Ombre Ammonitrici (Schatten) – Arthur Robison (1923)

Schatten di Arthur Robison (it. Ombre Ammonitrici -1923), noto a tutti gli studiosi del cinema muto tedesco e non solo, al festival del Cinema Ritrovato del 2023 è stata mostrata la copia proveniente dal Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung.

Schatten racconta di un marito molto geloso (Fritz Kortner) della giovane e seducente moglie (Ruth Weyher). Infatti, il fascino della ragazza la porta a ricevere lusinghe da diversi gentiluomini: un giovane (Gustav von Wangenheim) e tre cavalieri (Eugen Rex, Max Gülstorff e Ferdinand von Alten). Questi frequentano il palazzo nella speranza di ricevere un qualche gesto affettuoso da parte della donna. Un giorno però, alle porte della magione, si presenta un buffo ometto (Alexander Granach) che fa ombre cinesi. L’uomo li trascinerà in un sonno profondo e li trasformerà in sei personaggi per il suo teatrino. Gli istinti più sfrenati, tra passioni soffocate e paure impulsive, prenderanno il sopravvento trasformando la storia in un incubo tra i peggiori e i più vividi che i sei personaggi abbiano mai fatto.

In Schatten ritroviamo alcuni degli elementi caratteristici della poetica dell’espressionismo, quella “negatività” che certi autori – letterari, teatrali e figurativi – avevano portato agli estremi di una rappresentazione formale. Da questo punto di vista in Schatten è evidente il legame fra espressionismo e Kammerspiel, soprattutto perché, secondo anche quanto sostenuto da Gianni Rondolino, quest’ultimo indica una “tecnica” di rappresentazione piuttosto che un “genere” e certamente non una poetica.

In Schatten il dramma borghese intimista è esplicitato dalla recitazione e dalle movenze degli attori che dovevano raffigurare nel miglior modo possibile la psicologia dei loro personaggi, soprattutto portandoli agli eccessi, per sopperire alla mancanza di didascalie. Non sappiamo esattamente in che periodo storico è ambientata la vicenda, ma dai costumi e ambientazioni sembra essere un miscuglio di contemporaneità (degli anni in cui è stato girato il film) e un’epoca lontana, una sorta di alto medioevo non ben definito. Infatti al termine della serata la coppia, che ha ritrovato la serenità, saluta l’ometto delle ombre cinesi che tutto contento di aver compiuto i suoi misfatti si allontana saltellando e gli invitati che invece vanno via affranti e rammaricati. Qui vediamo la coppia che dall’alto del palazzo si affaccia alla finestra per congedare gli altri personaggi che si avviano verso le porte di quello che sembra essere un piccolo borgo medievale, animato da persone intente a condurre i loro soliti affari.

In Schatten è evidente l’affinarsi nell’uso del mezzo espressivo cinematografico, ma come sostiene Oliver Hanley è ancora “messo in ombra (senza voler fare giochi di parole) dallopera di Murnau, Fritz Lang e G.W. Pabst, forse proprio per lassenza di un autore chiaramente distinguibile”. Infatti in questo lavoro l’unione tra la regia di Albin Grau, le scenografie di Fritz Arno Wagner e il sostanzioso contributo da parte degli attori nell’interpretazione dei personaggi, fanno sì che Schatten sia un’ottima dimostrazione di quanto il cinema sia un lavoro collettivo.

2 pensieri su “Ombre Ammonitrici (Schatten) – Arthur Robison (1923)

    • Grazie mille, è bello trovare altre persone che condividono le nostre stesse passioni e potersi scambiare delle idee. Quando lo recuperi facci sapere cosa ne pensi!

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