Il cinema muto ceco offre tante sfaccettature e nell’articolo di oggi andremo a ripercorrere la storia di due film per certi versi molto diversi ma accumunati da una vicenda ingarbugliata legata all’amore. Nella prima, Setřelé písmo, ritroviamo una giovanissima Anny Ondra alle prese con una vicenda di mistero e azione con anche qualche componente esoterica e di mistero. Nella seconda, Ukřižovaná, ci tuffiamo in una storia dai contorni agghiaccianti e strettamente legata alla storia con una donna ebrea che si ritrova ad essere crocifissa durante un pogrom.
– Le lettere mancanti (Setřelé písmo) – Josef Rovenský (1921)
Šalda (Karel Lamač) è uno scultore e collezionista di vecchi manoscritti. Un giorno incappa in un manoscritto medievale che scopre contenere la mappa per un vecchio tesoro. Peccato che la seconda parte sia in un museo. L’uomo racconta il suo segreto all’amante e modella Olga (Hana Jenčíková). Quando però, per lavorare a una nuova opera, Šalda la sfratta per cercare una nuova modella, la giovane decide di vendicarsi e racconta all’apache Greeman (Joe Jenčík) quanto sa. Nel frattempo Randa (Josef Rovenský), uno scultore senza lavoro, viene assunto da Šalda fornendogli per altro la modella che cerca, Enna (Anny Ondráková). Tra i due nasce uno scontro per ottenere il favore di lei con tanto di tentativo di ipnosi da parte di Šalda. Randa viene incaricato di rubare il manoscritto del museo che nel frattempo è ormai ricercato anche dalla banda di Greeman. Randa non è però un malfattore e rivela tutto quello che sa alla polizia che sventa il furto. Šalda trova la morte schiacciato dalla statua che stava facendo a seguito di una colluttazione con Olga, mentre Randa e Enna possono finalmente godere del loro amore.
Il film è tutto sommato godibile anche se sembra esserci il desiderio di mescolare generi e influenze tra loro non propriamente incompatibili: abbiamo l’esoterico con il manoscritto e l’ipnosi, abbiamo gli apache con tanto di ballo nella bettola malfamata, abbiamo lo spionaggio e il mistero. Insomma tanta carne al fuoco che però non sempre riesce a stare in piedi in maniera credibile. La sensazione è che si volesse intricare la trama e creare espedienti per dare maggiore profondità ai personaggi finendo però per dare vita invece a momenti poco efficaci. Nessuno dei personaggi sembra avere realmente una profondità e il film e a livello fotografico si prediligono i piani ravvicinati, alcuni dei quali quasi privi di senso (lo vedete con gli screenshot dei primi piani di Anny Ondra).
– Crocifisso (Ukřižovaná) – Boris Orlický (1921)
Karel Vyšín (Karel Lamač) è un soldato che si è innamorato della giovane ebrea polacca Ruth (Nataša Cyganková). Un giorno terribile del 1846, durante un pogrom a Tarnov, la giovane viene presa e crocifissa viva mentre il figlio Jan (Miloušek Gröschel) malmenato. Entrambi vengono salvati dal prete Xaver Schneider (Přemysl Pražský), innamorato della giovane, e che aveva cercato di ravvedere gli aguzzini. Il bambino viene raccolto dal padre mentre della madre, impazzita, si perdono le tracce. Nel 1848, il 12 Giugno, Praga insorge per i moti rivoluzionari e Karel Vyšín muore. Passano gli anni e Jan (Karel Lamač) è ora uno studente casualmente proprio del prete che lo aveva salvato. Egli è però ossessionato dai crocifissi che gli ricordano di continuo la sorte della madre. Il giovane si ritrova a stare talmente male che è costretto a fuggire ed andare a lavorare in campagna. Qui incontra una ragazza che si chiama Ruth (Nataša Cyganková) come la madre ma decide che la sposerà solo quando avrà scoperto cosa è capitato alla madre crocifissa. L’occasione capita nel 1866 quando Jan si arruola nella guerra Austro-Prussiana. Scopre infatti che la madre è in un monastero e giura di tornare da lei quando il conflitto sarà finito. Durante la battaglia di Mnichovo Hradiště il giovane è però ferito a morte e, oltre alle ferite, tornano le ossessioni per le crocifissioni. Esse terminano però quando la madre viene effettivamente da lui. Ora che si è ricongiunto alla madre, Jan può finalmente sposare Ruth.
Questo secondo film è decisamente più interessante perché è una storia talmente forte e inusuale da lasciare colpiti. La vicenda si ispira al romanzo dello scrittore ceco Jakub Arbes e riprende eventi storici realmente accaduti per raccontare le vicende di un giovane ebreo ossessionato dalla vista del crocifisso perché da piccolo ha veduto la madre, ebrea, crocifissa durante un pogrom. Già oggi non è usuale vedere film con pogrom o con crocifissioni e vederlo così, in un film muto, raccontato con crudezza mi ha lasciato davvero senza parole. La crudezza continua con morti, ferimenti, esecuzioni e tanto altro. Veramente un film che non lascia indifferenti nonostante abbia comunque diverse problematiche a livello narrativo ed esecutivo.