Due Piccole Fiammeraie del Cinema Muto

Sebbene la triste fiaba di Hans Christian Andersen sia ambientata la notte di capodanno, a mio avviso merita di essere inclusa all’interno del progetto di Natale per i suoi continui rimandi a questa festività, specie nei suoi adattamenti muti. A proposito delle diverse incarnazioni mute della Piccola Fiammiferaia, dovrebbero essere tre, ma di queste una purtroppo mi è stata impossibile da trovare. Si tratta del secondo adattamento americano diretto da Joseph Sullivan nel 1912.

– The Little Match Seller – James Williamson (1902)

Questa versione britannica del racconto pur durando appena tre minuti non lascia affatto indifferenti. James Williamson fa uno splendido uso della multiesposizione per mettere su pellicola le allucinazioni che il freddo e la fame hanno portato alla Piccola Fiammiferaia. Così davanti alla povera ragazza infreddolita appaiono tavole imbandite e alberi di Natale fino al culmine che avviene con la sua morte per stenti. Così nell’immagine sovraimpressa non troviamo più splendide visioni ma la Piccola Fiammeraia stessa che presa per mano da un Angelo ascende verso il cielo. Con un bel gioco di luci, sul finale la ragazza viene trovata morta da un gendarme e il suo corpo viene illuminato dal fascio di luce emanto dalla torcia del vigilante (vedi foto).

Questa breve versione del racconto di Andersen, è spesso confusa con quella americana del 1912. Il video è stato reso pubblico dal BFI ed è visibile gratuitamente da tutti anche sul loro canale Youtube.

<<<

<<<

– La Piccola Fiammiferaia (La Petite Marchande d’allumettes) – Jean Renoir (1928)

Il corto di Jean Renoir è molto più complesso ed interessante del precedente. Prodotto alle soglie del cinema sonoro da lo stesso Renoir assieme a Jean Tedesco, che probabilmente aiutò anche alla regia, La Petite Marchande d’alumettes colpisce per la sua esuberanza. La fiammiferaia, neanche a dirlo, è interpretata da Catherine Hessling, moglie e musa del regista. La sua è una bellissima interpretazione che permette di caratterizzare molto bene la ragazza che interpreta che appare come un personaggio ingenuo, sognante, quasi incapace di approcciarsi alla vita di tutti i giorni. Nel corso del film mi ha colpito il gioco di velocità, spesso messo in scena in maniera oppositiva. In una delle prime scene all’immobilismo della fiammiferaia si oppone la rapidità dei passanti sprezzanti. La parte più interessante è quella del sogno, con inquadrature particolari. L’aspetto a mio avviso interessante è l’opposizione tra la prima parte del corto, reale, contro la seconda parte molto fiabesca ed avanguardistica per quanto riguarda l’utilizzo delle luci. Come detto dallo stesso Renoir, per girare questo corto si cercò di utilizzare pellicole pancromatiche invece delle solite ortocromatiche.

« Ho realizzato La petite marchande in collaborazione con Jean Tedesco, in un minuscolo studio che abbiamo sistemato nella soffitta del “Vieux-Colombier”. La ragione di quest’impresa poggiava sulla nostra convinzione della necessità di impiegare ormai la pellicola negativa pancromatica al posto di quella ortocromatica. Ma questa tecnica richiedeva dei modi di illuminazione differenti e, nell’industria del cinema non si era convinti dell’opportunità di queste trasformazioni. […] Con Tedesco e altri compagni costruimmo un impianto che è in fondo l’antenato di tutti gli impianti attualmente usati negli studi. La sua caratteristica consisteva nell’impiego di lampadine elettriche leggermente survoltate. Queste lampadine le piazzavamo sia dentro delle scatole di latta brillante, davanti a delle superfici dipinte in bianco e meno riflettenti, sia isolate davanti agli specchi dei proiettori, sia in gruppi, esattamente come si fa adesso dovunque. […] Alimentavamo i nostri apparecchi con la corrente di un gruppo elettrogeno che avevamo costruito noi stessi e il cui motore (un ottimo Farman, recuperato da un’auto che aveva avuto un incidente) era raffreddato dall’acqua del rubinetto.Ci facevamo da soli anche gli scenari, i modellini, i costumi, ecc. Sviluppavamo e stampavamo. Ne venne fuori un film non peggiore di tanti altri, con alcune parti fiabesche che interessarono il pubblico e una fotografia, dovuta all’operatore Bachelet, che venne giudicata splendida »  Traduzione di Giovanna Grignaffini e Leonardo Quaresima.

Questo corto è compreso in numerose raccolte di film di Renoir purtroppo spesso non a prezzi troppo accessibili ad eccezione della versione americana in 3 dischi contenente: La Fille de l’eau, Nana, La Marsellaise, i due corti (il nostro Sur un air de Charleston e La petite marchande d’allumettes), Le Testament du docteur Cordelier e Le Caporal épinglé. In Italia è edito dalla DCult ad un prezzo molto competitivo anche se si trova solo assieme a “la Ragazza dell’Acqua“.

<<<<<

Rispondi