Cominciamo con questa particolare adattazione della cantica dantesca il viaggio attraverso il cinema muto italiano. Ammetto di iniziare da questo film in particolare perché è stato il primo muto nostrano che abbia mai visto e perché, di recente, ho avuto il piacere di rivederlo con una persona particolarmente importante. Dell’Inferno, forse, mi ha sempre affascinato più la storia che non il contenuto stesso della pellicola, che forse non ho mai avuto modo di capire a fondo. Non so quanti sanno che nello stesso anno, a pochi mesi di distanza, sono usciti ben due “Inferni”, uno relativamente a basso costo e dalla durata di 15minuti (di cui ho visto solo un breve spezzone) prodotto dalla piccola Helios Film con la regia di Giuseppe Berardi e Arturo Busnengo, e un secondo (di cui mi sto occupando ora), prodotto dalla Milano Films e primo film italiano (almeno che ricordi) a rientrare in cinque bobine per una durata complessiva di circa 70minuti.
Utilizzando tutti i trucchi e le tecniche note all’epoca, e ispirandosi alle stupende litografie del grandissimo Gustave Doré, i registi Bertolini, De Liguoro e Padovan rappresentano in 54 scene il viaggio di Dante (Salvatore Papa) e Virgilio (Arturo Pirovano) negli inferi, in un crescendo di orrori e terribili rappresentazioni. La peculiarità di questo film è proprio nel saper convertire nel grottesco tutto quello che era stato sviluppato dai grandi del cinema come Georges Mèliès. In particolare si nota subito (anche da me che non sono certo un esperto) il grande uso della tecnica della sovraimpressione. Importante anche l’utilizzo dei vecchi trucchi teatrali (come l’uso delle funi per far volare o uscire di scena alcuni personaggi). Intrigante, poi, l’uso di didascalie con frammenti dei versi più famosi del poema, a cui si lascia il compito di introdurre le varie scene con i rispettivi gironi rappresentati.
Il film ebbe un vasto successo anche all’estero grazie al nuovo sistema di distribuzione in esclusiva messo in atto da Gustavo Lombardo. Prima ancora che il film uscisse, egli se ne assicurò i diritti in esclusiva lanciando una martellante campagna pubblicitaria che rese il pubblico impaziente di vedere la pellicola. Questo fu uno dei motivi per cui la Helios accellerò i lavori per la propria trasposizione, in modo tale da sfruttare la pubblicità a costo zero. Poco prima dell’uscita del film, Lombardo organizzò una serie di anteprima ad invito, mobilitando la Società Nazionale Dante Alighieri e stimolando dibattiti tra studiosi. Alcuni pongono l’accento sul grande significato che ebbe questo film per la popolazione a 50anni dall’Unità d’Italia. Effettivamente L’Inferno era una sorta di biglietto da visita nei paesi esteri, grazie alla grandiosità della pellicola stessa. Era la dimostrazione che L’Italia, anche se nata relativamente da poco, aveva tanto da dire in qualsiasi campo artistico (e non a caso si era scelto di rappresentare l’opera di Dante).
La pellicola non è certo esente da errori, e io personalmente mi rendo conto di non essere mai riuscito ad apprezzarla a pieno. Il mio amore per la sua storia e quello che rappresenta per me, ha avuto il sopravvento. Un film che ha rappresentato un passo importante nel cinema italiano e che meritava avere un piccolo spazio, specialmente in questo 2011 che sancisce il centenario dalla sua presentazione. Per l’occasione la Cineteca di Bologna dovrebbe aver distribuito nuovamente il DVD in edizione restaurata con il titolo “Cento anni fa: L’inferno“. Non ho avuto il piacere di visionare il loro lavoro, ma sono sicuro dell’ottimo risultato.
quando ho pubblicato l’articolo terminavo con:
Per finire riporto il mio unico dispiacere, ovvero l’assenza di locandine e la sola presenza di cover per le varie edizioni in DVD (che per altro nemmeno mi soddisfano pienamente). Vi ho riportato comunque la versione che preferisco tra quelle disponibili.
oggi ho avuto la fortuna di trovarne una. Nonostante preferisca le locandine con tonalità più scure, la preferisco di gran lunga ad una copertina di un dvd.
Sarebbe da farci uno studio di marketing: è divertente notare il nome di Gustavo Lombardo più grande del titolo e della casa prodruttrice. Tra l’altro si fa più leva sulla Divina Com(m)edia che non sul contenuto stesso, ovvero il solo inferno.
Interessantissimo! Grazie mille per aver condiviso questa “fortuita scoperta” 🙂