Napoli che canta – Roberto Roberti (1926)

napolicantaChi mi segue sa quanto ami le “sinfonie della città” del muto, che riescono a regalare un affresco di tante belle città principalmente nel corso degli anni ’20. Con Napoli che canta troviamo qualcosa di doppiamente interessante perché ritroviamo Napoli e dintorni del 1926 accompagnata da alcune canzoni popolari citate a volte direttamente come ad indicare a chi di dovere di eseguirle o magari, successivamente, di inserirle nella pellicola. Abbiamo quindi classici come “‘o sole mio“, e altre canzoni più o meno note come “sotto ‘e cancelle” o “Serenatella a mare“.

Partiamo dalla regia, quel nome Roberto Roberti potrebbe non dirvi molto, ma Bob Robertson vi ricorda qualcosa? Ebbene sì, il “Roberti” altri non era che il nome d’arte di Vincenzo Leone, regista e padre dell’ormai più noto Sergio che firmò con quello pseudonimo inglesizzato il suo arcinoto Per un pugno di dollari. Napoli che canta è il primo film del Roberti che vedo, quindi non ho ben chiara la sua produzione né quanto di essa sia effettivamente sopravvissuta e sicuramente la componente documentaristica lascia poco spazio ad un’analisi del genere. Interessante però vedere nei cartelli iniziali come la regia sia indicata con la frase “impressioni ed espressioni cinematografiche di…” con il seguente “fotografie di Carlo Montuori” quasi ad indicare che gli autori volessero mostrare scorci momentanei e quasi statici della napoletanità.

Questo corto è diviso in parti e scenette, più o meno riuscite, di cui la peggiore è sicuramente costituita da una coppia di una certa età che festeggia la propria unione con presunte gag. Il finale è dimostrazione che sicuramente vi era in mente un pubblico d’oltreoceano, del resto la copia restaurata è bilingue, perché si parla dei napoletani che emigrano e si racconta il loro dolore nel partire e quello dei loro familiari. Il film, insomma, imprime momenti di vita quotidiana ma anche di festa con tanto di esecuzione dal vivo del Maestro Raffaele Caravaglios che pur nato in Sicilia passò parte della sua vita e morì proprio a Napoli dove fu molto amato.

Questo legame tra Sicilia e Napoli viene cementato dalla presenza di Giuni Russo, autrice della colonna sonora di accompagnamento alla versione restaurata del film che venne commissionata dalla George Eastman House per volere di Cherchi Usai. Sì, proprio quella Giuni Russo che ricorderete tutti per la hit “un’estate al mare” figlia di una lunga collaborazione con Franco Battiato, è stata una grande sperimentatrice e dotata musicista che ha saputo dare voce a tante culture diverse e farle sue. Durante la consueta visione a distanza con Danilo Magno, a fronte di un film non sempre all’altezza, siamo rimasti veramente colpiti dalla musica, curatissima e che ha saputo dare luce alle doti canore dell’artista. Giuni Russo morì nel 2004, pochi mesi dopo l’uscita in cd e dvd+film di Napoli che canta, dando come lascito un’opera poco nota ma davvero straordinaria. Quella che sentirete qualora voleste recuperare il film o recuperare il disco su spotify o in formato fisico, dovrebbe essere la registrazione dell’ottobre 2003 presso il Teatro Zancanaro di Sacile (ad un certo punto si sentono degli applausi) ma ho l’impressione che in parte sia stato inciso in studio.  Vi lascio un piccolo estratto in cui una versione studio di A cchiu bella viene cantata da Giuni Russo con alternate immagini del film.

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Immagine in alto a destra tratta dalla pagina twitter del Nitrate Picture Show

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