Il ventaglio di Lady Windermere (Lady Windermere’s Fan) – Ernst Lubitsch (1925)

Con Lady Windermere’s Fan Ernst Lubitsch riesce nel difficile compito di trasporre un’opera teatrale basata principalmente sul dialogo in un film muto capace comunque di mantenere la sua verve e ironia originale. La storia, di ambientazione borghese, vuole provare a rompere gli stereotipi dell’alta società raccontando la storia di una madre che, per errori passati, si ritrova a non poter godere dell’amore e neanche della vista della figlia.

Lord Windermere (Bert Lytell) scopre che Edith Erlynne (Irene Rich), donna con un passato burrascoso, è in realtà la madre di sua moglie, Lady Windermere (May MacAvoy), da tutti considerata un esempio di eleganza e morale. Per farla tacere Lord Darlington le apga una grossa somma e si premura affinché non riveli a nessuno la verità. Ma la notizia di questi assegni arriva a Lady Windermere dalla bocca di Lord Darlington (Ronald Colman), che da sempre è innamorato della giovane. Questa inizia a pensare che il marito la tradisca quando, in realtà, lei ha una relazione con Lord Augustus (Edward Martindell), scapolo d’oro che è disposto anche ad andare oltre il passato di Erlynne. Gli equivoci degenerano e Lady Windermere decide di andare a casa di Augustus al termine di una burrascosa festa di compleanno. Qui giunge però Erlynne che, per evitare alla figlia un futuro simile al proprio, la convince a tornare a casa e si prende la colpa per aver lasciato il ventaglio di Lady Windermere a casa di Augustus. Nonostante il clamore la donna, che non rivelerà mai alla figlia la sua natura, sposerà comunque Lord Darlington lasciando però la città per sempre.

Lubitsch ha la capacità di rendere interessanti anche storie che per me, almeno in sulla teoria, non ne hanno. La vicenda racconta sostanzialmente dei soliti equivoci amorosi tra borghesi la cui incapacità di comunicare e l’ossessione per non destare scandalo portano a situazioni talmente complicate da sembrare insolubili. Rispetto ad altre opere del genere il film ha però una sorta di lieto fine perché, bene o male, tutti sono contenti (escluso ovviamente Augustus) e tutti gli equivoci vengono sciolti. I personaggi non hanno particolare spessore ma assumono carattere grazie alle didascalie che, contrariamente a quanto accade spesso, sono totalmente diverse rispetto alle battute dell’opera originale. Lubitsch ci mette dunque tutto il suo tocca e la sua ironia che raggiunge il suo apice in una delle ultimissime. Erlynne vede Lord Darlington dopo lo scandalo e invece di dare spiegazioni se ne esce con un inaspettato “La tua condotta la scorsa notte è stata oltraggiosa! Ho deciso di non sposarti”, ribaltando e schernendo qualsiasi possibile finale di opere simili. L’opera di Wilde terminava infatti con la conferma del matrimonio ma non in una maniera così fulminea e brillante.

Come in gran parte delle opere di Lubitsch troviamo una grandissima cura per le immagini e la fotografia. Questa arriva al culmine quando cerca di soffermarsi sui dettagli (la lettera, il ventaglio…) ma anche nella scena dell’ippodromo dove l’occhio della macchina da presa si sofferma sugli sguardi, e le loro ambigue interpretazioni, lanciati dai vari personaggi. La scena dell’ippodromo richiama un’altra caratteristica del cinema di Lubitsch, specie muto, in cui si trovano delle esagerazioni comiche nei personaggi. Tra tutti i personaggi il più caratteristico è quello della pettegola, che insieme alle sue amiche, diffonde maldicenze vagando da un’inquadratura all’altra (vedi gif).

Che i presunti drammi borghesi mi siano indigesti è cosa nota, ma Lady Windermere’s Fan, così come Stella Dallas sempre proiettato durante il Cinema Ritrovato, riesce in qualche modo a toccare qualche mia corda e farmi apprezzare quanto meno le trovate stilistiche del regista. Il film è anche un modo per seguire l’evoluzione del regista alla ricerca del suo stile.

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