1914-1920: i film muti di Mimì Aylmer

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Pagine pubblicitarie del film Ri. Ki. Ki. (1917), Cinemagraf, n.1-2, 1917, pp. 12-13.

Quasi certamente il nome di Mimì Aylmer suona sconosciuto ai più. Nome d’arte di Eugenia Spadoni (Roma, 29 maggio 1896 – Bologna, 20 ottobre 1992), attrice prevalentemente di teatro, ma anche di cinema muto e sonoro, scrittrice, cantante e musicista, di Mimì Aylmer abbiamo ben poche fonti, ma da queste possiamo raccogliere informazioni molto importanti che ci fanno capire l’evoluzione di una diva minore nella personale carriera artistica dagli anni Dieci agli anni Cinquanta. Sebbene ricopra ruoli marginali o di spalla nelle pellicole che ci sono giunte, Mimì Aylmer passa dalla commedia al dramma con estrema disinvoltura, complice il fatto che ad Aylmer, del cinema, non importi poi molto. Amante del teatro e dei palchi, prova un profondo fastidio nei confronti della macchina da presa, della ripetizione delle scene e del mezzo comunicativo così diverso da quello teatrale. In poche parole, trova impieghi nel cinema solo per ragioni economiche, soprattutto in mancanza di finanziamenti concreti (Aylmer attraversa e vive due guerre mondiali). Eppure ecco che troviamo Mimì Aylmer diretta da Amleto Palermi, Eleuterio Rodolfi e Ugo Falena nei muti, da Mario Camerini, Baldassarre Negroni e Nunzio Malasomma nei sonori, accompagnata da cast artistici di tutto rispetto. La storia del cinema parte proprio da pochi titoli che abbiamo da cui si possono trarre tantissime informazioni e curiosità, titoli nel nostro caso, naturalmente, muti. Tutti i film risultano irreperibili e sfortunatamente perduti.

Questa lista di film ha preso forma grazie allo studio del romanzo autobiografico di Mimì Aylmer (Eugenia Spadoni, 1896-1992) Il Romanzo della mia vita (Milano, Gastaldi, 1966) e grazie alle ricerche svoltesi nell’inverno a cavallo tra il 2019 e il 2020 al fondo Mimì Aylmer della Casa di Riposo “Lyda Borelli” per Artisti Drammatici Italiani di Bologna. Un progetto più ampio sul fondo Aylmer, sui film dell’attrice e sulla sua biografia ha visto la luce nella mia tesi di laurea magistrale in Metodologia della Ricerca sui Media Audiovisivi L’archivio di Mimì Aylmer presso la Fondazione Casa di Riposo “Lyda Borelli” di Bologna, seguita dai proff. Michele Canosa e Paolo Noto.

1914: Colei che tutto soffre (Amleto Palermi, Film Artistica Gloria, Torino). La pellicola segna il debutto al cinema di Mimì Aylmer sotto la direzione di Amleto Palermi. Aylmer viene contattata da Mario Caserini nel 1913 che le propone un provino cinematografico presso gli stabilimenti torinesi della Film Artistica Gloria, dopo averla vista in uno spettacolo teatrale a Roma. Con la partecipazione di Mario Bonnard e Maria Caserini-Gasparini, si tratta di un dramma passionale. Marcello (Bonnard), Duca di Santelmo, ha sperperato tutti i suoi averi per una donna (Aylmer) e raggiunge l’apice della passione quando si ritrova a duellare con un rivale. Sconfitto e ferito, cade in disgrazia e in povertà, arrivando alla sofferta decisione di partire per l’America insieme alla madre (Caserini-Gasparini). Spettatrice di tutte queste disgrazie è proprio quest’ultima, che, una volta attraversato l’oceano, inizia a gestire un ranch, trovandosi giorno per giorno a difendere la propria vita dagli attacchi dei cowboy. Frattanto, Marcello non ha perduto il vizio di cacciarsi in guai di natura amorosa e viene arrestato per aver ucciso un membro della banda del cowboy. Marcello, per conto della legge della prateria, deve essere giustiziato. Ma il sacrificio della madre, che accetta di sottostare ai i desideri del capo-banda riuscendo così a liberare il povero figlio, pone la parola fine alle grandi sofferenze di un uomo e di una madre: si toglie la vita per non essere presa e perdere il suo onore.

1917: Quando nacque la vita…il dolore la uccise! (Regista ignoto, M.I.C.A., luogo di produzione sconosciuto). Nulla o poco più si sa di Quando nacque la vita…il dolore la uccise!. Il film è stato scoperto da Vittorio Martinelli, grazie ad una lettera indirizzata ad Aylmer, nella quale chiede informazioni circa la filmografia muta integrale dell’attrice. Della casa di produzione M.I.C.A. si conosce solo un’altra pellicola dal titolo Due mamme del 1917.

1917Ri. Ki. Ki. (Eleuterio Rodolfi, Jupiter Films, Torino). Ampiamente pubblicizzato dalle riviste di settore, Ri. Ki. Ki. viene menzionato nel romanzo autobiografico di Aylmer sotto il nome di Richichich et Nounounch, trattasi quasi certamente dei buffi nomi dei protagonisti maschili, due perdigiorno che decidono di migliorare le loro vite e trovare due ragazze con cui passare il resto dei loro giorni. Il film appare spesso coi titoli alternativi Rikiki o  Ki Ki Ki e vede la partecipazione di Jolande Joldy e di Eleuterio Rodolfi.

1920: Il Trittico dell’amore (Ugo Falena, Bernini Film, Roma). Si tratta di una “fantasia” in tre novelle (Come si amòCome si amavaCome si ama) ambientate in tre epoche diverse: a fine Settecento, nella seconda metà dell’Ottocento e negli anni Dieci del Novecento. Mimì Aylmer veste in abiti maschili e viene affiancata dalle attrici Silvia Malinverni e Maria Melato; il lungometraggio di Falena viene riportato più volte nel romanzo e negli album del fondo fotografico con il nome di Cupido, probabile titolo alternativo comunicato alla troupe, poi cambiato per volere della Bernini Film.

Potenziali partecipazioni a film muti mai realizzati o a cui Mimì Aylmer non prende parte.

1922Glauco (Leopoldo Carlucci, Compagnia Grandi Edizioni Cinematografiche – De Palma & C., Milano). Questo film sembra essere stato effettivamente girato a Catania (con molta probabilità solo qualche scena), ma ad oggi non risulta una prima visione, tantomeno un visto di censura, e se ne trova traccia solo grazie ad un contratto di lavoro del 23 febbraio 1922 conservato presso l’archivio personale dell’attrice. Aylmer riceve tale lettera dattiloscritta da G. De Palma per l’interpretazione di Scilla nella trasposizione cinematografica dell’opera teatrale Glauco (1919) di Ercole Luigi Morselli. La direzione artistica è affidata a Leopoldo Carlucci, già regista di Teodora (Ambrosio-Zanotta, 1922); non si conosce il cast artistico, tantomeno il cast tecnico del film. Il contratto di lavoro viene poi scisso cinque giorni dopo, firmato da Aylmer stessa e  da Armando Zanotta, titolare delle Officine Meccaniche Zanotta di Milano. Si deduce quindi che la Compagnia Grandi Edizioni Cinematografiche di Milano di cui ad oggi non si hanno notizie, sia una piccola casa di produzione appartenente alla società Zanotta, negli stessi anni, tra l’altro, affiliata alla Ambrosio di Torino. Due anni dopo, nel 1924, le “cattive condizioni” delle innumerevoli case di produzione milanesi, decretano il fallimento della Ambrosio e, conseguentemente, delle società ad essa collegate.

1927Il Carnevale di Venezia (Mario Almirante, Società Anonima Stefano Pittaluga, Torino). Per questo film, abbiamo un telegramma inviato a Mimì Aylmer direttamente da Mario Almirante il 5 luglio 1927. Alcuni passaggi del telegramma lasciano ipotizzare il fatto che il film proposto da Almirante sia Il Carnevale di Venezia. Ad esempio, Almirante riporta il nome della Ditta Pittaluga e il periodo in cui Aymer dovrà assicurare l’impegno lavorativo, cioè tra il 15 luglio e il 15 settembre 1927. La pellicola così come ci è giunta ha come prima visione romana il 2 gennaio 1928 e come visto di censura 23904 del 31 dicembre 1927 approvato con riserva. Il film viene quindi plausibilmente prodotto e girato tra l’estate e l’autunno del 1927. La location inoltre, come riporta il telegramma, comprende gli stabilimenti Pittaluga di Torino, Venezia e Montecarlo. Il “ruolo importantissimo” citato da Almirante si riferisce probabilmente a quello della protagonista Graziella Morosin, poi andato a Maria Jacobini, rientrata in Italia dopo un periodo in Germania in cui partecipa a film molto popolari. Un ulteriore indizio ci viene fornito dal romanzo in un capitolo ambientato all’incirca a metà del 1927, in cui il fidanzato di Aylmer le domanda per quale motivo non si trovi a Montecarlo (“- Va bene! Ma ditemi come mai siete qua, avevo letto che eravate in vacanza, e vi credevo a Montecarlo”. “- Macché, dovevo andarvi, ma prima avevo da fare un salto a Viareggio. Per via della Citroen, che si era guastata vicino a Pavia, siamo qua, bloccati e appiedati”). Si può quindi presumere che Mimì Aylmer abbia dapprima accettato l’incarico e poi lo abbia rifiutato all’ultimo minuto.

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Fotografia di scena del film Il trittico dell’amore (1920), BALB, Archivio fotografico di Mimì Aylmer, album, ALB.FMA.2743.

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Pagina pubblicitaria delle produzioni della Bernini Film, tra cui Il trittico dell’amore (1920), Film, n.36, 25 novembre 1919, p.6.

Fonti:

Mimy Aylmer, Il Romanzo della mia vita, Milano, Gastaldi, 1966.

Alessia Carcaterra, L’archivio di Mimì Aylmer presso la Fondazione Casa di Riposo “Lyda Borelli” di Bologna, 2020. Tesi di laurea magistrale in Metodologia della Ricerca sui Media Audiovisivi, relatore prof. Michele Canosa, correlatore prof. Paolo Noto, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, a.a. 2018-2019.

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