Loftur Guðmundsson pioniere il cinema islandese

islandTermina oggi il nostro viaggio per il cinema islandese approdando alla sua vera nascita grazie al pioniere Loftur Guðmundsson. Ma chi era Guðmundsson? Come spesso capita in queste aree periferiche del cinema, era un artista poliedrico che, dopo aver aperto uno studio fotografico nei primi anni ’20, divenne presto uno dei ritrattisti più ricercati e produttivi del paese. Aveva iniziato come fotografo amatoriale a Copenaghen prima di avviare la sua attività facendo di fatto un po’ come il personaggio di Ormarr in Borgslægtens historie (1920). Per molto tempo ebbe sede nel Nýja bíós di Reykjavík dove riuscì ad avere sotto di sé un buon numero di impiegati. Il suo interesse per la fotografia fu sempre estremamente vivo e quando arrivò la fotografia a colori si recò negli Stati Uniti pur di essere aggiornato e fornire ai suoi clienti prodotti di alta qualità. Nella sua vita si dedicò a campagne pubblicitarie anche molto apprezzate ma mostrò anche qualità documentaristiche come nel 1925 quando realizzò Ísland í lifandi myndum (it. L’Islanda in immagini dal vivo) il primo lungometraggio fatto totalmente in Islanda che andiamo a vedere oggi.

Nel documentario si ritrova la tendenza di Loftur Guðmundsson di concentrarsi molto sulle figure umane, nella Galleria fotografica islandese del Museo Nazionale si ritrovano 130.000 fotografie di questo tipo, anche se non mancano momenti dedicato ai soli paesaggi. Abbiamo ovviamente viste di Reykjavík e di altre città principali ma il regista decide di concentrarsi lungamente su altri aspetti della vita locale come la pesca che viene raccontata a partire dai grandi pescherecci fino all’essiccazione del pesce.

Molti minuti sono poi spesi a raccontare le pratiche rurali della zona tra la cura di animali come pecore, capre e mucche ma anche il momento delle mèsse nei campi.

Dopo un ultimo momento dedicato alle bellezze paesaggistiche e naturali del luogo, ecco una bizzarra ultima sezione in cui vediamo le bellezze…femminili. Con alcune ragazze riprese in primo piano per allietare forse lo spettatore o invogliare un possibile turista.

Di Loftur Guðmundsson rimane un secondo film, Flat-Charlestone (1927), un piccolo corto di pochi minuti girato per volontà della ballerina Ruth Hanson che è anche co-regista. Assieme alla sorella minore Rigmor, Ruth mostra ai suoi spettatori come si balla nelle capitali europee. In tre minuti abbiamo una breve presentazione, il ballo con piccoli primi piani sui passi e infine il commiato. Lo scopo era quello di promuovere il centro di ballo che la Hanson aveva appena aperto a Reykjavík.

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