Le Brasier Ardent – Ivan Mosjoukine e Alexandre Volkov (1923)

Dopo aver apprezzato La Maison du Mystère, la coppia formata da Ivan Mosjoukine e Alexandre Volkov torna su E Muto Fu, e al Cinema Ritrovato, con Le Brasier Ardent (1923), un film che mostra fin da subito caratteristiche ibride e situazioni estremamente variegate. Mosjoukine non è solo interprete ma cura sceneggiatura e regia. La cura e l’impegno per questo film sono confermati da documenti autografi dell’artista che fornisce indicazioni su come girare e rendere determinate scene. Partiamo, come sempre, dalla trama per poi fare le diverse considerazioni:

Un marito sudamericano (Nicolas Koline) ha sposato una donna (Nathalie Lissenko) che vede di giorno in giorno stare meno a casa. Come fare per risolvere il problema? La scelta di vendere tutto e tornare nel suo paese con la moglie crea una nuova frattura tanto che il marito, pur ritrovandosi lì causalmente, si affida al club dei cercatori, sezione “restituzione spose scomparse”. In un’atmosfera surreale, il marito si ritroverà ad assoldare il mitico detective Z (Ivan Mosjoukine) per risolvere il suo caso. L’investigatore scopre presto che la donna è innamorata perdutamente della città e inizia il suo lavoro psicologico per rompere questo legame e farla tornare dal marito. L’operazione riesce ma c’è un effetto collaterale… Z si è innamorato della donna e la donna anche. Il marito se ne accorge e decide di partire affidando l’amata moglie all’uomo che ama.

Il film ha tante anime diverse e non è mai banale. Abbiamo una vena surreale tra sogni inquietanti, strane creazioni e mondi paralleli. Allo stesso tempo non manca la vena investigativa, comica, psicologica e sentimentale. Il rischio che tutti questi elementi non collimassero tra loro era molto alto, invece fortunatamente non è così, grazie anche alla poliedrica capacità interpretativa di Ivan Mosjoukine. Nel film, specie all’inizio, l’attore interpreta personaggi molto diversi tra loro rendendoli veritieri non solo grazie al trasformismo estetico ma anche caratterizzandoli a livello recitativo. Tra i vari elementi il più particolare è quello esplicitamente comico. Come premessa bisogna dire che è evidente che ci sia una forte ironia di fondo: i personaggi sono abbozzati, non hanno neanche un nome, e si comportano volutamente come buffe macchiette e, oltre a questo, le scene surreali hanno chiari intenti comici. Nella normalità narrativa è come se si creasse una sorta di credibilità nello svolgimento per questo si avverte una rottura nei momenti in cui questa ironia viene rotta con momenti di chiara ed esplicita comicità. Il fatto inoltre che ci siano più generi uniti in uno rende poco chiaro come sarà il finale fino alla fine. Da una parte, infatti, abbiamo l’integerrimo investigatore che non cede ai suoi sentimenti per portare a termine il suo compito, dall’altro il film vira chiaramente verso un finale in cui, in qualche modo, il protagonista e la donna dovranno coronare il loro amore. La soluzione è nella generosità del marito, che per essere credibile doveva essere più anziano e straniero così da non creare troppe difficoltà a livello di pudore. Non manca, per gli uomini anziani, un messaggio chiaro esplicitato nel finale: godetevi la libertà e non fatevi abbindolare dalle giovani donne che portano solo guai e sofferenze. Pur abbozzati i personaggi hanno caratteristiche definite e uniche, a volte strane come lo strano rapporto tra il detective e sua nonna.

Il film ha tante scene belle e interessanti e non potevo esimermi dal fare qualche gif. Le più belle, a mio avviso, sono quelle che vedono l’uso delle ombre: il marito e la nonna che aspettano svegli, il tempo che passa; la delegazione che si dirige al cabaret.

Oltre a queste le scene più ad effetto riguardano i sogni (quello principale in cui un Mosjoukine su un braciere ardente tira per i capelli la donna) o quella della scoperta che tutti gli “psicologi” si erano imbruttiti per ingannarlo nella scelta. Finiamo con la divertente casa futurista della donna dove ogni pulsante fa arrivare colazione, trucchi, cagnolini e addirittura il marito…

Non potevamo ovviamente metterle tutte, ma ci sono tante scene memorabili che forse mi limito a menzionare: la folle danza nel cabaret per vedere chi si accaparrerà la somma promessa dal detective; la strana dichiarazione d’amore per Parigi nella stanza da letto della donna; il folle inseguimento del vecchio marito per trovare la moglie fuggita.

Le Brasier Ardent è un film che sicuramente ha dei difetti ma che riesce bene a ibridare diversi tipi di generi comprimendoli in uno solo. Ancora oggi, dopo cento anni, alcune soluzioni stupiscono e colpiscono nel segno, facendo dimenticare subito gli elementi che non vanno a livello narrativo o visivo. La bellezza del restauro e la possibilità di fruire del film liberamente su Henri ne fanno un candidato ideale per una serata all’insegna del cinema muto.

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