Ménilmontant (1926) di Dimitri Kirsanoff è un piccolo capolavoro dell’impressionismo francese che ha il merito di coniugare una tecnica sperimentale di montaggio e di ripresa (è uno dei primi film che fa uso della doppia esposizione) con una forte tensione verso l’umano.
Il film si apre con il brutale assassinio dei genitori delle due protagoniste, che sono così costrette a trasferirsi in città in cerca di lavoro. Lì finiscono nelle mani di un seduttore senza scrupoli che ne metterà incinta una e farà prostituire l’altra. Con un movimento circolare, l’ultima scena mostra l’assassinio dell’uomo per mano di una prostituta.
Ménilmontant è un film all’insegna dell’instabilità, del mutamento e al contempo della stasi, del ritorno dell’uguale. Molti elementi si ripresentano simbolicamente lungo tutta la pellicola, a partire dagli orologi e dai calendari, che ricordano uno scorrere del tempo non quantificabile né intelligibile ma pervasivo. Un tempo spietato che si presenta subito attraverso le inquadrature delle tombe dei genitori delle ragazze: una serie di dissolvenze ci mostra la decomposizione delle loro sepolture e il ritorno ad una terra nuda che non porta più traccia della lapide e dei nomi.
Spesso la durezza della realtà temporale si apre a spiragli onirici, come nel caso dei tre sogni ad occhi aperti presenti nel film. Uno in particolare colpisce per la sua arditezza: una delle due sorelle immagina l’altra mentre si concede, e le inquadrature di particolari del suo corpo nudo si scontrano con il montaggio violento e le riprese con macchina a mano della città, nell’unico istante in cui si giunge a una comunione ideale e vitalistica con il mondo esterno. Parigi infatti, con il quartiere proletario di Ménilmontant, è la coprotagonista minacciosa del film, con una Senna pronta a inghiottire come una voragine gli abitanti, e che si sostituisce al fiume sereno dell’infanzia in campagna delle due sorelle. A dare l’impressione di smarrimento nella frenesia della vita cittadina è anche l’indecisione di movimento e di azione che caratterizza una delle due ragazze, interpretata in modo indimenticabile da Nadia Sibirskaïa, moglie del regista. I suoi primi piani e la sua espressività ricordano moltissimo Lillian Gish in Broken Blossoms di Griffith.
Per tutto il film non viene mai meno il coinvolgimento emotivo dello spettatore, grazie anche a un’immagine ridotta all’essenziale e all’eliminazione totale del supporto esplicativo delle didascalie, che favorisce un’immediatezza ereditata dal Kammerspielfilm.
Ménilmontant dura solo 37 minuti e si trova su YouTube con due diverse sonorizzazioni.