Ordine di arresto (Order na aresht – Ордер на арест) – Heorhii Tasin (1926)

Tra i film in programma quello che più mi ha colpito è stato Order na aresht, un film che racconta gli strenui tentativi di una donna di resistere ai tentativi di tortura degli zaristi per farle rivelare notizie sensibili sui rivoluzionari.

I rivoluzionari devono abbandonare la città e il loro capo, Serhii (Chajri Ėmir-Zade), decide di affidare alla sua amata Nadja (Vira Vareckaja) una lettera molto importante. Qualcuno però tradisce e la povera Nadja viene arrestata davanti agli occhi del figlioletto. Il capo dei servizi segreti le fa credere che Serhii sia stato catturato e abbia tradito e cerca di convincerla che potrà rivedere il figlio qualora rivelasse il nascondiglio del documento. La ragazza resiste disperatamente ma ha un collasso e viene ricoverata. In ospedale delira e senza volerlo rivela alcune informazioni importanti rendendosi così incolpevolmente complice della cattura di 14 rivoluzionari. Plot twist: si scopre che il traditore, Valerij (Nikolai Kutuzov), era in realtà il marito di Nadja che lei aveva abbandonato dopo aver incontrato Serhii. Tutto quello che è accaduto è frutto della sua terribile vendetta: prima l’ha consegnata ai nemici e poi le ha sottratto il figlio promettendole, come scrive in una lettera, di crescerlo come controrivoluzionario. Ma il costo da pagare sarà ancora più grande per Nadja, perché con il ritorno dei rivoluzionari lei dovrà dare conto della morte dei suoi compagni. Distrutta dal dolore Nadja si autoaccusa davanti a Serhii e si toglie la vita.

La tragedia di Nadja viene raccontata in maniera molto vicina alla sensibilità contemporanea e con una fotografia e montaggio davvero molto curati. Attraverso montaggi serrati e un’attenzione quasi maniacale per i primi piani viviamo insieme alla protagonista il dramma dell’interrogatorio, l’incalzare continuo delle domande e i trucchi psicologici messi in atto per farla crollare. Sono un grande appassionato di film che parlano dell’argomento in cui potremo inserire anche 1984 di Orwell ma di cui forse Buio a Mezzogiorno di Koestler ne è un esempio più calzante. Mi ha sempre spaventato il modo in cui la psiche umana possa essere manipolata e distrutta, il modo in cui torture fisiche ma soprattutto psicologiche possano essere portate avanti senza pietà pur di raggiungere uno scopo. Ricordo ancora quando da piccolo vidi Roma città aperta e di quanto rimasi sconvolto dalla scena in cui i protagonisti vengono torturati dai tedeschi. Probabilmente è stato allora che mi sono reso conto del male che gli uomini potevano farsi vicendevolmente. Insomma, per tanti motivi Order na aresht è stato in grado di emozionarmi e toccare la mia sensibilità, di farmi vivere il dramma di una donna che, pur di resistere e portare avanti quello in cui credeva, si è ritrovata priva di tutto, in una disperazione così totale che forse poteva essere raccontato solo dal cinema sovietico.

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