Che fatica! Nel 2013 partiva il mitico progetto fantascienza, primo di una lunga serie su questa piattaforma e forse il più ambizioso assieme a quello della filmografia ceca e slovacca. Trovare certi film è stato ed è veramente difficile ed anno dopo anno riesco a raccogliere qualche pezzettino qua e là. Questo La Cité foudroyée lo cercavo veramente da tanto e non potete immaginare che faccia ho fatto quando mi è capitato casualmente sotto al naso. Non sapevo molto ma mi aspettavo rientrasse nel filone delle armi distruttive fantascientifiche che hanno sempre fatto breccia nel cuore delle persone. Sarà così? Andiamo a scoprirlo insieme:
Quattro cugini si contendono la mano di Huguette de Vrécourt (Jane Maguenat): l’Ingegnere e inventore Richard Gallèe (Daniel Mandaille), il pugile Battling Martel (Paul Journée), il baritono Cuivredasse (Emilien Richaud) e il banchiere Grosset (Lucien Cazalis). Per decidere chi sposare Huguette, che pur preferisce Richard, decide di sfidare i quattro per vedere chi entro una data specifica riuscirà a raggiungere il suo sogno e arricchirsi. Suo padre (Armand Morins), infatti, è caduto in rovina e dovrà pagare una somma entro la data dell’ultimatum o andare in bancarotta. Battling, Cuivredasse e Grosset partono per la città mentre Richard resta nella villa di campagna di Huguette. Egli è ossessionato dalle sue ricerche sui fulmini che nessuno prende sul serio. Entra in ballo anche l’enigmatico vicino di casa Hans Steinberg (Alexis Ghasne) che sentendo quanto Richard dice gli propone un contratto in cambio dell’esclusiva delle sue idee: egli parla infatti di dominare fulmini portando incendio e morte in un punto specifico senza doversi spostare. Avrà fatto bene Richard a cedere l’esclusiva al vicino? Parigi verrà distrutta?
Vi invito a non leggere quanto segue se non volete spoileravi il finale, ma sappiate che alla fine si scopre che i piani di distruzione altro non erano che un’idea per un libro scritto da Richard e pubblicato dal vicino che era un editore. Le confessioni, insomma, erano solo estratti dallo stesso. Ovviamente il libro sarà un best-seller e Richard potrà sposare la sua amata alla faccia degli altri contendenti che hanno invece fallito. Resnais disse di aver amato particolarmente il film: “non ho mai dimenticato La Cité foudroyée […] tra gi undici e i dodici anni ho avuto modo di proiettarlo più di cento volte, gustandomi ogni volta la relazione dello spettatore nel momento in cui l’ultima bobina rivelava che i due terzi del film si erano svolti solo nella testa dell’eroe” (Midi-minuit fantastique n.7 del settembre 1963 – tr. Y. Esvan)
Le opzioni sono due: o La Cité foudroyée aveva un budget sconfinato oppure, come credo, era bassissimo e hanno utilizzato tantissime immagini di archivio di interventi dei pompieri, incendi e cose del genere. Il film alterna pagine scritte come lettere in cui il protagonista fa la sua confessione a posteriori alternate con intertitoli piuttosto bizzarri pieni di punti interrogativi, puntini di sospensione e maiuscole (vedi sotto). Probabilmente se ci fosse stato avrebbero usato il comic sans! Scherzi a parte per tutta la visione si avverte una certa leggerezza che stride con le vicende di Richard fino al finale a sorpresa che sicuramente è interessante ma non aiuta a riabilitare un soggetto piuttosto debolino. Alcune immagini sono molto suggestive ma nelle riprese di scena la telecamera è sempre fissa e senza guizzi particolari. Chi ha montato La Cité foudroyée ha sicuramente dovuto fare un lavoraccio.
Le scene sicuramente più memorabili riguardano i danni provocati “dalla macchina fulminatrice” e, con quel tipico interesse morboso per i grandi monumenti distrutti, la vista di Torre Eiffel, Gare du Nord e Madeleine in macerie. Insomma, molto prima di Indipendence Day o altri film del genere, anche il cinema muto aveva regalato scene del genere (vedere per credere).
Insomma, è valsa la pena aspettare tutto questo tempo? La risposta che mi viene spontanea è un bel NO, però sono certo che superata la delusione per un qualcosa di molto differente da quel che mi aspettavo saprò rivalutare alcune parti di questo film. Devo dire che veramente si salva solo il montaggio e qualche idea carina qua e là, per il resto i personaggi sono piatti e stucchevoli, il soggetto molto discutibile e sviluppato da cani. Ci sono tante variazioni di location e situazioni (teatro, ring, città e campagna), il finale è certamente sorprendente ma non basta a salvare il mio giudizio.