Asfalto (Asphalt) – Joe May (1929)

asphaltOggi parliamo di un grande classico del cinema tedesco, che ha saputo affascinare generazioni di spettatori. Protagonista iconica è Betty Amann, qui nel ruolo di una vamp capace di rompere con il suo fascino anche il più rigido dei poliziotti, interpretato da un Gustav Fröhlich, che forse avrete sentito nominare per essere il Freder di un certo Metropolis (sono ovviamente ironico).

Holt (Gustav Fröhlich), giovane Sergente che porta avanti la tradizione di famiglia, mentre è in servizio si ritrova a dover fermare una ragazza, Elsa (Betty Amann), che ha tentato di rubare dei diamanti in una gioielleria. Holt vuole portarla in commissariato ma si ritrova, senza rendersene bene conto, a casa sua e poi a letto con lei. Distrutto per la vergogna, torna a casa evitando di incontrare lo sguardo dei genitori (Albert SteinrückElse Heller). Elsa, intanto, non riesce a smettere di pensare a Holt, ma al contempo ha altro a cui pensare: è infatti la compagna del Console Francese Langen (Hans Adalbert Schlettow), in realtà un ladro incredibilmente capace, che dopo aver compiuto un colpo internazionale sta per fare ritorno a casa. Tornerà proprio quando Elsa e Holt si trovano nuovamente insieme. I due uomini iniziano un combattimento furibondo che terminerà con la morte di Langen. Holt andrà quindi dal padre Sergente per costituirsi ma, a sorpresa, Elsa si presenterà in commissariato per svelare le attività malavitose del compagno morto e finendo in carcere. Nel finale Holt promette di aspettarla quando avrà scontato la sua pena.

Asphalt mi ha decisamente colpito perché è uno dei rari casi in cui ho odiato entrambi i personaggi più o meno dall’inizio fino alla fine senza riuscire a smettere di farlo. Eppure nelle primissime fasi il film mi era parso fantastico: c’è un’introduzione con “sinfonia della città” che è qualcosa di splendido a livello visivo, con telecamera in movimento e un montaggio serrato che, uniti a uno splendido restauro, mi hanno fatto sembrare di essere un’epoca ben successiva a quel 1929. Ma Albert e Helse proprio non li reggo! Credo sia voluto ma nessuno dei due riesce mai ad esprimere il suo pieno potenziale: inizialmente è lei che è particolarmente espressiva nel fare l’oca prima per derubare il gioielliere e poi per non farsi portare in carcere, ma appena il gioco della seduzione ha avuto luogo lei diventa la classica vamp mono-espressiva con una gestualità che definire lenta è dire poco. Albert, al contrario, prima è un ceppo di legno, poi diventa un nugolo di gesti inconsulti che sicuramente rappresentano i sentimenti del personaggio ma non mi hanno mai permesso di simpatizzare con lui. La trama è di una povertà imbarazzante ma ci può stare, abbiamo visto di recente con varieté che la trama può essere accessoria, ma qui il ritmo è troppo lento e, lo ripeto per l’ultima volta, i protagonisti non hanno contribuito a farmi apprezzare il film.

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