Dopo i Tre Moschettieri, mi sembra doveroso parlare anche del bellissimo seguito, fortemente voluto da Fairbanks che torna così a vestire i panni del grande D’Artagnan ad otto anni dal primo capitolo. La Maschera di Ferro si ispira liberamente agli avvenimenti narrati nella trilogia dei Moschettieri concentrandosi in particolar modo sulle vicende che riguardano il Re Luigi XIV e suo fratello, narrate nel terzo ed ultimo capitolo, Il Visconte di Bragelonne. Oltre a produrre ed interpretare il film, Fairbanks, sotto il nome di Elton Thomas, scrisse anche la sceneggiatura creando uno svolgimento alternativo a quello di Dumas che lascia comunque soddisfatti. Tralasciando, infatti, le evoluzioni dei personaggi, egli preferisce concentrarsi su quelli già introdotti nel primo capitolo, forse per sfruttarne il successo. Il risultato fu un film muto distribuito in due versioni: una completamente muta ed una con alcune sequenze sonorizzate. Di questa seconda versione non ne era rimasta alcuna copia, ma grazie ad una registrazione fonografica è stato possibile integrare l’audio e sincronizzarlo alla pellicola. Nel 1952, Fairbanks Jr. rilasciò un’ulteriore versione rivisitata senza didascalie ma accompagnata dalla sua voce narrante. La scelta di realizzare un film muto nonostante l’anno di produzione può essere interpretata come la volontà di lasciare un ultimo grande capolavoro in quello che era l’ambiente più adatto alle capacità di Fairbanks. Ma l’attore Statunitense non è il solo a rivestire i panni indossati otto anni prima, ritroviamo infatti il grande Nigel De Brulier come al solito nel ruolo del Cardinale Richelieu, Marguerite De La Motte come Constance Bonacieux, Léon Bary nei panni di Athos e Charles Stevens nel ruolo di Planchet aiutante di D’Artagnan.Viste le numerose modifiche apportate al romanzo originale, racconterò brevemente la trama della vicenda:
Anna D’Austria (Belle Bennett) regala a Luigi XIII (Rolfe Sedan) un figlio maschio il quale viene immediatamente designato erede al trono. Mentre il Re è impegnato a festeggiare, la Regina partorisce però un gemello. Il Cardinale Richelieu (Nigel de Brulier) decide, per il bene della Francia, di nascondere il secondogenito in Spagna e crescerlo segretamente. Costanza (Marguerite De La Motte) viene rinchiusa in un monastero perché a conoscenza del complotto e lasciata nelle mani della spietata Milady De Winter (Dorothy Revier). Un’altra persona, però, è venuta a conoscenza del segreto del Cardinale, il Conte di Rochefort (Ulrich Haupt). D’Artagnan (Douglas Fairbanks) e i suoi fidati amici Athos (Léon Bary), Porthos (Stanley J. Sandford) e Aramis (Gino Corrado) si lanciano alla ricerca di Costanza ma arrivano quando ormai ha perso la vita per mano di Milady, desiderosa di sapere anche lei il segreto della corte. Ma i guai non sono finiti. Richelieu, infatti, ordina ai quattro amici di dividersi, pena la morte, e affida il piccolo Luigi XIV (William Bakewell) alla custodia del guascone, spendendo i Tre Moschettieri nelle loro rispettive regioni. Il tempo passa e Richelieu e il Re Luigi XIII muoiono. Il Conte di Rochefort cresce segretamente il gemello del nuovo regnante e, grazie all’aiuto alcuni servitori corrotti, lo sostituiscono al trono e tentano di uccidere D’Artagnan che si salva miracolosamente. Il vero Luigi XIV viene segregato in una roccaforte sul lago nascosto da una maschera di ferro. Dalla sua prigione, però, il giovane riesce a far giungere un messaggio a D’Artagnan. Inizierà allora l’ultima grande avventura dei quattro eroi che strapperà qualche lacrimuccia ma che ci regalerà un finale che, come garantisce la scritta di chiusura, non è che un nuovo inizio…
Anche questo secondo capitolo ci regala uno svolgimento incalzante e serrato. Le vicende eroiche si alternano, specialmente nella prima parte del film, a quelle burlesche, strappandoci qualche risata. Fairbanks, nonostante i suoi quarantacinque anni, dimostra di essere ancora fisicamente in grado di compiere alcune acrobazie e non perde occasione per mostrare il proprio talento interpretativo. Con l’età l’attore sembra aver acquisito anche una certa fierezza e dignità che riesce a trasmettere al nostro D’Artagnan. Il lavoro di montaggio mi ha colpito positivamente, così come le inquadrature che sanno regalare delle immagini notevoli. Nel complesso un film molto ben fatto che mi ha saputo coinvolgere, grazie anche al differente svolgimento rispetto ai romanzi di Dumas. Al contrario del primo capitolo non conosco eventuali colorazioni in Technicolor. Le vicende della Maschera di Ferro avevano fin da subito suscitato l’attenzione dei registi e, ancora una volta, abbiamo numerosissime trasposizioni: andiamo da “La Maschera di Ferro” di Piero Fosco (alias il grande Giovanni Pastrone) del 1909 di cui non conosco l’eventuale stato di conservazione, al fantomatico film tedesco Der Mann mit der eisernen Maske di Max Glass (1923), di cui non ho trovato informazioni, fino alla nostra versione del 1929. Inutile dire che svariate sono state le riproposizioni tra cinema, televisione e opere teatrali. Della versione di Dwan esistono diverse edizioni in DVD anche in italiano, tra cui possiamo ricordare le due edite dalla Dcult (la seconda in coppia con Il Pirata Nero sempre con Fairbanks) e quella Exa.