Alcuni brevi film di Jan S. Kolár

prichoziztemnotLo so che vi mancavano i film del progetto Ceco e per questo oggi vi parlo di ben tre mediometraggi di Jan S. Kolár usciti tra il 1920 e il 1921. Tutti e tre, assieme a Polykarpovo zimní dobrodruzství di cui parlerò in un altro articolo, sono inclusi nel doppio DVD contenente Otrávené světlo e Příchozí z temnot di cui consiglio caldamente l’acquisto (se vi affidate a siti cechi risparmierete anche parecchio rispetto ai classici Amazon&co). Ma andiamo a scoprire i nostri film!

– La dama dai piccoli piedi (Dáma s malou nožkou) – Přemysl Pražský, Jan S. Kolár (1920)

Siete pronti alle avventure del Commissario Rek? Non è il protagonista, ma c’è veramente un cane con il nome molto simile al celebre pastore tedesco. Con Dáma s malou nožkou ci troviamo di fronte a una parodia dei film investigativi davvero particolare. Vediamo la trama e poi le solite considerazioni:

Tom Machata (Gustav Machatý) e il suo assistente Archibald (František Pelíšek) si ritroveranno ad investigare sul misterioso caso di del denaro mancante. Alla fine Tom, appassionato di gialli, troverà la dama dai piedi piccoli (Olga Augustová) che sognava leggendo i suoi romanzi ma non risolverà il caso.

I protagonisti del film sono singolari, da una parte abbiamo un attore nano nei panni di assistente con la strana abitudine di sparare a tutto quello che gli capita e poi un giovane Gustav Machatý come attore protagonista. Non so se fosse una scelta voluta o cosa, ma quando Tom è seduto, complice anche la scrivania particolarmente alta, pare un bambino, per poi tornare a mostrare la sua età una volta alzato. Il film è decisamente ironico e prende in giro il filone investigativo, ma non è particolarmente brillante e non vi è una soluzione vera e propria del mistero. Ci sono alcune scene divertenti ma nulla di più. Tra le cose più carine ci sono degli effetti visivi divertenti (il punto interrogativo di fronte ai dubbi sull’identità dell’assassino ad inizio film, e le didascalie originali graficamente molto curate). Si segnala per altro una piccola apparizione di una giovanissima Anny Ondra struccata.

– La croce vicino al torrente (Kříž u potoka) – Jan S. Kolár (1921)

Unico dramma del pacchetto, questo Kříž u potoka, tratto da un romanzo di Karolina Světlá, è un mediometraggio che fa da contenitore per altre storie. Filo conduttore è la famiglia Potocký, in particolare il malvagio Mikeš (Přemysl Pražský).

La Famiglia Potocký ha in passato compiuto terribili malefatte ed è stata maledetta. Nonostante questo la giovane Eva (Nataša Cyganková) decide di sposare Štěpán (Hugo Svoboda). Il primo anno di matrimonio tutto sembra andare per il meglio, ma la situazione precipita quando i due hanno un figlio. Štěpán è geloso e inizia a bere, trascurare gli affari e picchiare la moglie. Più Štěpán si allontana da Eva più le si avvicina il tenebroso fratello Ambrož (Theodor Pištěk) che inizia ad amarla pur venendo respinto. Nel finale Štěpán, ormai oppresso dai debiti, viene coinvolto in una rissa e ne fa le spese proprio Ambrož. Sul letto di morte, dopo aver dato i soldi al fratello, annuncia che Eva ha sciolto la maledizione con il suo amore.

La prima parte del film è incentrata sulla famiglia Potocký e su quanto hanno fatto per meritarsi la maledizione. Fatto più grave è certamente quello compiuto da Franík (Rudolf Myzet) che sposa Józa (Kamila Maroldová) contro la sua volontà (lei era in realtà innamorata di Mikeš che l’aveva illusa per poi andare con altre donne). Per poterla possedere Franík si rivolge a un uomo che, secondo le dicerie, avrebbe contatti diretti con il diavolo. Questi gli dà una pozione magica che priva Józa della sua volontà. Questa terribile violenza porta alla nascita di una bambina ma, un giorno, Franík dimentica di dare la pozione alla moglie che rinsavisce e, prima di togliersi la vita, maledice la famiglia.

Le vicende narrate sono insomma molto forti ma il fatto di concentrare tutte queste vicende in una trentina di minuti scarsa rende tutto spezzettato e influisce negativamente sulla profondità dei personaggi. Sebbene una scena sia mancante, è interessante comunque notare la presenza e la condanna di una scena di violenza sulle donne. In questo caso è Eva che viene picchiata dal marito e, con una vistosa ferita sul volto, chiede comunque ad Ambrož, ormai perdutamente innamorato di lei, di non vendicarsi sul fratello. Proprio il rapporto tra Eva e Ambrož è forse la parte più interessante di tutto il film e forse la meno banale. I personaggi femminili della storia sono tutti molto legati al proprio amore e, pur di fronte a evidenti soprusi da parte della persona che amano, continuano a provare un sentimento forte nei loro confronti.

– La fotografia strappata (Roztržené foto) – Jan S. Kolár (1921)

Tra i film di oggi questo è sicuramente il più carino e particolare e ci mostra come, in fondo, certe mode assurde ci sono sempre state. Il film infatti si apre con i protagonisti con delle maschere animalesche appena usciti da un festino dal tasso alcolemico elevato. Se pensate di essere divertenti e originali con le vostre maschere di unicorno beh, dovreste forse dare un occhio a Roztržené foto.

L’Ingegnere Lubor Hanč (Theodor Pištěk) fa parte club di soli uomini ma ha un segreto: nonostante il club non lo permetta si è in realtà sposato con la giovane Běla (Nataša Cyganková). Quando parte per l’annuale meeting, lei lo segue creando scompiglio e imbarazzo al protagonista. Nel finale lui è costretto ad ammettere il suo matrimonio: perderà gli amici ma il suo rapporto ne uscirà rafforzato.

Gli amici sono Richard Dostál (Josef Rovenský), Maria Klos (Rudolf Myzet) Váša Palec (František Beranský) e tra gli attori ritroviamo il nano František Pelíšek, anche qui spara senza senso di qua e di là, e gli immancabili Josef Šváb-Malostranský, Karel Noll e Jan W. Speerger a fare ruoli di contorno.

Il film non è certo originale però, complice la durata relativamente breve, è piuttosto godibile e ben costruito. Non mancano situazioni totalmente assurde come un uomo che entra ed esce di continuo dal bagno e il già citato Pelíšek che senza alcun motivo apparente si presenta in groppa a un pony alla reception sparando in aria. Il prologo vale comunque da solo il prezzo del biglietto. Inoltre molto edificante e diversa dal solito la didascalia finale: “la vita senza le donne è noiosa e contronatura”. Nonostante questo i membri del gruppo non seguono i precetti di Lubor e continuano ad evitare le donne.

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