovane età così non accade per il suo monumento che, nonostante la distruzione delle impalcature, è rimasto miracolosamente intatto e così lo sarebbe stato per i secoli a venire.

Il Vero Peter Parler non morì in maniera così rocambolesca in giovane età ma arrivò quasi ai settant’anni prima di essere sepolto nella cattedrale che lui stesso aveva provveduto ad edificare. Il film, di brevissima durata, mi ha ricordato le atmosfere di alcuni tedeschi più o meno coevi (come ad esempio Der Student Von Prag) e si distingue per dei costumi ben curati e una recitazione tutto sommato convincente. In conclusione Stavitel chrámu è un film che ben rappresenta la situazione culturale del paese: dopo decenni in cui il sentimento identitario e nazionalistico si era sviluppato vi era la necessità di rafforzarlo. Si cercò quindi da una parte di valorizzare le grandi opere già presenti in loco, come nel caso di questo film, e dall’altra di dare vita a qualcosa di grandioso che potesse spostare l’interesse degli stati esteri verso di loro, cosa che accadde, ad esempio, per l’Epopea slava di Mucha. La nostra prima incursione nel cinema locale non poteva quindi che partire da un film che parlasse della nascita di uno dei monumenti più rappresentativi di Praga come la Cattedrale di San Vito.

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