Cinema e cultura nel modernismo statunitense: Theda Bara e Louise Brooks parte 2 (di 3)

Proseguiamo con la seconda parte dell’articolo scritto da Alessia Carcaterra. Se volete recuperare la prima parte potete cliccare qui.

Buona lettura!


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Capitolo 2. La ragazza di Cincinnati: Theda Bara 

 

theda2Gli anni Dieci furono gli anni in cui le donne si affermarono sul grande schermo. Fino a quel momento, salvo rare eccezioni, erano state figure di sfondo, e raramente i nomi delle attrici apparivano nei cartelli dei titoli di testa. Le cose iniziarono a cambiare quando il cinema iniziò a rispecchiare i mutamenti che stavano avvenendo nella società: ecco dunque apparire un lungo ciclo di serial di successo, nei quali, al centro dell’azione, non vi era più un maschio aitante (o almeno, non solo), ma una donna spregiudicata e intraprendente, dotata di senso dell’avventura. La più celebre, in principio, fu Pauline interpretata da Pearl White.[1] In parallelo, vi fu l’ascesa irrefrenabile della “fidanzatina d’America” Mary Pickford, con una galleria di personaggi ancora riconoscenti verso la narrativa ottocentesca e dickensiana, ravvivati però da una certa vivacità e simpatia: più avanti la fama della Pickford e le sue indubbie capacità da imprenditrice furono tali da costringere l’industria del cinema a riconsiderare il ruolo (anche contrattuale) della donna. Per quanto riguarda, invece, la figura della donna legata alla sessualità e alla trasgressione, il cinema statunitense guardava oltreoceano: in Danimarca, ad esempio, c’era Asta Nielsen[2] con le sue pellicole intrise di erotismo, realismo e modernità che mettevano in primo piano i desideri e la vita sessuale di una donna. Oppure in Italia con le sue dive peccatrici disposte a tutto per la passione.[3] Ma quando decideva di giocare in casa, il cinema statunitense lo faceva creando figure mitiche ed esotiche, sensazionali e leggendarie, delle “attrazioni” come avveniva pochi anni prima quando nei nickelodeon le sale cinematografiche vi erano ancora spettacoli affini al teatro di vaudeville. Una di queste nuove e innovative attrazioni esotiche fu proprio Theda Bara.[4]

L’immagine di Theda Bara, dai lunghi capelli neri, gli occhi vagamente assonnati evidenziati da un trucco pesante, vestita con veli e pelli di animale, colpì il pubblico: quasi come se fosse un essere mitologico, una donna proveniente da un’altra dimensione.[5] Theda Bara fu una star in un periodo in cui fatti e fantasie circa le personalità dello spettacolo venivano mescolati e confusi come d’abitudine dagli agenti e dalla stampa. Nel momento in cui gli storici se ne interessarono, era troppo. Theda Bara e i suoi più stretti collaboratori non erano quasi più in grado di separare gli eventi reali dalle invenzioni. Di fatto, furono inventate moltissime storie a proposito del suo debutto al cinematografo e sostanzialmente non si riusciva più a distinguere realtà dalla fantasia. Theodosia Goodman era davvero nata in Africa da padre arabo? Era stata concepita sulle sponde del Nilo? Da dove veniva davvero?[6]

La realtà supera la leggenda, poiché fu a New York che avvenne il debutto cinematografico di questa donna di trent’anni proveniente da Cincinnati, Ohio. Lanciata dallo stesso William Fox, le venne coniato appositamente il nome d’arte Theda Bara (artisticamente come anagramma di “Arab Death”, morte araba; meno fantasiosamente “Theda” era il diminutivo di Theodosia”, mentre “Bara” era la contrazione del cognome del nonno materno François Baranger de Coppet), a detta del produttore “più esotico e adatto alla figura di Theodosia”.[7] Sin da adolescente aveva una sfrenata passione per il teatro e per la lettura di libri. Conclusi gli studi con successo alla Walnut Hills School, nel 1903[8] prese una decisione importante per quell’epoca, ovvero tingersi i capelli biondi naturali di nero, scelta di stile e di estetica che si rivelò sicuramente azzeccatissima e fondamentale per la sua futura carriera. Durante i due anni in cui frequentò l’università di Cincinnati, iniziò ad avvicinarsi al mondo della recitazione lavorando per alcune produzioni teatrali.[9]

Viene anche soprannominata, in virtù della sua misteriosa nascita, “Serpent of the Nile”. Bara ha ventisette anni e conquistarsi un ruolo da protagonista, solitamente riservato alle giovani attrici, è alquanto insolito. La Fox Film Corporation non è ancora un vero e proprio studio, ingaggiare una sconosciuta è una scommessa certamente meno azzardata dell’assumere qualche attore famoso particolarmente esoso nei compensi.[10] I produttori le cuciono addosso l’immagine di donna perversa, spudorata tentatrice,[11] che si compiace nel rendere sottomessi gli uomini, usandoli e lasciandoli appena la devozione è esasperata. Perfino le riviste specializzate la etichettano come “Queen of Vampires”, “The Wickedest Woman in the World”, “Purgatory’s Ivory Angel”, “The Devil’s Handmaiden”. Theda oramai vamp viene pubblicizzata con esotici e sensuali abiti egizi, attorniata da ragnatele e serpenti, incessantemente distesa su pelli di animali, carica di bigiotteria. Le campagne pubblicitarie la ritraggono semi nuda accanto a scheletri, uomini-prede divorati dalla femme fatale dominatrice.[12]

theda3Ad oggi non è più possibile fruire delle produzioni a cui Theda Bara lavorò: nel 1937 un incendio alla Fox nel New Jersey ha distrutto la maggior parte dei suoi film girati con pellicole in nitrato di cellulosa, altamente infiammabili; delle 40 pellicole girate da Bara fra il 1914 e il 1926 ne rimangono complete solo quattro:

– The Stain 1914.
– La Vampira 1915.
– East Lynne 1916.
The Unchastened Woman 1925.

Frequentemente, la vita privata di Bara non riscontrava quasi mai una verità certa; quello che è sicuro, però, è l’accostamento che si provava a fare nei confronti dell’attrice con Sarah Bernhardt: entrambe sembravano violare i canoni vittoriani della donna spirituale e sacrificata.

Bernhardt was ‘The Divine Sarah’; Bara became ‘The Divine Theda’. In interviews, Bara claimed that she, too, was a veteran of the French stage, and had even been ‘trained’ by Bernhardt when she was in Paris, where Isadora Duncan also taught her how to walk in the ‘serpentine fashion’. In reality, Bara had never been to France, let alone met Bernhardt — but the association was complete. As film scholar Gaylyn Studlar points out, “Bernhardt’s performances, like Bara’s, violated the dearly held Victorian belief that women were primarily spiritual rather than sexual or physical beings.”[13]

Altrettanto spesso, su tende a sottolineare come Bara sarebbe la prima sex-simbol e donna vampiro del cinema. Theda Bara non era la prima vampyr dello schermo, per cui si intende una specie specifica di femme fatale che attirava gli uomini sposati in sordidi affari e poi li lasciava senza un soldo, ricoperti di vergogna e talvolta persino mezzi agonizzanti o morti. Ma fu lei a far entrare questo termine nell’accezione linguistica comune. Ha creato anche un verbo: vampirizzare, riferito soprattutto alle donne comuni che temevano che i loro mariti fossero vampirizzati.[14]

theda1Ciò è tendenzialmente vero, se si pensa al primo ruolo sotto il nome d’arte ufficiale e il tipo di donna che dovette interpretare in La Vampira: donna fatale e seduttrice che porta ad un’imponente distruzione del sesso opposto, vittima della carica seduttiva e malvagia che la donna incarnava in sé. Eppure, poco prima, giusto un paio d’anni vi fu in Europa un’altra presenza femminile e fatale che rubava ai ricchi per donare ai buoni: l’altra “Vampira” Musidora, donna perversa che apparve nei panni di Irma Vep nei primi serial francesi di Louis Feuillade dedicati alla banda dei Vampiri e ai misteriosi casi di omicidio che il reporter Guérande doveva risolvere per riportare la giustizia nel cuore di Parigi.[15]

Nonostante l’enorme popolarità, dopo il 1919 la Fox non rinnovò il contratto, poiché l’industria cinematografica si stava muovendo verso un’immagine più “pulita” di sessualità, lasciando spazio ad un personaggio femminile “alla maschietta” simbolo dell’età del jazz. Naturalmente le donne seduttrici sarebbero abbondate negli anni a venire, ma senza quella carica di mistero che aveva definito i ruoli leggendari e peccaminosi che interpretò Theda Bara. Dopo il 1920 Bara interpretò solo altri due film, nel 1925, con The Unchastened Woman e nel 1926 con Madame Mystery.

Nella sua carriera, che si concluse nel 1926, girò oltre 40 pellicole, in poco più di dieci anni e si ritirò a vita privata con il marito, il regista inglese Charles J. Brabin, sposato nel 1921.[16]

3.1 La Vampira (1915)

Dati tecnici.
Titolo: La Vampira
Titolo originale: A Fool There Was
Regia: Frank Powell
Paese e casa di produzione: Stati Uniti d’America, William Fox Vaudeville Company.
Anno: 1915
Cast: Edward José, Theda Bara, May Allison, Clifford Bruce

John Schuyler (Edward José) è un uomo agiato, padre di famiglia amoroso e devoto, ma, quando viene inviato in Inghilterra in missione diplomatica, incontra sulla nave una  donna misteriosa e seducente (Theda Bara) che abbandona i suoi amanti dopo aver distrutto le loro vite. Costei, che ha raccolto informazioni su di lui, si è imbarcata appositamente per sedurlo. E riesce nel suo intento. Anziché rimanere un solo mese a Londra, Schuyler trascorre mesi interi con lei in Italia, abbandonando la famiglia e rovinandosi infine la carriera, nonostante gli sforzi della moglie (Mabel Frenyear), della sorella di lei (May Allison) e del suo più caro amico, Tom (Clifford Bruce) per salvarlo dalle grinfie della “vampira”. Tornato in America, morirà solo, distrutto dall’alcool e abbandonato dalla sua crudele amante.[17]

Due anni prima del kolossal andato perduto Cleopatra (1917), Theda Bara gira con Frank Powell l’omonimo lungometraggio tratto da un poema di Rdyard Kipling, A Fool there was che compare anche nel primo cartello del film.

A Fool there was and he made his prayer
(Even as you and I.)
To a rag and a bone and a hank of hair
(We called her the woman who did not care)
But the fool he called her his lady fair
(Even as you and I.)[18]

Traducibile come:

C’era un pazzo che pregava
(Come me e come voi)
Stracci, ossa e un ciuffo di capelli
(La chiameremo la donna senza scrupoli).
Ma il pazzo, lui la chiamava la sua bella signora
(come me e come voi).

Degno di nota è il fatto che in A Fool There Was la città (la New York modernista?) ha un ruolo dirimente, quale luogo di dissoluzione e di opulenza, scrigno occluso di nefandezze e piaceri, visione apocalittica in cui un Male manipolatore, il vampiro proveniente da sottoterra, trasforma gli esseri umani in burattini soggiogati al suo volere e li lega a lui attraverso fili invisibili che ne inibiscono la volontà, obbligandoli a mettersi al suo servizio. Una distruzione netta di tutti quei valori morali di equilibrio e compostezza dell’età vittoriana. Già con A Fool There Was, questi valori, non esistono più.


[1] Monica Dall’Asta, Trame spezzate. Archeologia del film seriale, Recco, Le Mani, 2009, p.35.
[2] Julie Allen, “Asta Nielsen”, https://wfpp.columbia.edu/pioneer/asta-nielsen-2/.
[3] Aldo Bernardini, Cinema muto italiano: protagonisti, Bologna, Cineteca di Bologna, 2018, p.59.
[4] Vittorio Renzi, “A Fool There Was”, 10/02/2019 https://garden-of-silence.com/2019/02/10/a-fool-there-was-1915.
[5] Madeleine Marsh, Compacts and Cosmetics: Beauty from Victorian Times to the Present Day, Barnsley, Pen & Sword Books, 2009.
[6] Eve Golden, Vamp: The Rise and Fall of Theda Bara, Lanham, Vestal Press, 1996, p. IX.
[7] Mark Andrew Hain, Revamped: Theda Bara, Cultural Memory and the repurposing of Star Image, Ann Arbor, ProQuest, 2015.
[8] Jeffrey Weinstock, “Sans Fangs: Theda Bara, A Fool There Was, and the cinematic Vamp” in Douglas Brode, Leah Deyneka (a cura di), Dracula’s Daughters: The Female Vampire on Film, Lanham, Maryland and London, Scarecrow Press, Inc., 2014.§
[9] Antony Slide, Silent Players: A Biographical and Autobiographical Study of 100 Silent Film Actors and Actresses, Lexington, The University Press of Kentucky, 2002.
[10] Passim, Aubrey Solomon, Twentieth Century-Fox: a Corporate and Financial History, Lanham, Maryland and London, The Scarecrow Press, Inc,, 2002.
[11] Anne Helen Petersen, “Scandals of Classic Hollywood: The Most Wicked Face of Theda Bara”, 08/01/2013 https://medium.com/the-hairpin/scandals-of-classic-hollywood-the-most-wicked-face-of-theda-bara-2aa85ce1a79f.
[12] Ronald Genini, Theda Bara: a Biography of the Silent Screen Vamp, with a Filmography, Jefferson, London, McFarland & Company, 1996, pp. 43-47.
[13] Anne Helen Petersen, “Scandals of Classic Hollywood: The Most Wicked Face of Theda Bara.
[14] Ronald Genini, Theda Bara: a Biography of the Silent Screen Vamp, with a Filmography, pp. 43-47.
[15] Si rimanda alla recensione redatta da chi scrive per un quadro completo della carriera di Musidora, pubblicata su “Cinefilia Ritrovata”, il website di critica della Cineteca di Bologna https://www.cinefiliaritrovata.it/musidora-ladixieme-muse-al-cinema-ritrovato-2019.
[16] Ronald Genini, Theda Bara: a Biography of the Silent Screen Vamp, with a Filmography, p. 113.
[17] http://www.silentera.com/PSFL/data/F/FoolThereWas1915.html.
[18] The Vampire, Rudyard Kipling, 1897.

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