Come ci viene raccontato all’inizio della pellicola, Gli occhi della mummia è forse il primo vero film del giovane Lubitsch, il quale rappresentava per altro una vera e propria scommessa per i produttori. Il risultato è un racconto molto diverso dai canoni del regista tedesco: invece della solita ironia, la vicenda esaspera l’aspetto tragico e serioso. Per girare la pellicola Lubitsch volle al suo fianco alcuni attori giovani e spesso non affermati ma che in seguito godranno di un enorme successo: ritroviamo infatti giovanissima Pola Negri, appena trasferitasi in Germania, per la prima volta musa del nostro Lubitsch. Da qui in poi la loro collaborazione darà vita a numerosissime pellicole, sia tedesche che americane (come Forbidden Paradise di cui abbiamo già parlato) . Ma ci sono altri attori che avranno a loro volta una lunga e fruttuosa carriera al fianco del regista tedesco: Emil Jannings, che abbiamo imparato ad apprezzare per “l’ultima risata” di Murnau, e Harry Liedtke. “Gli occhi della Mummia” era una scommessa non solo per la scelta del regista e degli attori, ma anche per i costi che si dovettero affrontare: non si badò infatti a spese per ingaggiare gli interpreti e realizzare le scenografie, tra cui spiccavano riproduzioni di palme e montagne calcaree. Possiamo dire, con il senno di poi, che la scommessa fu vincente e questo rappresentò l’inizio dell’ascesa del grande Lubitsch.
Il pittore Albert Wendland (Harry Liedtke) si reca in Egitto per motivi di studio. Qui viene a conoscenza della maledizione che colpisce coloro che visitano la Tomba della Regina Ma e, incuriosito, decide di recarvisi. Una volta giunto viene accolto dal sacerdote Radu (Emil Jannings) che si offre di fargli da guida. Una volta arrivati di fronte alla Mummia, questa apre magicamente gli occhi. Il pittore però capisce il trucco: in una stanza attigua, infatti, si nasconde la povera Ma (Pola Negri) costretta a sottostare alle prepotenze del suo padrone. Albert decide di portare la ragazza con sé in Europa, ma i guai non sono finiti. Anche il sacerdote si trasferisce, sperando di trovare Ma e vendicarsi dell’affronto subito. Il finale è altamente tragico.
Il regista riesce a gestire al meglio il limite delle inquadrature fisse, regalandoci qualche immagine molto suggestiva (la più bella è sicuramente quella relativa al finale che, per ovvi motivi, ho deciso di non riportare). Le interpretazioni sono abbastanza convincenti, anche se ad un livello inferiore rispetto a quello che ci aspetteremmo da attori di questo calibro. La vicenda, del resto, scorre abbastanza lentamente e la musica di accompagnamento non sembra essere all’altezza della rappresentazione. Una copia della pellicola è conservata presso la Cineteca Italiana. Di recente sono state rilasciate in america ben due edizioni in DVD, con il titolo The Eyes Of The Mummy. Qui potete controllare la qualità di entrambe, personalmente ho visionato quella del 2002 della Grapevine Video che sembra avere anche una valutazione migliore. Un film consigliato solo agli amanti del muto che vogliono farsi un’idea di tutta la carriera del regista oppure agli amanti del genere Horror.