Anna-Liisa – Teuvo Puro & Jussi Snellman (1922)

anna-liisaCon Anna-Liisa torna il cinema finlandese al Cinema Ritrovato ma anche su E Muto Fu visto che ne abbiamo colpevolmente parlato solo un annetto fa con Mustalaishurmaaja (1929) e i suoi scontri tra gitani. Qui passiamo ad un ambito sempre per certi versi legato all’amore ma decisamente più moraleggiante e vicino ad altre opere che abbiamo imparato a conoscere nel cinema svedese. Il film si ispira a un romanzo della scrittrice Minna Canth, sempre molto attenta alle tematiche dei diritti delle donne e che qui mette in scena un contesto molto complesso in cui una donna si ritrova a dover subire il dramma ad un passo dalla felicità.

Anna-Liisa (Helmi Lindelöf) viene presentata come una donna laboriosa e devota, in procinto di sposarsi con l’amato Johannes (Emil Autere). Purtroppo un oscuro passato sta tornando a bussare alla porta della donna… si presenta infatti una donna (Mimmi Lähteenoja) che le rivela che il figlio Mikko (Einar Rinn) è ora ricco e sta per fare ritorno per sposarla come è suo diritto. Scopriamo lentamente che i due avevano avuto un rapporto in passato e che da questo rapporto era nato un bambino che la ragazza aveva ucciso per timore. La cosa era stata messa a tacere dalla donna ma a pochi giorni dal matrimonio ecco che tutto era tornato a galla. Quando i genitori di Anna-Liisa (Hemmo KallioMeri Roini) e Johannes scoprono la cosa la disperazione cade sulla casa e la giovane tenta il suicidio. Salvata in extremis farà ammenda e deciderà di costituirsi e scontare la sua pena per espiare la colpa. Finalmente felice parte dunque dalla casa natia con la promessa da parte di Johannes di aspettare il suo ritorno.

Leggendo la trama vi sarete resi conto che ci sono un po’ di differenze rispetto ai film similari di altre zone limitrofe ma ci sono degli elementi contrastanti. I genitori e Johannes non ripudiano infatti Anna-Liisa e sembra esserci fino all’ultimo la possibilità che la giovane non venga scoperta e processata. Se fosse stato il film di qualche altro autore o area geografica il tentativo di suicidio al fiume, a cui la giovane aspira invocando il figlio morto, sarebbe andato in porto chiudendo un cerchio di peccato che era iniziato quando si era concessa a Mikko. Qui è tutto molto delicato, e anche nel tradimento non sembra emergere un giudizio negativo per la ragazza che viene sempre descritta come una ragazza ligia, dolce e laboriosa che ha commesso un errore. La società bigotta e patriarcale imporrebbe o un matrimonio riparatore o il ripudio e la morte ma qui tutto cambia perché la ragazza sopravvive, decide volontariamente di rivelare quanto fatto al giudice e poi sconta la sua pena. La promessa di Johannes di aspettarla sancisce inoltre il suo futuro reinserimento nella società non come reietta ma come parte integrante della società.

Nel film, la protagonista ottiene la felicità quando diventa finalmente artefice del suo destino, senza lasciarsi sballottare da decisioni altrui e liberandosi finalmente del fardello che la attenagliava con una confessione ed espiazione della colpa. Anna-Liisa si trova ad un certo punto tirata da più fronti: quello dei genitori e di Johannes e quello di Mikko e sua madre. Lei sceglie una terza via, che è quella della confessione, arrivando così finalmente alla sua epifania. Se in questo la storia può dirsi avanti riguardo determinate tematiche, tutto il resto è estremamente statico e poco sviluppato. I paesaggi sono certamente splendidi ma l’eccessivo realismo porta a una staticità e povertà visiva che si riflette anche nella narrazione che appare lenta e non sempre avvincente.

Pur non mancando elementi simbolici interessanti (come la barca che attraversa il fiume portando di fatto Anna-Liisa dalla giovinezza all’età adulta), tutto è estremamente piatto ed eccessivamente lineare. Non è un caso, insomma, se mancano le consuete gif, proprio perché, forse escluso il sogno della sorellina di Anna-Liisa (Greta Waahtera), non ci sono cose particolari e degne di nota.

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