I Racconti di Hoffmann (Hoffmanns Erzählungen) – Richard Oswald (1916)

hoffmannIl film di cui parliamo oggi è una delle prime trasposizione cinematografiche di Les contes d’Hoffmann, opera in cinque atti di Offenbach su libretto di Jules Barbier rappresentato per la prima volta nel 1881. Ci sono delle sostanziali differenze tra la versione di Oswald e quella originale che analizzeremo più sotto. Questo adattamento è piuttosto ben realizzato e contiene anche delle riprese interessanti nonostante siamo appena nel 1916. Andiamo ora alla divisione per atto e poi vediamo le differenze col testo originale:

Nel primo atto troviamo un giovane Hoffmann (Kurt Wolowsky) che, dopo essere stato maltrattato dai genitori, fugge di casa. Trova ospitalità da Angela (Nelly Ridon), probabilmente malata. La giovane è oggetto della corte indesiderata del Dr. Mirakel (Andreas Van Horn) che, di fronte all’ennesimo rifiuto, inizia a suonare il violino. La sua musica è talmente tanto avvincente da farla cantare e ballare provocandole la morte. Nel secondo atto troviamo il massimo sbeffeggiamento ad un Hoffmann ormai adulto (Erich Kaiser-Titz): Spalanzani (Lupu Pick) ha inventato una bambola meccanica di nome Olympia (Alice Hechy). Forse per vendetta o solo per deriderlo, Coppelius (Friedrich Kühne) decide di far conoscere la bambola a Hoffmann durante un ballo e lui se ne innamora senza rendersi conto di nulla suscitando l’ilarità di tutti i presenti. Scoperto l’inganno, il ragazzo distrugge la bambola. Nel terzo atto troviamo Giulietta (Thea Sandten) la quale si diverte a passare da un amante all’altro durante una festa. Hoffmann ne uccide uno per gelosia ma lei scappa con un terzo litigante. Nel quarto e ultimo atto del film Hoffmann si innamora di Antonia (Ruth Oswald) che però è tubercolotica. A causa della sua malattia le è stato vietato di cantare. Come nel primo atto, di lei è innamorato anche il violinista Dr. Mirakel che per vendicarsi suona una splendida musica. La giovane, totalmente presa, canta e muore.

Nel film manca il primo atto, una sorta di prologo al termine del quale Hoffmann iniziava a raccontare la propria storia. Inoltre, nelle vicende originali, manca totalmente la parte dedicata alla gioventù di Hoffmann e la morte di Angela. I due secondi atti coincidono, parlano entrambi, anche se in maniera diversa, dell’amore tra Hoffmann e la bambola Coppelia. Sono poi invertiti terzo e quarto atto. Nel terzo originario si parlava infatti di Antonia e del suo tragico amore e nel quarto di Giulietta in cui è inserita anche una componente mistico/esoterica con il tentativo di rubare l’anima di uno dei personaggi. Segue un epilogo in cui Hoffmann, ubriaco, crolla sul bancone senza poter interloquire con Stella, cantante del teatro dell’opera di cui si è innamorato.

Il film rientra nel filone fantascientifico per il secondo atto, in cui si parla dell’automa Olympia che pare in tutto e per tutto una ragazza pur essendo azionata meccanicamente. L’attrice che interpreta la bambola è davvero molto brava a rendere in maniera divertente il suo personaggio facendo dei movimenti estremamente scattosi e meccanici che suscitano la risata dello spettatore di fronte alla incapacità di Hoffmann di rendersi conto di cosa sta succedendo. Tra le scene più belle troviamo una del primo atto in cui il giovane protagonista rincorre il Conte Dapertutto (Werner Krauss), che è dedito all’alchimia, e la telecamera segue il loro inseguimento spostandosi durante le riprese. Trattandosi, come detto, di un film del 1916 non è affatto scontata una cosa del genere. Le inquadrature sono in genere molto studiate e si nota una grande attenzione per la composizione delle scene. Il lato negativo è sicuramente dato dalla semplificazione della trama, condensata in meno di cinquanta minuti, che toglie tantissimi elementi di un’opera composta da episodi. Manca quasi totalmente, o almeno così mi è parso essendo le didascalie in tedesco, tutta la parte alchemica/esoterica che viene appena accennata. Inoltre l’aggiunta del primo atto, non presente nell’opera originale, non è giustificabile tanto più che sembra ricalcare in tutto e per tutto l’ultimo atto (o il terzo se guardiamo l’opera originale), con la morte di Antonia con le stesse modalità sempre a causa del Dr. Mirakel e del suo violino. I personaggi sono tantissimi sia nel film che nell’opera, pertanto ho cercato un po’ di semplfiicare le trame per evitare di creare una monografia, potete comunque recuperare l’opera originale cliccando qui.

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